Studio di Bio-sociologia: analisi delle ipotesi sul rapporto tra esposizione alla pornografia e patologie oculari

Giulio Portolan propone una teoria speculativa sul concetto di "DNA-unitario" del genere umano, inteso non come entità archetipica collettiva, alla maniera di Carl Jung, ma come un costrutto teorico che rappresenta l'interconnessione biologica e sociale della specie umana. Questo "DNA-unitario" non è un'entità fisica osservabile, ma un modello concettuale che ipotizza una relazione tra comportamenti collettivi e salute globale.


Affresco pornografico nella Casa del Centenario a Pompei, I secolo a.C.



Autore: Giulio Portolan
Data: 6 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia



Viene qui proposta una teoria speculativa che introduce il concetto di "DNA unitario" del genere umano, inteso non come un’entità archetipica collettiva (come quella proposta da Carl Jung), ma come un costrutto teorico che rappresenta l’interconnessione biologica e sociale della specie umana. Questo "DNA unitario" non è un’entità fisica osservabile, ma un modello concettuale che ipotizza una relazione tra comportamenti collettivi e salute globale, ispirandosi a paradigmi di interconnessione sistemica.

Secondo la mia teoria, il "DNA unitario" si compone di due componenti:

  • una componente stabile, non modificabile, che rappresenta caratteristiche universali della specie;
  • una componente variabile, suscettibile di alterazioni in risposta a fattori ambientali o sociali.

Questa componente variabile include segmenti teorici che corrispondono agli organi del corpo umano e alle loro patologie. Sostengo che un’alterazione di questi segmenti possa influenzare, a livello statistico, la salute di milioni di individui, manifestandosi come patologie specifiche, sebbene tale meccanismo non sia ancora supportato da evidenze empiriche.


Ipotesi sull’esposizione alla pornografia e le patologie oculari

Avanzo l’ipotesi speculativa che l’esposizione diffusa alla pornografia, stimata coinvolgere circa il 30% degli utenti di Internet (ossia circa 1,5 miliardi di persone su 5,3 miliardi di utenti globali nel 2023 secondo Statista, 2023 [1]), possa avere un impatto indiretto sulla salute oculare globale. Suggerisco che l’eccessiva stimolazione visiva, definita come "erotizzazione dell’occhio", possa generare uno stress fisiologico o psicologico che, attraverso meccanismi non ancora chiariti, contribuisca all’insorgenza di patologie oculari in alcune fasce della popolazione, in particolare tra gli anziani.

Le patologie oculari considerate includono:

  • Cecità congenita: si stima che circa 1,4 milioni di bambini su 36 milioni di ciechi nel mondo siano affetti da cecità dalla nascita ([2]).
  • Maculopatia senile: con una prevalenza globale stimata tra 200 e 300 milioni di persone, ipotizzo che fattori ambientali o sociali possano contribuire all’insorgenza di mutazioni genetiche de novo o attivare predisposizioni genetiche ([3], [4]).
  • Altre patologie oculari: come la cataratta, che causa cecità in circa 15 milioni di persone, e altre condizioni degenerative che colpiscono in particolare le donne sopra i 50 anni (60% dei casi) ([2]).

Sottolineo che non sto suggerendo che l’esposizione individuale alla pornografia causi direttamente cecità o altre patologie oculari, come confermato dall’assenza di evidenze scientifiche che supportino affermazioni popolari come “la masturbazione rende ciechi”.


Dati sull’impatto visivo globale

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l’Agenzia Internazionale per la Prevenzione della Cecità (IAPB), circa 2,2 miliardi di persone nel mondo soffrono di problemi visivi, di cui almeno 1 miliardo di casi sarebbe prevenibile o trattabile ([2]).

  • Ipovisione moderata o grave: 217 milioni di persone.
  • Cecità: 36 milioni di persone.

Le donne risultano più colpite, soprattutto nelle fasce d’età avanzate, a causa di maggiore longevità, differenze ormonali e accesso limitato alle cure nei Paesi in via di sviluppo ([5]).

Questi dati, pubblicati in riviste peer-reviewed come The Lancet Global Health ([2]), confermano l’alta prevalenza di patologie oculari, ma non supportano un legame diretto con l’esposizione alla pornografia.

Studi su Nature Reviews Disease Primers evidenziano che le cause principali di cecità e ipovisione includono fattori genetici, invecchiamento, infezioni e mancanza di accesso alle cure ([3]), senza menzionare fattori psicosociali legati a stimoli visivi specifici.


