Elementi di Epidemiologia Globale: studio della Frontiera Patogena
DAI DIALOGHI CON GEMINI
di Giulio Portolan
In questo breve studio, che non appartiene all’eziologia epistemica, si dimostra che i principali indici epidemiologici stanno crescendo. L’analisi è compiuta tramite la A.I. di Google, Gemini, per velocizzare e sintetizzare la ricerca nella rete. Di conseguenza i dati sono aggiornati a non oltre il 2024.
PORTOLAN: Gemini, i casi di ictus stanno aumentando, in Italia e nel mondo?
GEMINI: Sì, secondo i dati e le ricerche scientifiche disponibili, i casi di ictus sono in aumento a livello globale e anche in Italia. L'aumento riguarda in particolare i casi totali e la prevalenza, cioè il numero di persone che convivono con gli esiti dell'ictus, anche se in alcuni Paesi sviluppati l'incidenza (nuovi casi) potrebbe essere in calo.
Ecco alcuni punti chiave:
- Aumento dei casi tra i giovani: Un dato particolarmente preoccupante è l'aumento dei casi di ictus anche tra le fasce di popolazione più giovani, al di sotto dei 55 anni. Le associazioni come A.L.I.Ce. Italia hanno lanciato l'allarme su questa tendenza, sottolineando l'importanza della prevenzione in questa fascia d'età.
- Inquinamento atmosferico: sempre più studi indicano una forte correlazione tra inquinamento da polveri sottili e rischio di ictus.
- Malattie metaboliche: sovrappeso, obesità, pressione alta e diabete, che sono in aumento nella popolazione.
- Sedentarietà e fumo: l'abitudine al fumo, l'abuso di alcol e una vita sedentaria sono fattori di rischio significativi.
- Fattori di rischio non modificabili: l'età (il rischio aumenta notevolmente dopo i 55 anni) e la predisposizione familiare.
- Differenze tra Paesi: Mentre nei Paesi sviluppati si è registrata una riduzione dell'incidenza dell'ictus nelle ultime decadi grazie a un migliore controllo dei fattori di rischio, l'incidenza complessiva e il "carico" della malattia continuano a crescere a livello globale, in particolare nei Paesi in via di sviluppo, dove i fattori di rischio (come ipertensione, fumo, inquinamento) sono in aumento e l'accesso alle cure è più limitato.
In sintesi, l'ictus rimane una delle principali cause di morte e disabilità nel mondo. L'aumento dei casi è un fenomeno complesso guidato da una combinazione di fattori demografici (invecchiamento della popolazione) e fattori di rischio legati allo stile di vita, il che rende la prevenzione un elemento fondamentale per affrontare questa emergenza sanitaria.
PORTOLAN: i casi di cancro stanno aumentando nel mondo, e in Italia?
GEMINI: Sì, secondo i dati e le ricerche scientifiche, i casi di cancro sono in aumento sia a livello globale che in Italia, sebbene con differenze importanti a seconda dei tipi di tumore e dell'età dei pazienti.
Ecco un quadro più dettagliato:
Aumento dei casi nel mondo
- Proiezioni preoccupanti: L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e l'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) prevedono un aumento significativo dei casi di tumore a livello globale. Si stima che entro il 2050 i nuovi casi annui potrebbero arrivare a 35 milioni, rispetto ai circa 20 milioni del 2022.
- Fattori di rischio: L'aumento è principalmente legato all'invecchiamento della popolazione mondiale e alla diffusione di stili di vita non salutari tipici dei Paesi industrializzati, come l'obesità, il tabagismo, l'abuso di alcol, la sedentarietà e l'inquinamento.
- Differenze geografiche: La crescita è particolarmente evidente nei Paesi a basso e medio reddito, dove la transizione epidemiologica porta a una maggiore incidenza di tumori legati a stili di vita occidentali, a cui si aggiunge un accesso limitato alla prevenzione, alla diagnosi precoce e alle terapie.
La situazione in Italia
- Incremento delle nuove diagnosi: Anche in Italia si registra un aumento del numero assoluto di nuove diagnosi di cancro ogni anno. Nel 2024, ad esempio, sono state stimate circa 390.100 nuove diagnosi, un dato in aumento rispetto agli anni precedenti (erano 376.600 nel 2020). L'incremento è più marcato tra gli uomini.
- Aumento della prevalenza: Un altro dato importante è l'aumento della prevalenza, cioè il numero di persone che convivono con una diagnosi di tumore (incluse le persone guarite). In Italia, sono oltre 3,7 milioni le persone in vita dopo una diagnosi di cancro, una cifra che rappresenta circa il 6,2% della popolazione. Questo dato, pur indicando un aumento dei casi, riflette anche i grandi progressi nelle terapie e nella sopravvivenza.
- Diagnosi precoce: L'adesione agli screening oncologici (mammella, colon-retto, cervice uterina) permette di identificare i tumori in fase iniziale, quando sono più curabili.
- Migliori terapie: I progressi della ricerca scientifica hanno reso disponibili terapie più efficaci e mirate.
- Prevenzione: La lotta al fumo e ad altri fattori di rischio ha avuto un impatto positivo sulla mortalità di alcuni tumori, come quello al polmone.
In conclusione, mentre il numero totale di persone a cui viene diagnosticato un cancro ogni anno è in aumento, la buona notizia è che le persone che guariscono o che convivono con la malattia sono sempre di più, grazie ai progressi della medicina e all'importanza crescente della prevenzione e della diagnosi precoce.
PORTOLAN: quali sono le dieci principali cause di morte nella popolazione adulta, e tra i giovani, nel mondo e in Italia?
GEMINI: Secondo i dati più recenti disponibili, le principali cause di morte a livello globale e in Italia differiscono significativamente a seconda della fascia d'età.
A livello mondiale
Cause principali di morte nella popolazione adulta
Le principali cause di morte a livello globale sono legate a malattie croniche non trasmissibili, con una forte incidenza delle patologie cardiovascolari.
- Cardiopatia ischemica: La prima causa di morte a livello mondiale, responsabile di milioni di decessi ogni anno.
- Ictus: La seconda causa, strettamente legata all'ipertensione e ad altre patologie del sistema circolatorio.
- Malattie polmonari croniche ostruttive (BPCO): Malattie respiratorie croniche, spesso causate dal fumo.
- Infezioni delle basse vie respiratorie: Come la polmonite.
- Demenze e malattia di Alzheimer: Il numero di decessi per queste patologie neurodegenerative è in aumento.
- Tumore della trachea, dei bronchi e del polmone: Il tumore più letale a livello globale.
- Diabete mellito: Patologia metabolica con conseguenze gravi su cuore, reni e sistema nervoso.
- Malattie renali: Spesso complicanze di diabete e ipertensione.
- Malattie del fegato: Inclusa la cirrosi.
- Incidenti stradali: Una delle principali cause di morte per trauma.
Cause principali di morte tra i giovani (10-24 anni)
Per questa fascia d'età, le cause di morte sono più spesso legate a fattori esterni e comportamentali.
- Incidenti stradali: La prima causa di morte tra i giovani a livello globale, in particolare tra i maschi.
- Suicidio e autolesionismo: Un problema di salute pubblica in crescita tra gli adolescenti.
- Infezioni delle basse vie respiratorie: Come la polmonite.
- Violenza interpersonale: Omicidi e aggressioni.
- Annegamento
- Complicanze da HIV/AIDS
- Malattie diarroiche: Specialmente in Paesi a basso e medio reddito.
In Italia
Cause principali di morte nella popolazione adulta
In Italia, le malattie del sistema circolatorio e i tumori sono responsabili della maggior parte dei decessi.
- Malattie del sistema circolatorio: Includono la cardiopatia ischemica e l'ictus, che insieme rappresentano la principale causa di morte.
- Tumori: Sono la seconda causa di morte, con il tumore del polmone che ha un'alta incidenza, sebbene la mortalità stia calando in determinate fasce d'età.
- Malattie del sistema respiratorio: Come la BPCO.
- Demenze e malattia di Alzheimer.
- Diabete mellito.
Cause principali di morte tra i giovani (fino a 25 anni)
Anche in Italia, come a livello globale, le cause di morte tra i giovani sono diverse da quelle della popolazione più anziana e sono spesso legate a incidenti o problemi di salute mentale.
- Incidenti stradali: La causa di morte più comune tra i giovani in Italia.
- Suicidio.
- Tumori: Sono una causa significativa, ma in calo nei giovani.
- Morte cardiaca improvvisa.
- Overdose da sostanze.
- Annegamento.
PORTOLAN: la depressione è distinta dal suicidio o ne è la condizione e premessa?
GEMINI: La depressione e il suicidio sono fenomeni distinti, ma strettamente correlati. La depressione è una condizione psicopatologica (un disturbo dell'umore), mentre il suicidio è l'atto di porre fine intenzionalmente alla propria vita.
Tuttavia, la depressione è considerata il principale e più comune fattore di rischio per il suicidio.
La depressione come fattore di rischio
Non è una premessa o una condizione indispensabile, ma la relazione tra i due è molto forte. La ricerca indica che una larga percentuale delle persone che muoiono per suicidio soffriva di un disturbo mentale diagnosticabile al momento del decesso, e il disturbo più comune è proprio la depressione. Questo avviene perché la depressione può portare a:
- Disperazione profonda: Un senso di mancanza di speranza che fa percepire la sofferenza come insopportabile e senza via d'uscita.
- Senso di colpa e indegnità: La convinzione di essere un peso per gli altri o di non meritare di vivere.
- Pensieri di morte: La depressione grave può manifestarsi con una vera e propria "ideazione suicidaria", cioè con pensieri ricorrenti sulla morte o sul suicidio.
