La polarizzazione delle scelte politiche

Uno studio di Giulio Portolan con riferimento alla realtà del mondo politico americano e alla sua differenza con quello italiano


Autore: Giulio Portolan
Data: 10 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia


La politica nei sistemi democratici si presenta agli elettori con una gamma di opzioni che possono essere considerate come un “mercato delle preferenze politiche”. Questa espressione metaforica aiuta a comprendere la competizione tra diverse visioni e programmi, articolati spesso in grandi macro-categorie identificate storicamente come “sinistra” e “destra”. Tale distinzione, che affonda le radici in evoluzioni ideologiche e filosofiche, incluso il pensiero hegeliano (ad esempio, la dialettica tra tesi e antitesi, ripresa dalla successiva storia politica europea), costituisce un punto di partenza per l’analisi comparativa delle polarizzazioni politiche in due contesti nazionali: gli Stati Uniti d’America e l’Italia.


1. La polarizzazione politica negli Stati Uniti

Gli Stati Uniti, spesso definiti nella retorica popolare come la “patria della democrazia”, presentano un sistema bipartitico dominato dal Partito Repubblicano (destra) e dal Partito Democratico (sinistra). Questa configurazione ha caratteristiche peculiari, influenzate dalla storia politica, dal sistema elettorale maggioritario e dal tipo di capitalismo prevalente. Gli USA sono anche descritti come una forma di “fascismo plutocratico” (dittatura dell’oligarchia dei ricchi), con un capitalismo non totalmente “turbocapitalista”.

1.1 Caratteristiche della destra americana

Il Partito Repubblicano tradizionalmente enfatizza valori quali la difesa della famiglia “tradizionale”, la limitazione dell’aborto e politiche restrittive sull’immigrazione, insieme alla promozione della libertà d’impresa. Tuttavia, esso sostiene anche posizioni controverse, come la pena di morte, il diritto esteso al porto d’armi (anche per armi d’assalto), e una visione economica spesso associata a un forte neoliberismo, con riduzioni fiscali per i redditi più alti.

In politica estera, la destra americana ha mostrato, in diversi momenti storici, tendenze unilateraliste e interventiste. L’amministrazione Trump, ad esempio, è stata interpretata da molti analisti come espressione di una deriva populista, caratterizzata da nazionalismo e critica della globalizzazione.

1.2 Caratteristiche della sinistra americana

Il Partito Democratico, spesso definito come “liberal” nel contesto USA (termine che differisce dal concetto europeo di “liberale”), promuove l’estensione della copertura sanitaria universale, la protezione dei diritti dei lavoratori, politiche favorevoli all’immigrazione e una forte opposizione alla pena di morte e al possesso indiscriminato di armi.

Sul fronte culturale, la sinistra americana tende a sostenere un multiculturalismo attivo e il riconoscimento e la promozione dei diritti LGBTQIA+, in linea con un concetto di famiglia più inclusivo rispetto a quello tradizionale.


2. La polarizzazione politica in Italia

In Italia, la polarizzazione politica si manifesta con caratteristiche distinte, condizionate da un sistema multipartitico e da una storia politica più frammentata. Negli ultimi anni sono emersi nuovi soggetti politici come il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, che hanno modificato il tradizionale asse sinistra-destra.

2.1 Caratteristiche della destra italiana

I partiti di destra in Italia, come Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, presentano una posizione teorica a favore del mercato e di una più bassa tassazione, pur mantenendo un forte orientamento nazionalista e conservatore in ambito sociale e culturale. La loro politica sull’immigrazione tende a essere restrittiva, in particolare verso l’immigrazione irregolare, motivata anche da una volontà di tutela dei lavoratori nazionali.

L’atteggiamento verso l’Unione Europea varia: Lega e Fratelli d’Italia mostrano critiche più nette, mentre Forza Italia mantiene una posizione europeista più moderata, come testimonia l’esperienza politica di figure come Antonio Tajani.

2.2 Caratteristiche della sinistra italiana

La sinistra italiana sostiene politiche di inclusione multiculturale, maggiori diritti per le minoranze e una forte integrazione europea. Difende i diritti dei lavoratori e si lega storicamente ai sindacati, senza però rinunciare a sostenere l’impresa privata, come evidenziato dalla stagione politica di Romano Prodi.