Implicazioni sociologiche e sanitarie

Ipotizzo che l’esposizione di massa alla pornografia (circa 1,5 miliardi di utenti) possa avere un impatto indiretto sulla salute globale, perturbando il benessere psicofisico collettivo attraverso meccanismi speculativi legati al concetto di "DNA unitario".

Sebbene questa teoria non sia supportata da dati scientifici consolidati, suggerisco che una regolamentazione dell’industria pornografica possa portare benefici sanitari e sociali, riducendo fenomeni come criminalità, sfruttamento e prostituzione online.

Studi sociologici pubblicati sul Journal of Sex Research evidenziano che l’esposizione alla pornografia può avere effetti psicosociali complessi, come l’oggettificazione e lo stress relazionale, anche se non forniscono evidenze di impatti diretti sulla salute fisica ([6]).


Dati sull’industria pornografica

Secondo stime sociologiche:

  • Circa 24 milioni di siti pornografici, con 372 milioni di pagine ([7]).
  • Il 30% del traffico internet giornaliero è generato da contenuti pornografici ([7]).

Riguardo alla prostituzione online, alcune stime indicano:

  • Stati Uniti: circa 2 milioni di persone coinvolte.
  • Cina: 5 milioni.
  • India: 3 milioni.
  • Italia (2018): circa 18.000 lavoratrici del sesso online.
  • Paesi Bassi: il 70% delle 30.000 persone coinvolte sarebbe costretto.
  • Germania: stime tra 90.000 e 400.000 persone ([8], [9]).


Considerazioni finali

La teoria qui proposta si basa su un modello speculativo che collega comportamenti sociali di massa, come l’esposizione alla pornografia, a impatti sulla salute globale attraverso il costrutto teorico del "DNA unitario".

Sebbene i dati epidemiologici confermino l’alta prevalenza di patologie oculari ([2], [3]), non esistono evidenze scientifiche peer-reviewed che colleghino direttamente l’esposizione alla pornografia a tali condizioni.

Studi futuri, condotti con metodologie rigorose, sono necessari per esplorare eventuali correlazioni tra fattori psicosociali, stress visivo e salute oculare. Raccomando l’adozione di approcci interdisciplinari, integrando epidemiologia, psicologia e sociologia, per testare questa ipotesi.


Fonti

  1. Statista. (2023). Global internet usage statistics 2023. https://www.statista.com

  2. Bourne, R. R. A., et al. (2020). Global causes of blindness and distance vision impairment 1990–2020: A systematic review and meta-analysis. The Lancet Global Health, 8(12), e1302–e1310. https://doi.org/10.1016/S2214-109X(20)30489-7

  3. Jonas, J. B., et al. (2017). Age-related macular degeneration. Nature Reviews Disease Primers, 3, 17052. https://www.nature.com/articles/s41572-021-00265-2

  4. Fritsche, L. G., et al. (2016). A large genome-wide association study of age-related macular degeneration highlights contributions of rare and common variants. Nature Genetics, 48(2), 134–143. https://doi.org/10.1038/ng.3448

  5. Abou-Gareeb, I., Lewallen, S., Bassett, K., & Courtright, P. (2001). Gender and blindness: A meta-analysis of population-based prevalence surveys. Ophthalmic Epidemiology, 8(1), 39–56. https://doi.org/10.1076/opep.8.1.39.1540

  6. Wright, P. J., Tokunaga, R. S., & Kraus, A. (2016). Consumption of pornography, perceived peer norms, and condomless sex. Journal of Sex Research, 53(7), 882–891. https://doi.org/10.1080/00224499.2015.1096887

  7. Ogas, O., & Gaddam, S. (2011). A Billion Wicked Thoughts: What the Internet Tells Us About Sexual Relationships. Dutton.