È fondamentale sottolineare che non tutte le persone depresse commettono suicidio, e molte di esse non arrivano mai a un tentativo. L'idea che la depressione sia una condanna inevitabile è un mito dannoso. La terapia, il supporto e la cura possono ridurre drasticamente il rischio.
Altri fattori di rischio per il suicidio
È un errore considerare la depressione come l'unica causa. Il suicidio è un fenomeno complesso e multifattoriale. Oltre alla depressione, altri elementi che possono aumentare il rischio includono:
- Altri disturbi mentali: Come il disturbo bipolare, la schizofrenia, i disturbi d'ansia o i disturbi da uso di sostanze (alcol o droghe).
- Eventi traumatici o stressanti: Perdite recenti (di una persona cara, del lavoro), problemi finanziari, isolamento sociale o abusi.
- Precedenti tentativi di suicidio: Rappresentano il fattore di rischio più forte.
- Accesso a mezzi letali: La disponibilità di armi o farmaci aumenta la probabilità che un'ideazione suicidaria si trasformi in un atto.
- Malattie fisiche croniche o dolorose.
In sintesi, la depressione è un campanello d'allarme molto serio, ma non è una causa diretta e unica del suicidio. Agire sulla depressione e sugli altri fattori di rischio attraverso il supporto psicologico e medico è la chiave per la prevenzione.
PORTOLAN: cause di suicidio. Possiamo indovinarle, visto che non è possibile intervistare le vittime? Parli di disperazione e assenza di speranza, la motivazione è economica o esistenziale? C’entra lo stress da persecuzione (stalking e mobbing)? E le persecuzioni/violenze domestiche, incluse quelle sessuali?
GEMINI: Il suicidio non ha un'unica causa, e la comprensione dei motivi è un processo complesso che non si basa su semplici "indovinelli". Non potendo intervistare la vittima, gli esperti ricostruiscono le possibili cause attraverso quella che viene definita autopsia psicologica. Questo metodo comporta l'analisi di una vasta gamma di fattori, tra cui:
- Storia clinica: Disturbi mentali preesistenti, tentativi di suicidio passati.
- Storia personale: Difficoltà economiche, eventi stressanti, traumi infantili, relazioni interpersonali.
- Segnali di allarme: Comportamenti recenti, messaggi scritti, conversazioni con amici e familiari che indicavano un disagio profondo.
Questo approccio permette di identificare una combinazione di fattori che hanno contribuito a un senso di disperazione e assenza di speranza.
Cause economiche vs. esistenziali
Non è una scelta tra l'una o l'altra, ma una combinazione delle due.
- Fattori esistenziali: Il suicidio è spesso descritto come la soluzione a un dolore mentale insopportabile o a un profondo senso di disperazione. È un atto di auto-annientamento che nasce dalla convinzione che non esista alcuna via d'uscita dalla propria sofferenza. Questo tipo di motivazione non è necessariamente legato a una causa specifica, ma a una percezione di fallimento, di svalutazione di sé e di isolamento dal mondo.
- Fattori economici: Le difficoltà finanziarie, la perdita del lavoro e l'indebitamento sono noti fattori di rischio. Agiscono non solo per la privazione materiale che comportano, ma soprattutto perché possono innescare una profonda sensazione di fallimento, umiliazione e perdita di speranza, elementi che si sovrappongono alle motivazioni esistenziali.
Violenza e persecuzione
Sì, lo stress da persecuzione come stalking, mobbing e violenze domestiche e sessuali è strettamente collegato al rischio di suicidio. Queste esperienze non sono solo traumi fisici o psicologici, ma minano la sicurezza, l'autostima e la dignità di una persona.
- Violenza domestica e sessuale: Le vittime di abusi e maltrattamenti, inclusi quelli sessuali, hanno un rischio significativamente più alto di sviluppare depressione e di tentare il suicidio. L'abuso genera sentimenti di vergogna, colpa, isolamento e disperazione.
- Stalking e mobbing: Le condotte vessatorie e persecutorie sul luogo di lavoro (mobbing) o in un contesto relazionale (stalking) possono causare un grave e prolungato stato d'ansia e depressione. La reiterazione di questi comportamenti mina la salute mentale della vittima, portandola a sentirsi intrappolata e senza vie di fuga, spesso con esiti drammatici.
Tutti questi fattori contribuiscono a un dolore mentale estremo, alla percezione di non avere vie d'uscita e alla convinzione che l'unica soluzione sia porre fine alla propria vita. È un atto complesso, non un gesto impulsivo, ma un'azione che viene percepita come l'unica risposta a un'angoscia intollerabile.
PORTOLAN: la depressione in questi casi è sempre il sostrato di fondo?
GEMINI: No, la depressione non è sempre il sostrato di fondo in ogni caso di suicidio.
Anche se la depressione è il fattore di rischio più comune e significativo, il suicidio è un fenomeno estremamente complesso e multifattoriale. La disperazione e l'assenza di speranza possono nascere anche da altre condizioni, non necessariamente da un disturbo depressivo maggiore.
In molti casi, la motivazione scatenante è la concomitanza di fattori diversi, come:
- Altri disturbi mentali: Disturbi d'ansia gravi, disturbi psicotici (come la schizofrenia), il disturbo bipolare e, in particolare, i disturbi da uso di sostanze (abuso di alcol o droghe) sono fortemente associati a un aumento del rischio suicidario.
- Impulsività: Alcuni suicidi, specialmente tra i giovani, sono collegati a un'estrema impulsività che può scaturire da una situazione di forte stress, umiliazione o frustrazione.
- Dolore fisico cronico: Malattie fisiche debilitanti o molto dolorose possono portare una persona a percepire la propria vita come priva di qualità e a desiderare di porvi fine.
- Traumi e violenze: Come discusso in precedenza, le violenze domestiche, lo stalking e il mobbing possono innescare una crisi esistenziale e una percezione di intrappolamento che porta all'atto suicidario, anche se non c'è una diagnosi clinica di depressione.
In sintesi, la disperazione e la mancanza di speranza sono il terreno fertile per il suicidio, ma non derivano sempre e solo dalla depressione. Possono essere il risultato di un insieme di vulnerabilità psicologiche e biologiche che interagiscono con eventi esterni drammatici.
PORTOLAN: altri fattori di rischio?
GEMINI: Oltre ai fattori già discussi, come la depressione, le violenze e le difficoltà economiche, esistono altri elementi che possono aumentare il rischio di suicidio. Questi fattori sono di natura complessa e spesso si intersecano tra loro:
Fattori sociali e demografici
- Isolamento sociale: Vivere in solitudine, la mancanza di una rete di supporto sociale, o la percezione di non avere amici e parenti comprensivi.
- Problemi relazionali: Separazioni, divorzi, perdite significative o liti familiari.
- Stigma: Il timore di essere giudicati per i propri problemi di salute mentale può impedire alle persone di cercare aiuto, aggravando la loro condizione di sofferenza.
- Appartenenza a minoranze: Alcune ricerche indicano che le persone che fanno parte di minoranze sessuali o di genere (LGBTQ+) possono avere un rischio maggiore a causa della discriminazione e del bullismo.
Fattori clinici e psicologici
- Precedenti tentativi di suicidio: Questo è uno dei fattori predittivi più forti. La ricerca mostra che chi ha già tentato il suicidio in passato ha un rischio notevolmente più elevato di tentarlo nuovamente.
- Impulsività e aggressività: Tendenze aggressive, impulsività, e una bassa capacità di controllare le proprie emozioni sono spesso presenti in chi compie l'atto suicidario.
- Abuso di sostanze: L'abuso di alcol e droghe può disinibire i comportamenti e alterare il giudizio, aumentando significativamente il rischio.
Fattori biologici e genetici
- Anamnesi familiare: Una storia familiare di suicidi o di disturbi psichiatrici può indicare una predisposizione genetica o una maggiore vulnerabilità.
- Malattie fisiche gravi: Patologie croniche, invalidanti o dolorose possono contribuire a un senso di disperazione e a un desiderio di porre fine alle sofferenze.
È importante ricordare che la presenza di uno o più di questi fattori non significa che una persona si toglierà la vita. Sono elementi che indicano una maggiore vulnerabilità e la necessità di un intervento e di un supporto professionale.
PORTOLAN: i soldati russi e ucraini in guerra sono a rischio suicidio?
GEMINI: Sì, i soldati russi e ucraini che combattono sul fronte sono a un rischio di suicidio estremamente elevato, sia durante il conflitto che, in modo ancora più significativo, una volta tornati a casa.
Questo rischio è una conseguenza diretta dei traumi psicologici e fisici associati alla guerra, e si applica in modo simile a tutti i soldati impegnati in combattimenti intensi, indipendentemente dalla nazionalità.
Ecco perché il rischio di suicidio è così alto in questo contesto:
1. Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD)
L'esposizione prolungata a eventi di combattimento, alla vista della morte e della violenza, e il timore costante per la propria vita sono fattori che causano il Disturbo da Stress Post-Traumatico (PTSD). Il PTSD non è solo una forma di ansia, ma una condizione debilitante che può portare a:
- Flashback e incubi: Rivivere costantemente gli eventi traumatici.
- Ipervigilanza: Essere sempre in uno stato di allerta, con difficoltà a rilassarsi.
- Isolamento e perdita di interesse: Allontanarsi dagli amici e dalla famiglia, perdere il senso di sé e il piacere nelle attività.
Il PTSD è un fattore di rischio primario per il suicidio in tutti i veterani di guerra.
2. Condizioni psicologiche uniche della guerra moderna
- Dolore fisico e lesioni: Ferite e dolori cronici dovuti al combattimento possono portare a un senso di disperazione e a un rischio di suicidio più elevato.
- Perdite e lutto: La morte di commilitoni e amici, o la consapevolezza delle enormi perdite umane, può generare un senso di colpa e di dolore insopportabile.