Questa area politica favorisce un intervento più incisivo dello Stato nell’economia, con una maggiore propensione alla tassazione e a politiche di welfare esteso, incluse forme di patrimoniale.

2.3 La polarizzazione in Italia

In Italia la polarizzazione politica è meno netta rispetto al passato, ma si manifesta così: la destra è solo teoricamente a favore del mercato e della bassa tassazione, sostiene nazionalismo, valori tradizionali e una forte identità nazionale con opposizione all’immigrazione, anche regolare, per proteggere i lavoratori italiani; Fratelli d’Italia e Lega sono critici verso l’Europa, mentre Forza Italia è più europeista. La sinistra invece promuove multiculturalismo, aumento dell’immigrazione, forte europeismo, cultura gender e LGBTQIA+, tutela dei lavoratori e legami con i sindacati, con una propensione a tassazione e ruolo dello Stato, anche a favore della patrimoniale.

Entrambi i fronti rispettano la Chiesa, e temi come armi e pena di morte non sono discussi, diversamente dagli USA. L’Italia è una partitocrazia dove politica e burocrazia si proteggono a vicenda, spesso a danno dei cittadini e del ceto medio, con esempi di corruzione, stipendi politici elevati, tentativi di controllo sulla magistratura e sabotaggi di riforme come la digitalizzazione della giustizia.

Il sistema politico italiano e statunitense soffre di una crisi di rappresentanza, come già evidenziato da Heidegger negli anni ’70, con soluzioni lontane da estremismi e radicalismi, e con la polarizzazione che si colloca sempre al centro dell’offerta politica.

Riassumendo 

La polarizzazione politica negli Stati Uniti e in Italia si manifesta secondo logiche diverse, influenzate dalla struttura istituzionale, dalla storia, dalla cultura e dall’economia di ciascun paese. Entrambi i sistemi mostrano limiti nella rappresentanza politica e criticità nella capacità di rispondere efficacemente alle esigenze dell’elettorato, fenomeno analizzato da filosofi politici come Martin Heidegger nella sua riflessione sulla crisi della rappresentanza.

- La polarizzazione e il mercato politico attuale producono una crisi di rappresentanza, come già evidenziato da Heidegger e Rudolf Augstein.
- La soluzione ai problemi non si trova negli estremi, ma nel mezzo della polarizzazione politica
- Critica implicita a entrambi i sistemi per incapacità di risolvere i problemi profondi della società.


Bibliografia 

Aldrich, John H. Why Parties? The Origin and Transformation of Political Parties in America. University of Chicago Press, 1995.

Lipset, Seymour Martin. Political Man: The Social Bases of Politics. Johns Hopkins University Press, 1981.

Giulio Portolan. Europa - Trattato di Fenomenologia Politica - Aracne Editrice 

Sartori, Giovanni. Partiti e sistemi di partito. Laterza, 1976.

Sartori, Giovanni. Homo videns. Televisione e post-pensiero. Laterza, 1997.

Pippa Norris. Democratic Deficit: Critical Citizens Revisited. Cambridge University Press, 2011.

Pew Research Center, “Political Polarization in the American Public,” 2014.

ISTAT, “Rapporto sulla povertà in Italia,” 2023.

Heidegger, Martin. “Crisi della rappresentanza politica” (intervista a Rudolf Augstein, Der Spiegel, 1970).

The Economist, “America’s Political Divide,” 2020.

Treccani.it — voce “plutocrazia,” “partitocrazia,” “fascismo.”

2 commenti:

  1. Dott. Portolan, il suo articolo è estremamente chiaro, documentato e stimolante: riesce a intrecciare analisi politologica, riferimenti storici e citazioni filosofiche senza perdere il filo della lettura. Ho apprezzato in particolare la sua capacità di mettere a confronto i due sistemi democratici, statunitense e italiano, andando oltre i luoghi comuni e mettendone in luce le sfumature interne.

    Le vorrei chiedere due cose:

    Nella sua visione, il progressivo svuotamento della rappresentanza politica è un processo reversibile o una tendenza strutturale delle democrazie moderne?

