Rapporto sulla condizione dell'Insegnamento di sostegno in Italia
di Giulio Portolan
NOTA DELL’AUTORE
La presente trattazione si riferisce al periodo 2005-2014; secondo quanto riferito dai familiari, un collega di Portolan, sottoposto a forte stress da presunti episodi di mobbing durante l’attività di sostegno a scuola, è deceduto nel 2013.
Portolan, per il suo impegno civico, nell’agosto 2020 è stato definito da un importante giornalista della RAI un “intellettuale di estremo valore”.
LA PREMESSA STORICA. IPOTESI DI RICERCA
Agli inizi degli anni ’90, la politica si trovò a confrontarsi con il crollo delle ideologie e con la perdita di riferimenti nei valori tradizionali, sia ideologici sia religiosi. Questo fenomeno, legato alla secolarizzazione delle società di massa, venne percepito da diversi osservatori come una possibile causa di aumento dei conflitti e dell’aggressività anche negli ambienti di lavoro, compresa la scuola.
Alcuni docenti e studiosi hanno interpretato le scelte normative di quegli anni come tali da aver scaricato gran parte della tensione sul ruolo dell’insegnante di sostegno, figura ritenuta esposta a pressioni psicologiche particolarmente intense. Secondo queste letture critiche, si sarebbe così arrivati a una sorta di “mobbing istituzionale”, con l’insegnante di sostegno collocato, in alcuni contesti, in posizione di “capro espiatorio”.
La legge 104 del 1992, pur introducendo importanti garanzie, avrebbe finito per esporre il docente di sostegno ad attacchi provenienti da più direzioni: colleghi, allievi, genitori e, in generale, dall’organizzazione scolastica.
INTRODUZIONE
In questo studio-testimonianza, che riporta esperienze maturate in otto anni di insegnamento nel sostegno, mostro come la strutturazione normativa di questo ruolo lo esponga a dinamiche relazionali potenzialmente stressanti.
Il docente di sostegno necessita della collaborazione dei docenti di materia. Questa condizione di dipendenza può dar luogo, in taluni casi, a dinamiche percepite come squilibrate, con vissuti di vessazione o marginalizzazione.
La mancanza di voto e la difficoltà di esercitare un “potere” pedagogico formale pongono il docente di sostegno in una posizione fragile: può sentirsi rifiutato dal proprio allievo, criticato dai genitori, giudicato dai colleghi e poco sostenuto dalla dirigenza. Inoltre, la responsabilità percepita rispetto al rendimento dello studente può generare ansia, sensi di colpa e vissuti di inadeguatezza.
CONDIZIONE DELL’INSEGNAMENTO DEL SOSTEGNO IN ITALIA
Il mestiere dell’insegnante di sostegno presenta numerosi aspetti critici che richiedono competenze comunicative particolari e possono esporre a forte stress.
I genitori dell’allievo certificato talvolta si attendono risultati che non tengono conto delle effettive difficoltà del figlio, creando nel docente di sostegno vissuti di pressione e senso di responsabilità eccessivo.
Spesso gli alunni della classe percepiscono il docente di sostegno come un “corpo estraneo”, con episodi che possono sfociare in atteggiamenti di irrisione o aggressività. Simili tensioni possono essere vissute anche nei rapporti con alcuni colleghi curricolari: in certi casi il docente di sostegno ha la sensazione di non ricevere collaborazione sufficiente o di subire pressioni.
Dal punto di vista normativo, non esiste un vincolo stringente che obblighi il docente curricolare a modificare verifiche o metodologie in base alle esigenze del sostegno, e questo può tradursi in un’applicazione molto variabile della collaborazione.
Un altro problema è di natura pratica: il docente di sostegno deve spesso procurarsi personalmente i libri di tutte le materie, con un impegno economico non trascurabile.
La mancanza di collaborazione sistematica può generare un vissuto di isolamento. Alcuni insegnanti di sostegno hanno riferito episodi in cui si sono sentiti sminuiti, trattati come allievi o poco rispettati nella loro professionalità. In altri casi, hanno percepito un rapporto di subordinazione e di dipendenza che può degenerare in dinamiche di potere.
Un ulteriore aspetto critico riguarda gli studenti con patologie gravi, come l’autismo: in alcune circostanze, il docente di sostegno si è trovato a svolgere mansioni percepite come vicine a quelle di un infermiere o di uno psichiatra, senza avere la formazione specifica. Alcuni insegnanti hanno persino riportato episodi di aggressioni fisiche.
In generale, il sostegno è vissuto da molti come un incarico usurante, che può portare a demotivazione o depressione. Alcuni docenti hanno raccontato di essersi rivolti a un supporto psicologico per affrontare le difficoltà incontrate.
CONCLUSIONI
Le situazioni descritte si riferiscono al passato. Attualmente l’autore dichiara di aver trovato, nella propria esperienza, un clima scolastico più sereno e collaborativo, con esiti scolastici positivi. Tuttavia, diversi colleghi hanno riportato di aver incontrato problematiche simili, parlando di carichi eccessivi e di vissuti di stress legati alla responsabilità didattica.
La tesi che emerge è che la normativa vigente, così come applicata, espone strutturalmente il docente di sostegno a una condizione di fragilità e stress, che dovrebbe essere oggetto di riflessione e revisione.
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