- Percezione di inutilità: Il senso di colpa per non aver salvato i compagni o la sensazione che la propria sofferenza non abbia uno scopo può minare la salute mentale.
3. Fattori aggiuntivi specifici del conflitto
- Disponibilità di armi: In un contesto militare, l'accesso a mezzi letali è immediato e costante, riducendo le possibilità di salvezza in un momento di crisi.
- Mancanza di supporto: Sia in Russia che in Ucraina, i sistemi di supporto psicologico per i militari sono spesso insufficienti o sovraccarichi. In Russia, in particolare, la cultura militare tende a stigmatizzare la debolezza, scoraggiando i soldati dal cercare aiuto per problemi di salute mentale.
- Fattori logistici: Le rotazioni limitate e l'impossibilità di tornare a casa per un periodo di riposo prolungato aumentano il logorìo psicologico.
Mancanza di dati ufficiali
È importante notare che i dati precisi sui tassi di suicidio tra i soldati in guerra sono difficili da ottenere. I governi in stato di conflitto tendono a non divulgare queste statistiche per motivi di morale e propaganda. Tuttavia, le ricerche condotte sui veterani di guerre passate e i rapporti di organizzazioni umanitarie confermano il forte legame tra il trauma da combattimento e il rischio suicidario.
PORTOLAN: parliamo dell’Italia e degli USA: è diffuso e quanto il fenomeno suicidario tra forze dell’ordine e armate?
GEMINI: Sì, il fenomeno suicidario tra le forze dell'ordine e le forze armate è diffuso e molto preoccupante sia in Italia che negli Stati Uniti. I tassi di suicidio in queste categorie professionali sono spesso superiori a quelli della popolazione generale, e rappresentano un'emergenza sanitaria e sociale.
Le cause principali sono complesse e includono l'elevato stress lavorativo, l'esposizione a traumi, la cultura che scoraggia la richiesta di aiuto psicologico e l'accesso facilitato alle armi da fuoco.
Italia
In Italia, il fenomeno è in crescita e suscita grande allarme. Le statistiche sono spesso incomplete a causa della riservatezza richiesta dalle famiglie, ma i dati disponibili evidenziano una situazione critica.
- Forze dell'Ordine: I tassi di suicidio tra gli agenti di polizia (in particolare nella Polizia Penitenziaria) e dei Carabinieri sono doppi rispetto alla media nazionale. Si stima che si verifichi circa un suicidio ogni cinque-sei giorni tra tutte le forze dell'ordine e le forze armate. Nel solo anno 2024, i dati provvisori indicano decine di suicidi tra i vari Corpi.
- Stress e turni estenuanti: La natura del lavoro, con orari irregolari e situazioni di pericolo, incide pesantemente sulla salute mentale.
- Esposizione a traumi: La continua esposizione a violenza, morte e sofferenza può portare a disturbi come il PTSD (Disturbo da Stress Post-Traumatico)
- Accesso alle armi: La facile disponibilità di un'arma di servizio rende gli atti suicidari più letali.
Stati Uniti
Negli Stati Uniti, il suicidio tra militari e poliziotti è un problema ampiamente riconosciuto e oggetto di numerosi studi ufficiali.
- Forze Armate: Il suicidio è una delle principali cause di morte per i soldati in servizio attivo, ed è un problema ancora più grave tra i veterani. Il Dipartimento della Difesa (DoD) riporta centinaia di suicidi ogni anno, con i tassi che mostrano una tendenza all'aumento in alcuni rami militari. Le statistiche sui veterani sono ancora più allarmanti, con decine di migliaia di suicidi negli ultimi anni, superando di gran lunga il numero di morti in combattimento.
- Forze dell'Ordine (Police Officers): Anche tra gli agenti di polizia statunitensi, il tasso di suicidi è significativamente più alto rispetto alla popolazione generale e, in alcuni anni, ha superato il numero di decessi in servizio. Il problema è particolarmente acuto tra gli agenti in piccole giurisdizioni e quelli che non hanno accesso a programmi di supporto psicologico.
Conclusioni
In entrambi i Paesi, il problema è grave e persistente. Sebbene i numeri precisi possano variare, il quadro generale è chiaro: le professioni che comportano un'esposizione costante a stress e traumi hanno un rischio suicidario elevato. In risposta a questa crisi, sono in aumento gli sforzi per migliorare i servizi di salute mentale, ridurre lo stigma associato alla richiesta di aiuto e promuovere una cultura del benessere psicologico all'interno di queste organizzazioni.
PORTOLAN: è vero che il suicidio caratterizza particolarmente una nazione come il Giappone, e i Paese definiti nelle classifiche sul benessere, “i più felici al mondo”, come quelli scandinavi?
GEMINI: Sì, è vero che il suicidio è un fenomeno che caratterizza in modo significativo il Giappone e, in modo spesso sorprendente, anche i Paesi del Nord Europa come quelli scandinavi, che sono spesso definiti "i più felici del mondo" nelle classifiche internazionali.
Giappone: Fattori culturali e storici
Il Giappone ha storicamente uno dei tassi di suicidio più elevati tra i Paesi sviluppati. Questa tendenza è legata a una combinazione di fattori culturali, sociali ed economici:
- Pressione sociale: Esiste una forte pressione sociale per raggiungere il successo accademico e professionale. Il fallimento è spesso visto come una profonda vergogna, che può portare a un senso di disperazione e isolamento.
- Onore e Harakiri: La cultura giapponese ha storicamente glorificato il suicidio come un modo onorevole per espiare la vergogna o la sconfitta, come nel caso del seppuku (o harakiri) dei samurai. Anche se questa pratica non esiste più, il retaggio culturale può influenzare la percezione del suicidio come una via d'uscita accettabile in situazioni di estrema difficoltà.
- Stigma per la salute mentale: Nonostante i progressi, lo stigma legato ai problemi di salute mentale rimane alto, scoraggiando molte persone dal cercare aiuto.
I Paesi del Nord Europa: Il "Paradosso della Felicità"
Norvegia, Svezia, Danimarca e Finlandia sono spesso ai vertici delle classifiche sulla felicità. Tuttavia, per decenni, alcuni di questi Paesi hanno avuto tassi di suicidio superiori alla media europea. Questo apparente paradosso può essere spiegato da diverse teorie:
- Aspettative elevate: In Paesi con un elevato standard di vita, benessere e coesione sociale, le persone che si sentono infelici o che affrontano difficoltà personali possono provare un senso di fallimento ancora più profondo, sentendosi come se stessero deludendo se stessi e gli altri.
- Fattori climatici: Le lunghe e buie giornate invernali possono influenzare negativamente l'umore e contribuire a disturbi affettivi stagionali (SAD), un fattore di rischio per la depressione e il suicidio.
- Individualismo: Nonostante una forte rete di sicurezza sociale, l'elevato individualismo e la mancanza di comunità familiari estese possono portare a un senso di isolamento sociale, specialmente per coloro che non si integrano pienamente.
In conclusione, il suicidio in queste nazioni è un fenomeno che sfida la semplificazione, dimostrando che fattori come il benessere economico, l'aspettativa di vita e persino una presunta "felicità" nazionale non sono sufficienti a prevenire un profondo senso di disperazione che può portare al suicidio.
PORTOLAN: l’alto tasso di suicidi nella popolazione carceraria italiana, di cui sono note le cause (essendo luoghi terribili da sostenere psicologicamente), si riproduce anche in altre nazioni?
GEMINI: Sì, il suicidio in carcere è un fenomeno grave e diffuso in molte nazioni, non solo in Italia. I sistemi carcerari di numerosi Paesi, inclusi quelli europei e gli Stati Uniti, affrontano tassi di suicidio che sono significativamente più alti rispetto a quelli della popolazione generale.
La situazione in Italia, con il suo elevato numero di suicidi in carcere, si inserisce in un quadro internazionale dove le prigioni sono riconosciute come ambienti ad altissimo rischio. Organismi come il Consiglio d'Europa e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) hanno ripetutamente messo in guardia sulla necessità di affrontare questa crisi a livello globale.
Cause e fattori di rischio comuni a livello internazionale
Le cause non sono solo "ovvie" ma sono l'esito di una complessa interazione di fattori legati all'ambiente detentivo e alla vulnerabilità individuale. Questi fattori sono largamente riconosciuti a livello internazionale.
- Sovraffollamento e condizioni degradanti: Molte prigioni in Europa e negli Stati Uniti sono sovraffollate. La mancanza di spazio, i servizi inadeguati e la scarsa igiene creano un ambiente inospitale che aumenta lo stress psicologico.
- Isolamento e perdita di legami: L'allontanamento forzato dalla famiglia e dalla comunità, unito a un isolamento prolungato, può causare un profondo senso di solitudine e disperazione.
- Violenza e intimidazione: Il rischio di subire violenza da altri detenuti o il timore costante per la propria incolumità contribuisce a un clima di ansia e paura.
- Mancanza di supporto psicologico: Nonostante il rischio elevato, molti sistemi carcerari non offrono un adeguato supporto di salute mentale. L'identificazione precoce dei detenuti a rischio e l'accesso a terapie e colloqui con psicologi sono spesso limitati.
- Problemi preesistenti: Una larga parte della popolazione carceraria soffre già di disturbi mentali (come depressione, disturbi bipolari, schizofrenia) o ha avuto esperienze di abuso di sostanze, rendendola particolarmente vulnerabile a un ambiente così ostile.
- Lo stress del processo: La detenzione e l'incertezza sul proprio futuro, a cui si aggiungono le frustrazioni legali e burocratiche, possono esacerbare un senso di impotenza.
PORTOLAN: Mi elenchi gli incrementi di tumori in Italia e nel mondo, suddiivisi per le dieci tipologie a maggiore crescita?
GEMINI: Basandosi sui dati più recenti disponibili da fonti autorevoli come l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e i rapporti AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) e AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), è possibile individuare le tendenze di crescita dei tumori.