  8. Farley, M. (2007). Prostitution and the invisibility of harm. Women & Therapy, 26(3-4), 247–280. https://psycnet.apa.org/record/2003-99319-004

  9. European Parliament. (2014). Sexual exploitation and prostitution and its impact on gender equality. https://www.europarl.europa.eu

6 commenti:

  1. Vorrei fare una domanda all'autore... se possibile

    Quali evidenze preliminari o osservazioni specifiche ha portato l'autore di questo studio a ipotizzare un legame, anche indiretto, tra “erotizzazione dell’occhio” dovuta alla pornografia e l’insorgenza di patologie oculari, considerando che al momento non sembra esserci alcun supporto empirico in letteratura?
    Grazie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Gentile Lettrice,

      rispondere alla sua domanda non è semplice; se esiste un DNA-unitario di tipo fisico ma spirituale, quindi invisibile, questa è teologia! Ed allora gli scienziati, per la maggior parte atei, se non si volgono alla teologia, siamo tutti morti, perché dal DNA-unitario dipendono le dinamiche di una presunta estinzione in atto, che solo la teologia, applicata alla scienza (alle malattie…) saprebbe intravedere.
      Certamente (questo è il carattere essenziale del mio studio) “l’onanismo non rende ciechi”, ma il piacere sessuale viola, come sfogo, il principio di conservazione dell’energia. Questo applicato all’individuo, non appartiene all’evidenza scientifica (questa dimostra che l’onanismo non rende ciechi; anzi: gli studi di medicina dicono che l’esercizio della sessualità fa bene alla salute!”).
      Sempre con approccio teologico, applicato alla medicina, io ho allora teorizzato l’unità organica tra gli esseri umani: gli effetti patogeni della sessualità esercitata dai giovani si scaricano sulla popolazione anziana, attraverso il DNA-unitario del genere umano.
      Mi è stato contestato che la mia teoria non è dimostrata. E’ vero, ma c’è un modo per dimostrarlo, e il fatto è che se la mia teoria è vera, da essa dipende la sopravvivenza della specie umana, per cui è necessario dimostrarlo!
      Come farlo? La risposta è complessa, perché dimostrarlo comporterebbe un esperimento sociale di enormi proporzioni (blocco per almeno 10 anni dei siti pornografici di tutto il mondo – c’è di mezzo la mafia -, e rilievo di eventuale cessazione delle patologie oculari, spontanea, in tutto il mondo).
      Impossibile farlo? Forse, ma le malattie stanno là… (Mi permetta una mia nota personale: mio padre ha la maculopatia, è quasi del tutto cieco, e io stesso ho in agosto gli esami per un’eventuale problema della cornea, una novità nella mia vita: come vede, quello delle la malattie è un problema che tocca tutti). Spero di averLe risposto.
      Cordialmente,
      Portolan

      Elimina
  2. Se il concetto di ‘DNA unitario’ implica che un comportamento di massa possa alterare la salute globale, allora non dovremmo considerare altre forme di iperstimolazione visiva (come social media, videogiochi o pubblicità) potenzialmente ‘patogene’ allo stesso modo della pornografia — e se sì, perché concentrare l’attenzione solo su quest’ultima?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo non lo avevo considerato. Lei, sig.ra Viola, ha ragione. Ho sempre guardato con sospetto i tentativi di sostituzione al libro di carta, da parte degli e-book ecc., ma davvero ora si deve considerare che l'esposzione degli occhi ai campi visivi digitali potrebbe anch'essa "erotizzare", o quanto meno, "eccitare" lo sguardo. Terrò conto della sua osservazione, e Lei deve considerarla come integrativa della mia teoria. Sì, è proprio così.. anche questo tipo di esposzione potrebbe perturbare il DNA-unitario in forma disgregative. Se ciò fosse vero, sarebbe una forma di danno dle tutto maggiore di quello dell'esposzioen ai campi elettromagnetici che si sospetta siano causa (individuale) di tumori.
      Grazie, la mia teoria Le è debitrice..
      Portolan

      Elimina
  3. questo effetto è dovuto alla sua osservazione, sig. Viola, e riguarda la salute di milioni di persone. Lo chiamerò nei mei studi "effetto-V", dal suo nome. La prego di prendere nota... Saluti, Portolan

    RispondiElimina
  4. Gentile dr. Portolan,

    la ringrazio per aver accolto la mia osservazione e preciso che Viola è il mio nome di battesimo. L’idea dell’“effetto-V” è stimolante e apre spunti interessanti sul possibile impatto dell’iperstimolazione visiva sulla salute. Concordo che anche altre forme di esposizione digitale meritino attenzione. Ritengo utile affiancare alla sua visione studi interdisciplinari, così da esplorare in modo più ampio e verificabile le relazioni tra stimoli visivi, benessere oculare e fattori psicosociali. Questo permetterebbe di trasformare un’intuizione originale in un contributo concreto per la salute collettiva.

    Cordiali saluti,
    Viola

    RispondiElimina

Powered by Blogger.