    Nel “mercato delle preferenze politiche”, pensa che esista ancora uno spazio praticabile per forze centriste capaci di attrarre consenso, o la polarizzazione tenderà inevitabilmente a fagocitare tutto il dibattito?

    Infine, dove posso approfondire il suo pensiero? Ha pubblicato libri o saggi che trattano questi temi con la stessa profondità di questo articolo?

    La ringrazio per il tempo che vorrà dedicarmi

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    1. Egr. sig. Conti,

      La ringrazio molto per la sua attenzione e per le sue tre domande, che mi permettono di chiarire e di approfondire il mio discorso, che non nasce “imparato”, ma si sviluppa ogni giorno in modo originale. Spero di non deluderLa.
      Circa la prima domanda, il comportamento dell’elettorato a me a volte appare paradossale e contraddittorio: quando emerge un politico che sembra offrire una buona proposta, esso si orienta piuttosto verso il politico “di grido”, e perfino caratterizzato da una personalità conflittuale. Il giornalista Francesco Merlo (Repubblica) più di 20 anni fa definiva la politica come il gioco del “ruba mazzo” (con riferimento allo spostamento dei voti dell’elettorato): se viene un politico che dovesse presentare un programma capace di piacere a tutti gli elettori, ruberebbe l’elettorato a tutti i partiti, facendo il 100% dei consensi, a meno che… l’osservazione che ho fatto: sempre che l’elettore medio non preferisca votare il politico di fama piuttosto che questo illustre sconosciuto.
      Recentemente l’ex direttore dell’AE Ernesto Maria Ruffini si è candidato come guida dei cattolici. Fanno impressione a me personalmente questi straordinari professionisti che proprio di politica sembrano non capire nulla… Ruini dice: “non vogliamo un partito dei cattolici” (suicidio elettorale, calcolo o codardia delle Gerarchie?); proprio il Ruffini esordisce (ma non è il solo): “il mio non è un partito” (chi lo dice che la gente non voglia più i partiti?), e poi tutte queste formule da neonato (e assolutamente pianificato) “cespuglio” (“+Europa”, “Italia Viva”, “Scelta civica”, “Possibile”, …), quasi (ma è l’assoluta verità) il politico fondatore faccia il suo calcolo politico, eviti di rubare un mazzo troppo grosso per non dare fastidio e non compromettersi, e infine studi di stare appena appena a galla, con il suo piccolo spazio in Parlamento: questo è semplicemente tradire gli elettori.
      La tendenza di cui Lei parla è spiegata perché dalla divisione tra i partiti delle diverse opzioni polarizzate, ciascuno può attirare i propri voti, coltivando il proprio bacino/serbatoio elettorale (si dice coltivare il proprio orticello elettorale), e l’effetto è che così viene a mancare un’offerta completa che risponda a tutti i bisogni dei cittadini: votata una “parte”, questa non potrà fare metà delle altre scelte che realmente servono, perché esse appartengono all’identità dell’opposizione.
      E’ un gioco infantile, e a mio dire anche pericoloso e forse criminale… Il cittadino capisce, non è ingenuo, e finisce per non credere più nella democrazia e nelle stesse istituzioni.
      E’ una tendenza inesorabile? Dal mio punto di vista, i partiti stanno attendendo la presta totale del potere aspettando sul varco il passaggio generazionale di quelli che oggi sono i giovani, in prospettiva (questa pensa politica) tutti futuri falliti.
      Circa la seconda domanda, ho risposto sopra: il politico che copra virtuosamente tutta l’offerta politica “appetibile” rubare il mazzo a tutti gli altri partiti, e la sua è una posizione necessariamente centrista. Dovrà però essere bravo a non dare al suo partito il nome di un “cespuglio”, né dovrà rinunciare a presentarsi come vero partito in senso tradizionale. E (dopo l’omicidio Moro) per fare questo ci vuole coraggio…
      Circa la terza domanda, Lei è molto gentile: Le suggerisco la lettura dei miei libri di diritto “Tesi di teoria dello Stato” e “Fondamenti di diritto epistemico”.
      Grazie,
      Portolan

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