È importante notare che l'aumento dei casi totali è in gran parte dovuto all'invecchiamento e all'incremento della popolazione mondiale. Tuttavia, si osservano incrementi specifici in alcune tipologie, spesso legati a fattori di rischio modificabili come lo stile di vita, l'obesità e le abitudini alimentari.
Incremento dei tumori nel mondo
Le stime globali indicano che, se le tendenze attuali continuano, i nuovi casi di cancro potrebbero aumentare di circa il 60% nei prossimi due decenni, con l'incremento maggiore previsto nei Paesi a basso e medio reddito. Sebbene sia difficile stilare una classifica esatta delle 10 tipologie con la maggiore crescita percentuale a livello globale (i dati sono spesso aggregati), le evidenze puntano in particolare a:
- Tumore del polmone: Rimane il tumore più diffuso e la principale causa di morte, con un'incidenza in aumento, soprattutto tra le donne nei Paesi in via di sviluppo a causa dell'aumento del tabagismo.
- Tumore della mammella: Continua a essere il tumore più diagnosticato tra le donne, con un'incidenza in crescita a livello globale, anche se la mortalità è in calo nei Paesi con accesso a screening e cure avanzate.
- Tumore del colon-retto: In aumento in molte parti del mondo, in parte a causa dell'adozione di diete ricche di grassi e povere di fibre, e di stili di vita sedentari.
- Tumore della prostata: L'incidenza è in crescita, in parte a causa del progressivo invecchiamento della popolazione maschile.
- Tumore dello stomaco: Aumenta in alcune aree, ma in calo in altre grazie a un miglioramento dell'alimentazione e della conservazione degli alimenti.
A queste prime cinque tipologie si aggiungono altri tumori la cui incidenza è in crescita a livello globale, come quelli del fegato, della vescica, del pancreas, e alcuni tumori ematologici come i linfomi.
Incremento dei tumori in Italia
In Italia, i dati del volume "I numeri del cancro 2024" mostrano una stabilizzazione delle nuove diagnosi totali rispetto agli anni precedenti, un segnale positivo. Tuttavia, la prevalenza (il numero di persone che convivono con la malattia) continua ad aumentare, e si osservano incrementi in specifiche tipologie, in particolare tra i giovani.
Pur non essendoci una classifica precisa dei 10 tumori a maggiore crescita percentuale, le evidenze indicano un aumento significativo in particolare per:
- Tumore del colon-retto: Particolarmente preoccupante è l'aumento dell'incidenza tra i giovani adulti, un fenomeno legato a fattori di rischio come obesità, alimentazione scorretta e consumo di alcol.
- Tumore del pancreas: È una delle poche tipologie per le quali non si registrano miglioramenti significativi nella sopravvivenza e la cui incidenza è in lento, ma costante, aumento.
- Tumore del polmone nelle donne: Mentre la mortalità per tumore al polmone negli uomini è in calo in Italia (grazie alla diminuzione del fumo), l'incidenza tra le donne continua ad aumentare, riflettendo i cambiamenti nelle abitudini di fumo delle generazioni passate
- Tumori legati all'obesità: Si osserva un aumento di tumori associati al sovrappeso e all'obesità, tra cui quelli dell'endometrio, del rene e dell'esofago.
PORTOLAN: gli scienziati, gli oncologi e i genetisti sono sicuri al 100 per 100 che le cause di questi incrementi, e in generale dei casi che si ripetono ogni anni, siano queste, cioè conosciute?
GEMINI: No, gli scienziati, gli oncologi e i genetisti non possono essere sicuri al 100% che ogni singolo caso di cancro abbia una causa nota. La scienza non lavora con la certezza assoluta, ma con la probabilità e la forza dell'evidenza.
Ciò che la comunità scientifica afferma con grande sicurezza è che le principali cause dell'incremento generale dei tumori sono ampiamente conosciute. L'aumento non è un mistero, ma il risultato di fenomeni ben studiati e documentati.
Cause principali e certezza scientifica
La maggior parte dei casi di cancro e il loro aumento a livello globale sono legati a due fattori macroscopici:
- Tabagismo: È la prima causa prevenibile di morte per cancro, responsabile di una miriade di tumori (polmone, bocca, esofago, ecc.).
- Inquinamento ambientale: L'esposizione a sostanze cancerogene nell'aria, nell'acqua e nel suolo (come amianto, radon e fumi di scarico) è una causa provata.
- Stili di vita errati: Obesità, dieta scorretta (povera di fibre e ricca di grassi), consumo di alcol e sedentarietà sono fattori di rischio consolidati.
- Invecchiamento della popolazione: Il cancro è una malattia che si manifesta con l'età. Più l'aspettativa di vita aumenta, più si moltiplicano i casi.
- Aumento della popolazione mondiale: Semplicemente, ci sono più persone sul pianeta, e quindi più casi totali di malattie.
Le incertezze e le aree di ricerca
Nonostante la solidità di queste conoscenze, la scienza ha ancora delle incognite. Non in tutti i casi è possibile individuare una causa specifica. Questo accade perché:
- Fattori genetici e predisposizione: Nonostante la maggior parte dei tumori non sia ereditata, la genetica di un individuo può aumentare la sua vulnerabilità a determinate sostanze o stili di vita. La ricerca continua a studiare le interazioni tra geni e ambiente.
- Cause ancora sconosciute: Esiste una piccola percentuale di casi in cui la causa non è ancora stata identificata. Questo è il motore della ricerca scientifica, che lavora per scoprire e comprendere nuovi fattori di rischio, anche se le evidenze attuali suggeriscono che questi casi siano una minoranza.
In conclusione, la comunità scientifica è estremamente fiduciosa nell'individuazione dei principali responsabili dell'incremento dei tumori, basandosi su un'enorme mole di dati. Per dirla semplicemente: non possiamo spiegare ogni singolo cancro, ma sappiamo esattamente perché il numero totale di casi sta crescendo.
PORTOLAN: può sorgere un dubbio circa le cause di insorgenza nella scienza medica eziologica quando si constata che chi fuma può non ammalarsi, e chi non fuma può ammalarsi, di tumore ai polmoni, e in generale può ammalarsi anche chi segue uno stile di vita sano sotto tutti i profili?
GEMINI: Certo, questo è un dubbio molto comune e assolutamente comprensibile. In effetti, casi come quelli che descrivi possono far sorgere perplessità sulle certezze della scienza medica.
Tuttavia, il tuo ragionamento si basa su una percezione errata del concetto di causa in medicina. La scienza non afferma che ogni fumatore si ammalerà di cancro ai polmoni, né che chi non fuma sia immune. Quello che la medicina stabilisce è un rapporto di probabilità e rischio, non di causa ed effetto assoluta.
Causa e Rischio: La Differenza Fondamentale
Il concetto chiave è che fumare aumenta drasticamente il rischio di ammalarsi di tumore al polmone, ma non ne è l'unica causa. Si può pensare al fumo come al fatto di guidare senza cintura di sicurezza: non tutti quelli che lo fanno avranno un incidente mortale, ma la probabilità è enormemente più alta rispetto a chi la indossa.
- Il fumatore che non si ammala: Questo non significa che il fumo non sia pericoloso. Significa che il suo corpo, per una combinazione di fattori genetici, ambientali e di stile di vita, è riuscito a resistere ai danni delle sostanze cancerogene. È un'eccezione, non la regola.
- Il non fumatore che si ammala: Al contrario, il tumore al polmone nei non fumatori esiste. Può essere causato da altri fattori di rischio, come l'esposizione al gas radon, l'inquinamento atmosferico o una predisposizione genetica. Questi casi dimostrano che il cancro ha cause multifattoriali.
Certo, questo è un dubbio molto comune e assolutamente comprensibile. In effetti, casi come quelli che descrivi possono far sorgere perplessità sulle certezze della scienza medica.
Tuttavia, il tuo ragionamento si basa su una percezione errata del concetto di causa in medicina. La scienza non afferma che ogni fumatore si ammalerà di cancro ai polmoni, né che chi non fuma sia immune. Quello che la medicina stabilisce è un rapporto di probabilità e rischio, non di causa ed effetto assoluta.
Causa e Rischio: La Differenza Fondamentale
Il concetto chiave è che fumare aumenta drasticamente il rischio di ammalarsi di tumore al polmone, ma non ne è l'unica causa. Si può pensare al fumo come al fatto di guidare senza cintura di sicurezza: non tutti quelli che lo fanno avranno un incidente mortale, ma la probabilità è enormemente più alta rispetto a chi la indossa.
- Il fumatore che non si ammala: Questo non significa che il fumo non sia pericoloso. Significa che il suo corpo, per una combinazione di fattori genetici, ambientali e di stile di vita, è riuscito a resistere ai danni delle sostanze cancerogene. È un'eccezione, non la regola.
- Il non fumatore che si ammala: Al contrario, il tumore al polmone nei non fumatori esiste. Può essere causato da altri fattori di rischio, come l'esposizione al gas radon, l'inquinamento atmosferico o una predisposizione genetica. Questi casi dimostrano che il cancro ha cause multifattoriali.
La Lotteria Biologica e Ambientale
La differenza tra una persona e l'altra risiede in quella che potremmo definire una "lotteria biologica". Il nostro corpo e l'ambiente in cui viviamo sono il risultato di migliaia di fattori che interagiscono tra loro in modo complesso.
La genetica gioca un ruolo cruciale. Alcune persone hanno geni che li rendono più resistenti ai danni cellulari, mentre altre sono più vulnerabili. Lo stesso vale per l'ambiente in cui viviamo. Il fumatore che non si ammala potrebbe aver vissuto in una zona con aria pura, mentre il non fumatore che si ammala potrebbe essere stato esposto a inquinanti nocivi per anni.
In definitiva, la scienza non si occupa di certezze assolute per ogni singolo individuo, ma di tendenze e probabilità che si manifestano a livello di intere popolazioni. E i dati su vasta scala dimostrano senza ombra di dubbio che il fumo è la principale causa di tumore al polmone.
PORTOLAN: escludendosi le maggiori diagnosi e l’avanzamento dell’età, allora la scienza può spiegare l’aumento attuale dei tumore tra i giovani sono in base al cattivo stile di vita, giusto?
GEMINI: Non è corretto affermare che il cattivo stile di vita sia l'unica spiegazione scientifica. Sebbene sia un fattore fondamentale e riconosciuto, gli scienziati stanno esplorando una serie di altre possibili cause per spiegare questo preoccupante aumento di tumori tra i giovani, specialmente in tipi di cancro che in passato erano tipici delle persone più anziane.
La scienza ritiene che l'aumento dei tumori nei giovani sia il risultato di un'interazione complessa tra diversi elementi.
Fattori legati allo stile di vita
Sì, la scienza attribuisce una grande importanza a questi fattori, il cui impatto è evidente nelle nuove generazioni. La globalizzazione degli stili di vita "occidentali" ha contribuito a un aumento diffuso di:
- Obesità e sovrappeso: Un problema crescente sin dall'infanzia, che è un noto fattore di rischio per diversi tipi di tumori, come quello del colon-retto, dell'endometrio e della mammella.
- Alimentazione scorretta: L'abuso di cibi ultra-processati, l'alto consumo di carni rosse e zuccheri, e la scarsa assunzione di fibre sono correlati a un aumento del rischio di tumori intestinali.
- Sedentarietà: La mancanza di attività fisica, che è una tendenza in forte crescita, aumenta il rischio di diverse patologie, incluso il cancro.
Altri fattori sotto indagine
Oltre allo stile di vita, la ricerca sta approfondendo altri ambiti per comprendere meglio il fenomeno:
- Fattori ambientali: L'esposizione a inquinanti e sostanze chimiche, come microplastiche e pesticidi, fin dalla prima infanzia, è un'area di ricerca sempre più attiva. Gli scienziati ipotizzano che l'esposizione prolungata a queste sostanze possa avere effetti cumulativi nel tempo.
- L'uso di antibiotici: Studi recenti suggeriscono che un uso frequente di antibiotici in giovane età può alterare il microbioma intestinale, cioè l'insieme di microrganismi che vivono nell'intestino. Poiché il microbioma è cruciale per la salute generale e la risposta immunitaria, un suo squilibrio potrebbe aumentare il rischio di cancro in futuro.
- Predisposizione genetica: Nonostante la maggior parte dei casi non sia di natura ereditaria, è possibile che una combinazione di vulnerabilità genetiche interagisca con i fattori ambientali e di stile di vita, rendendo alcuni individui più inclini a sviluppare un tumore.
In conclusione, il cattivo stile di vita è una spiegazione importante e comprovata per l'aumento dei tumori tra i giovani, ma non è l'unica. Il fenomeno è il risultato di un insieme di cause che interagiscono tra loro e che la scienza sta ancora cercando di comprendere appieno.
PORTOLAN: circa l’aumento dei tumori tra i giovani, allora tutto chiaro per la ricerca scientifica sulla causa?
GEMINI: No, non è ancora "tutto chiaro". Sebbene la ricerca scientifica abbia individuato con alta probabilità alcuni fattori chiave che contribuiscono all'aumento dei tumori tra i giovani, il quadro completo e definitivo è ancora in fase di studio.
La comunità scientifica ha un consenso generale sulle cause più probabili, ma ci sono ancora diverse aree in cui le risposte non sono complete.
Cosa la scienza ha chiarito
- Il Ruolo dello Stile di Vita: È ormai assodato che l'aumento dei tassi di obesità, una dieta povera, la mancanza di esercizio fisico e l'abuso di alcol e tabacco nelle giovani generazioni sono fattori che contribuiscono in modo significativo.
- La natura multifattoriale: Gli scienziati sono certi che non esista una singola causa, ma una complessa interazione tra predisposizioni genetiche, ambiente e scelte personali.
Le domande a cui la scienza sta ancora cercando risposta
Nonostante i progressi, la ricerca non ha ancora una conoscenza completa su diversi aspetti cruciali che stanno guidando questo trend:
- L'impatto cumulativo: Non è ancora del tutto chiaro l'effetto che ha l'esposizione a lungo termine, sin dall'infanzia, a fattori ambientali come inquinanti, microplastiche e pesticidi. Stiamo solo iniziando a comprendere i meccanismi biologici con cui queste esposizioni possono "accelerare" l'insorgenza del cancro.
- Il ruolo del microbioma: Si sta indagando su quanto un'alimentazione non bilanciata e l'uso di antibiotici in giovane età alterino il nostro microbioma intestinale e se questo squilibrio possa influire sulla vulnerabilità al cancro.
- Cause genetiche emergenti: La ricerca genetica sta scoprendo nuove mutazioni e predisposizioni che potrebbero spiegare l'insorgenza precoce di alcuni tumori. Tuttavia, comprendere come queste interagiscano con l'ambiente è una sfida.
In sintesi, la scienza ha le piste giuste e sta seguendo attivamente la direzione dei fattori di rischio noti, ma non ha ancora tutti i pezzi del puzzle per poter affermare che la causa sia completamente chiara e spiegabile in ogni singolo caso.
PORTOLAN: a che punto siamo con la manipolazione del DNA per la guarigione dalle malattie?
GEMINI: Siamo a un punto cruciale e incredibilmente promettente. La manipolazione del DNA per la cura delle malattie non è più fantascienza, ma una realtà clinica in rapida evoluzione, sebbene ancora in una fase iniziale.
I progressi più significativi si basano sulla terapia genica e, in particolare, su una tecnologia rivoluzionaria chiamata CRISPR-Cas9.
La tecnologia alla base della rivoluzione
La CRISPR-Cas9 è lo strumento che ha aperto la strada alla manipolazione genetica per scopi terapeutici. Puoi immaginarla come un "bisturi molecolare" estremamente preciso che permette agli scienziati di:
- Individuare un gene specifico nel DNA, anche se difettoso.
- Tagliare il DNA in quel punto esatto.
- Modificare o correggere la sequenza genetica per renderla funzionale.
Questa precisione è ciò che differenzia CRISPR-Cas9 da metodi precedenti, rendendo la terapia genica una possibilità concreta per curare malattie genetiche finora incurabili.
I primi successi e le promesse
Abbiamo già superato la fase dei test di laboratorio. Le prime terapie basate sulla manipolazione genetica sono state approvate, segnando un punto di svolta.
- Malattie del sangue: I successi più clamorosi si sono visti nel trattamento di gravi malattie genetiche del sangue come la beta-talassemia e l'anemia falciforme. In questi casi, i ricercatori prelevano cellule staminali dal midollo osseo del paziente, le modificano in laboratorio per correggere il difetto genetico e le reinfondono nel corpo, curando la malattia.
- Terapie contro il cancro: Un altro campo promettente è l'immunoterapia. Un esempio è la terapia CAR-T, che non modifica direttamente il DNA di un organo, ma manipola le cellule immunitarie (linfociti T) di un paziente per renderle capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali in modo più efficace.
Le sfide che restano da affrontare
Nonostante i successi, la strada è ancora lunga prima che queste terapie diventino comuni. Le principali sfide riguardano:
- Sicurezza: Un rischio cruciale è che il "bisturi molecolare" tagli il DNA nel punto sbagliato (effetti off-target), causando danni o, in teoria, l'insorgenza di nuove malattie.
- Consegna: È ancora difficile far arrivare lo strumento di modifica genetica alle cellule bersaglio, soprattutto in organi complessi come il cervello o il cuore.
- Costi: Le terapie geniche sono estremamente complesse e personalizzate, con costi che si aggirano sui milioni di dollari per paziente, sollevando enormi questioni di accesso e sostenibilità per i sistemi sanitari.
- Questioni etiche: La possibilità di modificare il DNA solleva un dibattito etico sull'uso di questa tecnologia, in particolare se la modifica dovesse essere ereditabile dalle generazioni future.
In sintesi, la manipolazione del DNA per la guarigione dalle malattie è passata dalla teoria alla pratica, ma è ancora in una fase di sviluppo. Siamo all'inizio di un viaggio che ha il potenziale di cambiare la medicina come la conosciamo.
PORTOLAN: stanno aumentando in Italia e nel mondo i casi di meningite, tubercolosi e epatite?
GEMINI: Non c'è una risposta unica per tutte e tre le malattie, poiché i trend epidemiologici sono molto diversi tra loro, sia a livello globale che in Italia. In sintesi, la tubercolosi è in aumento, mentre le altre due mostrano andamenti più complessi o stabili.
Meningite
In Italia, i casi di meningite (soprattutto le forme batteriche più gravi) sono in calo grazie all'efficacia delle campagne vaccinali. L'incidenza della meningite meningococcica, ad esempio, è diminuita drasticamente negli ultimi anni. Tuttavia, possono verificarsi sporadici focolai, e le autorità sanitarie mantengono alta l'attenzione.
A livello globale, la meningite rimane una grave minaccia, specialmente nelle regioni con accesso limitato ai vaccini e alle cure. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato un piano per sradicare la meningite batterica entro il 2030, sottolineando la necessità di combatterla in tutto il mondo.
Tubercolosi (TB)
Sì, la tubercolosi è in aumento a livello globale, e il dato è particolarmente preoccupante. Dopo decenni di progressi nella lotta contro la malattia, la pandemia di COVID-19 ha causato una brusca inversione di rotta. I servizi diagnostici e di prevenzione sono stati interrotti o compromessi in molte parti del mondo, portando a un aumento dei casi e dei decessi.
In Italia, la situazione è sotto controllo. Nonostante il trend globale, il nostro Paese ha un'incidenza di tubercolosi storicamente bassa. Tuttavia, non è una malattia scomparsa: i casi continuano a essere registrati, in particolare tra le popolazioni più vulnerabili o tra chi proviene da Paesi ad alta endemia.
Epatite
Le epatiti (virali) mostrano andamenti diversi a seconda del tipo e della regione.
- Epatite B e C: A livello globale, rimangono un problema di salute pubblica, ma le nuove infezioni di epatite C sono in calo in molti Paesi grazie alle nuove terapie in grado di curare la malattia. L'OMS stima che nel mondo ci siano ancora milioni di persone che convivono con l'epatite B e C cronica. In Italia, i casi sono in calo grazie ai programmi di screening, alla vaccinazione per l'Epatite B e alle terapie efficaci per l'Epatite C, ma rimangono casi non diagnosticati.
- Epatite A: Questa forma di epatite, trasmessa attraverso l'acqua e il cibo contaminati, ha un andamento più legato a focolai specifici. L'incidenza può variare a seconda dell'igiene e delle condizioni sanitarie.
PORTOLAN: stanno aumentando i casi di sclerosi? In Italia e nel mondo…
GEMINI: Sì, i casi di sclerosi multipla stanno aumentando in modo significativo, sia in Italia che a livello globale.
Questo aumento non è dovuto solo a un miglioramento della diagnosi, ma è un fenomeno epidemiologico reale che preoccupa la comunità scientifica.
In Italia e nel mondo
Secondo i dati più recenti, il numero di persone che convivono con la sclerosi multipla è in costante crescita:
- A livello globale: Si stima che circa 2,8 milioni di persone abbiano la sclerosi multipla, un numero che è aumentato di circa il 30% in cinque anni. Questo significa che nel mondo, ogni cinque minuti, viene diagnosticato un nuovo caso.
- In Italia: Il nostro Paese è tra quelli con la più alta prevalenza. Si contano circa 137.000 persone con sclerosi multipla, e ogni anno si registrano oltre 3.600 nuove diagnosi. La malattia è più comune nelle regioni del Nord Italia e colpisce soprattutto i giovani, in particolare le donne, in un rapporto di 3 a 1 rispetto agli uomini.
Cause dell'aumento
Sebbene le cause esatte dell'aumento non siano ancora del tutto chiare, gli scienziati hanno identificato diversi fattori di rischio che si stanno diffondendo a livello globale.
- Fattori ambientali: La sclerosi multipla è più diffusa nei Paesi che si trovano a una maggiore distanza dall'equatore. Questo ha portato la ricerca a concentrarsi su un fattore chiave: la vitamina D. Una scarsa esposizione al sole e una carenza di vitamina D sono considerati un fattore di rischio significativo.
- Stili di vita: L'aumento dei tassi di obesità, in particolare durante l'infanzia e l'adolescenza, è fortemente correlato a un maggior rischio di sviluppare la malattia. Anche il fumo è un fattore di rischio accertato, in grado di accelerare la progressione della malattia.
- Diagnosi migliori: Sebbene non sia l'unico fattore, il miglioramento delle tecniche diagnostiche, in particolare con la risonanza magnetica (MRI), ha permesso di identificare la malattia più precocemente e con maggiore accuratezza rispetto al passato.
PORTOLAN: non sono un medico, ma un assoluto dilettante, sebbene interessato. Si può dire che le cause sottostanti delle malattie siano tre? Mutazione casuale “de novo”, ereditarietà e familiarità. Su queste tre cause-premesse agiscono poi i fattori scatenanti che abbiamo elencato: fattori ambientali, stili di vita, invecchiamento, maggiori diagnosi. E’ corretto?
GEMINI: La tua intuizione è molto buona e centra perfettamente il nocciolo della questione. Il modello che proponi è un modo eccellente e intuitivo per un non-esperto di approcciare un argomento complesso.
Scientificamente, possiamo dire che il tuo schema è corretto nella logica, ma necessita di alcune precisazioni per essere più preciso.
Le cause sottostanti (la "predisposizione")
Le tre categorie che hai individuato (mutazione de novo, ereditarietà e familiarità) sono tutte forme di vulnerabilità genetica. Tuttavia, la scienza medica identifica altre cause sottostanti, che non sono genetiche, ma che sono altrettanto fondamentali.
- Fattori Genetici: La tua classificazione è molto buona, anche se nella scienza si usa la distinzione tra ereditarietà (una mutazione in un singolo gene che si trasmette con schemi precisi, come nel caso della fibrosi cistica) e familiarità (un rischio più elevato che si ripresenta in una famiglia a causa della combinazione di più geni e fattori ambientali condivisi, come nel caso di molti tumori). La mutazione de novo è una forma di vulnerabilità genetica non ereditata.
- Fattori Infettivi: Molte malattie non hanno una causa genetica, ma sono provocate da agenti patogeni esterni come virus, batteri, funghi o parassiti (es. infezioni, influenze, ma anche tumori come il carcinoma della cervice uterina causato dal Papilloma Virus).
- Fattori Immunologici: In questo caso, la malattia è causata da una reazione anomala del sistema immunitario contro il proprio corpo (es. sclerosi multipla, artrite reumatoide).
- Fattori Degenerativi: Molte patologie sono semplicemente il risultato del naturale "logoramento" dei tessuti e degli organi nel tempo (es. demenze senili, osteoartrite).
I fattori scatenanti (la "scintilla")
I fattori che hai elencato sono perfettamente corretti e agiscono come una "scintilla" che innesca il processo patologico in una persona già predisposta.
- Fattori ambientali e stili di vita: Questi sono i fattori che la medicina definisce modificabili. L'esposizione al fumo, a sostanze inquinanti, una dieta scorretta e la sedentarietà possono danneggiare il DNA, innescare risposte infiammatorie e scatenare la malattia in chi ha una predisposizione (genetica o di altro tipo).
- L'invecchiamento: A differenza degli altri, l'invecchiamento è sia un processo fondamentale che porta a malattie degenerative, sia un fattore che aumenta la vulnerabilità ad altre cause (ad esempio, le cellule diventano meno capaci di riparare i danni del DNA nel tempo).
- Maggiori diagnosi: Questo è un punto cruciale. Non è una causa o un fattore scatenante della malattia, ma un fattore che spiega l'aumento dei casi registrati. Una diagnosi più accurata e precoce fa sì che si "scoprano" più malati, ma non che ce ne siano effettivamente di più in assoluto.
In sintesi, la tua logica è un ottimo punto di partenza per distinguere tra le cause profonde e ciò che le innesca, ma il quadro scientifico è più ampio e include fattori non solo genetici.
PORTOLAN: stanno aumentando i casi di Alzheimer e Parkinson in Italia e nel mondo? Le demenze?
GEMINI: Sì, i casi di demenza, in particolare di Alzheimer, e di malattia di Parkinson stanno aumentando in modo significativo, sia in Italia che a livello globale.
Questo incremento non è un mistero, ma è la diretta conseguenza di una tendenza demografica che sta caratterizzando il nostro secolo: l'invecchiamento della popolazione. Poiché l'età è il principale fattore di rischio per queste patologie neurodegenerative, l'aumento dell'aspettativa di vita a livello mondiale porta inevitabilmente a un maggior numero di casi.
Demenze e Malattia di Alzheimer
Le demenze sono la categoria di malattie neurodegenerative più in crescita.
- A livello globale: Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si stima che oltre 55 milioni di persone nel mondo vivano con una demenza, e ogni anno vengono diagnosticati circa 10 milioni di nuovi casi. I numeri sono destinati a triplicare entro il 2050. La malattia di Alzheimer è la forma più comune di demenza e rappresenta il 60-70% dei casi.
- In Italia: Si contano circa un milione di persone con demenza, e l'Alzheimer ne costituisce la stragrande maggioranza. Con l'Italia che detiene il primato per popolazione più anziana d'Europa, si prevede un ulteriore aumento delle diagnosi nei prossimi anni.
Malattia di Parkinson
Anche il Parkinson è in aumento, sebbene con un'incidenza inferiore rispetto alle demenze.
- A livello globale: La ricerca indica che il numero di persone con la malattia di Parkinson è più che raddoppiato negli ultimi 25 anni, raggiungendo circa 8,5 milioni di persone. Si stima che, senza un intervento, questo numero supererà i 12 milioni entro il 2040.
- In Italia: Le stime più recenti indicano circa 300.000 persone affette da Parkinson. Il numero di diagnosi continua a crescere, soprattutto a causa dell'invecchiamento della popolazione.
Perché stanno aumentando?
Il motivo principale di questo aumento è l'invecchiamento demografico. Molte di queste malattie non hanno un'unica causa, ma sono il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e, soprattutto, dell'età. Aumentando l'aspettativa di vita, aumenta il numero di persone che raggiungono la fascia d'età in cui queste malattie neurodegenerative hanno maggiori probabilità di manifestarsi.
PORTOLAN: erano presenti anche nel passato, o sono caratteristiche del tempo attuale?
GEMINI: Queste malattie non sono una novità dei tempi moderni, ma erano presenti anche nel passato. La differenza fondamentale è che oggi ne vediamo molti di più, e vengono diagnosticate con maggiore precisione.
Ecco una breve panoramica storica:
Malattia di Alzheimer
- Nel passato: La malattia di Alzheimer prende il nome dal medico tedesco Alois Alzheimer, che la descrisse per la prima volta nel 1906 analizzando il cervello di una paziente deceduta che aveva mostrato gravi sintomi di demenza. Prima di allora, i sintomi tipici della demenza venivano spesso liquidati come una conseguenza normale e inevitabile della vecchiaia, una condizione genericamente chiamata "demenza senile".
- Oggi: Sebbene esistesse, era molto meno comune vederla o diagnosticarla, semplicemente perché la vita media era molto più bassa. Poche persone vivevano abbastanza a lungo da manifestare i sintomi in età avanzata.
Malattia di Parkinson
- Nel passato: La malattia fu formalmente descritta dal medico britannico James Parkinson nel 1817, nel suo "Saggio sulla paralisi agitante". Anche in questo caso, la malattia non fu scoperta ma piuttosto descritta e classificata in modo scientifico per la prima volta. Esistono testi antichi, risalenti persino all'Antica India e all'Antica Grecia, che descrivono sintomi simili, suggerendo che fosse presente da secoli, se non da millenni.
- Oggi: Analogamente all'Alzheimer, l'aumento dell'aspettativa di vita ha portato a un numero molto più elevato di persone che raggiungono l'età a rischio per sviluppare questa malattia.
Conclusioni
Si può dire che queste malattie non sono un'invenzione dei tempi attuali, ma che la loro incidenza è strettamente legata all'età. In passato, a causa delle condizioni di vita e delle epidemie, la speranza di vita era molto più bassa, e quindi si moriva prima di poter manifestare queste patologie degenerative. L'aumento dei casi odierni è il risultato di un successo: viviamo più a lungo.
PORTOLAN: quali e quante sono state le principali pandemie in epoca moderna?
GEMINI: In epoca moderna, le principali pandemie sono state almeno sei, se si considerano gli eventi che hanno avuto un impatto su scala globale, con alta diffusione e conseguenze sulla mortalità. A queste si aggiungono epidemie significative che hanno minacciato di diventare pandemie.
Ecco le più importanti, in ordine cronologico.
Le principali pandemie in epoca moderna
- Influenza Spagnola (1918-1920): È stata la pandemia più letale della storia recente, causata da un virus influenzale H1N1. Colpì circa un terzo della popolazione mondiale e causò un numero di morti stimato tra i 20 e i 50 milioni, se non di più.
- Influenza Asiatica (1957-1958): Questa pandemia, causata dal virus H2N2, si diffuse rapidamente dal Sud-Est asiatico al resto del mondo. Si stima abbia causato tra 1 e 4 milioni di morti a livello globale.
- Influenza di Hong Kong (1968-1969): Causata da un nuovo ceppo di virus H3N2, questa pandemia colpì in particolare la popolazione anziana e causò circa un milione di decessi in tutto il mondo.
- HIV/AIDS (dal 1981 - in corso): A differenza delle precedenti, questa pandemia non è stagionale, ma un'epidemia a lungo termine che ha causato un'enorme perdita di vite umane. Si stima che abbia provocato oltre 35 milioni di morti in tutto il mondo.
- Pandemia H1N1 (2009): Conosciuta anche come "influenza suina", fu causata da un nuovo ceppo di H1N1. Sebbene la sua mortalità fu relativamente bassa rispetto agli standard storici (stimata tra 150.000 e 575.000 decessi), la sua diffusione fu rapidissima e globale.
- COVID-19 (dal 2019 - in corso): L'evento pandemico più recente, causato dal virus SARS-CoV-2. Ha avuto un impatto socio-economico senza precedenti e ha causato milioni di morti a livello globale.
PORTOLAN: veniamo ai dati su patologie invalidanti che compromettono la propagazione della specie, anche se non sono morali. Stanno aumentando i casi di soggetti down, ciechi, e i casi di impotenza e infertilità? Una statistica sul loro aumento (4 patologie) in Italia e nel mondo.
GEMINI: Se si analizzano i dati disponibili, è possibile affermare che i casi di cecità, infertilità e impotenza sono in aumento, mentre per la sindrome di Down la situazione è più complessa e legata a fattori demografici e diagnostici.
Sindrome di Down
L'incidenza della sindrome di Down è strettamente legata all'età della madre. Con l'aumento dell'età media al primo figlio, il rischio di concepire un bambino con la sindrome di Down aumenta. Tuttavia, la prevalenza alla nascita non sta necessariamente aumentando in modo proporzionale, poiché i progressi nella diagnostica prenatale e l'uso dello screening non invasivo offrono alle coppie la possibilità di prendere decisioni informate.
Non ci sono dati che indichino una crescita "epidemiologica" della sindrome di Down. Le statistiche variano a seconda dei Paesi, ma il dato rimane stabile in proporzione all'età della popolazione genitoriale.
Cecità e Ipovisione
Sì, i casi di cecità e ipovisione sono in aumento a livello globale.
- Nel mondo: Si stima che circa 1 miliardo di persone in tutto il mondo soffra di ipovisione o cecità, e che il numero continuerà a crescere a causa dell'invecchiamento della popolazione e della diffusione di malattie croniche come il diabete (che può portare a retinopatia diabetica).
- In Italia: Le statistiche mostrano un aumento delle diagnosi, in particolare tra la popolazione anziana. Le principali cause non sono malattie infettive, ma patologie croniche come la degenerazione maculare legata all'età (AMD), la retinopatia diabetica e il glaucoma.
Infertilità
L'infertilità è un problema in crescita, soprattutto nei Paesi occidentali.
- Nel mondo: Le stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) indicano che circa 1 coppia su 6 in tutto il mondo ha problemi di infertilità. Si tratta di un fenomeno in crescita costante, che riguarda sia gli uomini che le donne.
- In Italia: I dati mostrano un trend in aumento, con circa il 20-25% delle coppie che ha difficoltà a concepire. I fattori di rischio sono molteplici: l'età avanzata in cui si cerca la prima gravidanza, l'aumento del peso corporeo, il fumo, l'abuso di alcol, ma anche fattori ambientali come l'esposizione a sostanze inquinanti.
Impotenza (Disfunzione Erettile)
La disfunzione erettile (DE) è un problema molto diffuso, e la sua incidenza è in crescita.
- Nel mondo: Si stima che entro il 2025 circa 322 milioni di uomini in tutto il mondo soffriranno di disfunzione erettile. L'aumento è dovuto in gran parte all'invecchiamento della popolazione, ma anche a una maggiore incidenza di malattie come il diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari, che sono i principali fattori di rischio.
- In Italia: Si stima che circa 3 milioni di uomini soffrano di disfunzione erettile, con una prevalenza che aumenta con l'età ma che è in crescita anche nelle fasce di età più giovani. L'aumento dei casi tra i giovani è spesso correlato a fattori di rischio legati allo stile di vita, come il fumo, il sovrappeso, il consumo di alcol e l'uso di sostanze stupefacenti.
PORTOLAN: e per quanto riguarda il ritardo mentale distinto in grave e lieve, in Italia e nel mondo.
GEMINI: Per quanto riguarda la disabilità intellettiva (il termine oggi più corretto e utilizzato in ambito clinico al posto di "ritardo mentale"), non è facile tracciare una tendenza chiara a livello globale, poiché i dati variano notevolmente a seconda dei Paesi e delle metodologie di raccolta. Tuttavia, possiamo dire che la sua prevalenza è significativa e che i trend sono complessi, specialmente distinguendo tra le forme lievi e gravi.
Prevalenza in Italia e nel mondo
Le stime globali indicano che la disabilità intellettiva interessa circa l'1-3% della popolazione mondiale. In Italia, i dati sono meno precisi, ma le stime sono in linea con la media internazionale.
- Forme gravi: La prevalenza della disabilità intellettiva grave (con un quoziente intellettivo inferiore a 50) è relativamente stabile ed è più facile da tracciare. Spesso è associata a cause genetiche o a problemi di sviluppo prenatale, come nel caso della sindrome di Down.
- Forme lievi: La disabilità intellettiva lieve (con un quoziente intellettivo tra 50 e 70) è molto più comune e la sua prevalenza è meno stabile. Le sue cause sono spesso multifattoriali e includono fattori genetici, ambientali e socio-economici. È in questa categoria che le variazioni nei dati possono riflettere fattori sociali e diagnostici.
Perché i dati sono complessi?
L'analisi dell'andamento dei casi non è semplice come per altre patologie, a causa di fattori che non sono strettamente biologici:
- Miglioramento delle diagnosi: Una migliore comprensione dei disturbi dello sviluppo e l'introduzione di strumenti diagnostici più accurati hanno permesso di identificare e classificare più casi, specialmente le forme lievi che in passato potevano non essere diagnosticate.
- Fattori socio-economici: La malnutrizione infantile, l'esposizione a sostanze tossiche o la mancanza di un ambiente stimolante durante le prime fasi di vita sono noti per influenzare lo sviluppo cognitivo. Le variazioni in queste condizioni possono influire sull'incidenza delle forme lievi, particolarmente nelle fasce di popolazione più vulnerabili.
- Cambiamenti nella terminologia e nei criteri diagnostici: Le definizioni cliniche di disabilità intellettiva si sono evolute nel tempo, il che rende difficile confrontare i dati storici con quelli attuali.
In sintesi, mentre il numero di persone con disabilità intellettiva grave è rimasto relativamente costante, la prevalenza delle forme lievi sembra risentire maggiormente dei cambiamenti sociali e delle capacità diagnostiche.
PORTOLAN: dimmi in Italia e nel mondo, dei disturbi specifici dell’apprendimento, e in particolare della dislessia e della discalculia.
GEMINI: I DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) sono una categoria di disturbi del neurosviluppo che riguardano le abilità di lettura, scrittura e calcolo. La loro prevalenza è significativa sia in Italia che nel mondo, anche se i numeri esatti possono variare in base a diversi fattori, tra cui i criteri diagnostici e la consapevolezza sociale.
Panoramica sui DSA in Italia
In Italia, i dati più affidabili sui DSA provengono dal Ministero dell'Istruzione, che monitora gli studenti con una certificazione diagnostica.
- Percentuali in crescita: Il numero di studenti con una diagnosi di DSA è in costante aumento. Nell'anno scolastico 2022/2023, la percentuale di studenti con DSA certificato ha superato il 5%, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti (era circa il 3% nel 2017/2018). Questo aumento è in gran parte dovuto alla maggiore consapevolezza, a una migliore formazione degli insegnanti e alla maggiore accessibilità dei servizi diagnostici.
- Distribuzione dei disturbi: Tra i DSA, la dislessia è il disturbo più comune, seguita dalla disortografia (difficoltà a scrivere in modo corretto) e dalla disgrafia (difficoltà nella grafia). La discalculia (difficoltà con i calcoli) è la forma meno frequente tra quelle diagnosticate in modo esclusivo, ma si presenta spesso in comorbilità con gli altri disturbi.
Panoramica sui DSA nel mondo
A livello globale, le stime di prevalenza sono simili a quelle italiane, anche se variano notevolmente da Paese a Paese.
- Dislessia: Si stima che la dislessia colpisca tra il 5% e il 10% della popolazione scolastica mondiale. La percentuale può essere più alta in alcune aree geografiche o in sistemi scolastici in cui la diagnosi è più precisa e precoce.
- Discalculia: L'incidenza della discalculia è stimata tra il 3% e il 6% della popolazione, sebbene sia meno studiata e riconosciuta rispetto alla dislessia. I dati sono meno consistenti, anche perché i sintomi possono essere confusi con una semplice difficoltà in matematica.
Perché i casi sembrano in aumento?
L'aumento nelle statistiche non significa che ci siano più persone con un DSA rispetto al passato, ma piuttosto che siamo diventati molto più bravi a identificarli. L'aumento è la conseguenza di:
- Maggiore consapevolezza: Le famiglie, gli insegnanti e i medici sono più informati sui DSA e sulle loro manifestazioni.
- Miglioramento dei test diagnostici: I protocolli e gli strumenti di valutazione sono diventati più accurati e specifici.
- Riconoscimento legale: In Paesi come l'Italia, l'introduzione di leggi specifiche (legge 170/2010) ha garantito agli studenti con DSA il diritto a un percorso scolastico personalizzato e a strumenti compensativi, incentivando di fatto le diagnosi.
PORTOLAN: stanno aumentando i casi in Italia e nel mondo di autismo? E per quanto riguarda le forme più gravi e invalidanti..
GEMINI: Sì, i casi diagnosticati di autismo (Disturbo dello Spettro Autistico - DSA) stanno aumentando in modo molto evidente sia in Italia che nel mondo. Tuttavia, questo aumento è considerato dalla comunità scientifica un fenomeno legato principalmente a diagnosi più accurate e a una maggiore consapevolezza, piuttosto che a un reale e improvviso incremento della condizione in sé.
La situazione in Italia e nel mondo
- A livello globale, i dati più recenti indicano una prevalenza di circa 1 bambino su 36 negli Stati Uniti (dati CDC 2020), un numero che è aumentato costantemente nel tempo (era 1 su 150 nel 2000). Anche in Europa e nel resto del mondo si osservano trend simili.
- In Italia, si stima che circa 1 bambino su 77 (in età compresa tra 7 e 9 anni) riceva una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. Il numero di diagnosi è aumentato di circa 10 volte negli ultimi 40 anni.
E per quanto riguarda le forme più gravi?
Questa è una distinzione cruciale. I dati mostrano che la maggior parte dell'aumento nelle statistiche riguarda le forme più lievi e ad alto funzionamento dello spettro autistico (come l'ex sindrome di Asperger), che in passato venivano spesso non riconosciute o diagnosticate erroneamente come altri disturbi (es. ritardo del linguaggio, disturbi comportamentali, ecc.).
Al contrario, la prevalenza delle forme più gravi e invalidanti di autismo, che si manifestano con un quadro clinico più evidente e precocemente, è rimasta sostanzialmente stabile negli ultimi decenni.
In altre parole, l'aumento dei casi registrati riflette il fatto che il concetto di "spettro" è stato ampliato per includere una gamma molto più vasta di condizioni, e che la nostra capacità di diagnosticare anche le forme meno visibili è notevolmente migliorata.
PORTOLAN: Il consumo di droga avviene su basi di predisposizione genetica?
GEMINI: Sì, la predisposizione genetica gioca un ruolo importante nel consumo di droghe e, in particolare, nello sviluppo di una dipendenza, ma non ne è la sola causa. La scienza moderna vede la dipendenza come il risultato di una complessa interazione tra geni, ambiente e scelte personali.
Il ruolo della genetica
Studi sui gemelli e sulle famiglie hanno dimostrato che circa il 40-60% del rischio di sviluppare una dipendenza da sostanze è ereditabile. Ciò non significa che esista un singolo "gene della dipendenza", ma piuttosto che una combinazione di varianti genetiche può influenzare diversi aspetti del comportamento:
- La risposta del cervello: Alcune persone hanno un sistema di ricompensa (legato alla dopamina) che risponde in modo più intenso alle droghe, rendendo la sensazione piacevole più potente e la dipendenza più facile.
- Il metabolismo della sostanza: I geni possono influenzare la velocità con cui il corpo metabolizza una sostanza, modificandone gli effetti e la probabilità di sviluppare una dipendenza.
- Tratti di personalità: La genetica può contribuire a tratti come l'impulsività o la ricerca di sensazioni forti, che aumentano il rischio di sperimentare droghe.
L'importanza dell'ambiente
Se la genetica fornisce la "predisposizione", i fattori ambientali agiscono come "innesco". Una persona con una forte predisposizione genetica potrebbe non sviluppare mai una dipendenza se non viene esposta a fattori di rischio esterni. I principali fattori ambientali includono:
- L'ambiente familiare: L'esposizione precoce all'abuso di sostanze in famiglia, la mancanza di un adeguato supporto genitoriale o abusi subiti possono aumentare notevolmente il rischio.
- Fattori sociali: La pressione dei pari, la povertà, il livello di istruzione e l'accesso alle droghe sono tutti elementi che contribuiscono al rischio.
- Traumi e stress: Eventi traumatici o stress cronico possono alterare i circuiti cerebrali, rendendo un individuo più vulnerabile a cercare un sollievo nelle sostanze.
In sintesi, la genetica non determina il destino, ma aumenta la vulnerabilità. Un individuo non nasce "predestinato" a essere dipendente, ma nasce con una maggiore o minore sensibilità al rischio, che sarà poi determinata dal contesto in cui vive.
PORTOLAN: quindi le dipendenza sono forme di patologie?
GEMINI: Sì, le dipendenze sono considerate a tutti gli effetti delle patologie o malattie croniche.
La medicina e la psichiatria moderne non considerano più la dipendenza un difetto morale o una debolezza della volontà, ma una vera e propria malattia del cervello.
La dipendenza è caratterizzata da:
- Alterazioni cerebrali: L'uso prolungato di sostanze (o comportamenti compulsivi) provoca cambiamenti strutturali e funzionali nel cervello, in particolare nel sistema di ricompensa, nelle aree che controllano la motivazione, la memoria e l'autocontrollo. Queste modifiche cerebrali rendono molto difficile smettere di usare la sostanza, nonostante le conseguenze negative.
- Malattia cronica e recidivante: Come altre malattie croniche (es. asma, diabete), la dipendenza è una condizione a lungo termine che può avere periodi di remissione e ricadute. Richiede una gestione continua e non può essere curata solo con la forza di volontà.
- Diagnosi clinica: La dipendenza è una condizione diagnosticabile. Sia l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che l'American Psychiatric Association la classificano ufficialmente come un disturbo nei rispettivi manuali diagnostici (ICD e DSM).
PORTOLAN: …e rientrano quindi anche tra le cause di morte, come l’overdose…
GEMINI: Sì, assolutamente. La dipendenza, in quanto patologia, rientra tra le cause di morte, sia in modo diretto che indiretto.
Morte diretta per overdose
L'overdose è la causa di morte più immediata e nota. Si verifica quando un individuo assume una quantità eccessiva di una sostanza che il suo corpo non riesce a metabolizzare. L'effetto è un'interruzione critica delle funzioni vitali. Per esempio, l'overdose da oppioidi (come l'eroina o il fentanyl) causa la depressione respiratoria, portando al soffocamento e alla morte.
Morte indiretta dovuta alla dipendenza
La dipendenza è una malattia che uccide anche a lungo termine, attraverso una serie di conseguenze sul corpo e sul comportamento.
- Malattie croniche: L'abuso prolungato di sostanze danneggia gli organi vitali. L'alcolismo può portare a cirrosi epatica e tumori del fegato. L'abuso di sostanze iniettabili può causare infezioni gravi come l'epatite C e l'HIV, che nel tempo possono essere fatali.
- Incidenti e traumi: Essere sotto l'effetto di sostanze altera le capacità cognitive, motorie e di giudizio, aumentando in modo esponenziale il rischio di incidenti stradali, cadute, annegamenti e altri tipi di infortuni mortali.
- Suicidio: Vi è un forte legame tra abuso di sostanze e suicidio. La dipendenza è spesso correlata a disturbi mentali come la depressione, che possono portare a pensieri e comportamenti suicidi.
- Comportamenti a rischio: L'uso di sostanze può spingere a comportamenti sconsiderati, come il sesso non protetto che può portare a infezioni trasmissibili e l'esposizione a situazioni violente, che possono avere esiti fatali.
In sintesi, la dipendenza è una patologia che può essere fatale sia in modo acuto e improvviso (overdose) sia in modo cronico e progressivo, distruggendo lentamente l'organismo e aumentando la vulnerabilità a una miriade di rischi.
PORTOLAN: mi dai una classificazione delle malattie psichiatriche invalidanti e quelli potenziali cause di morte?
GEMINI: Le malattie psichiatriche invalidanti sono patologie complesse che compromettono significativamente la capacità di una persona di funzionare nella vita quotidiana. Sebbene non causino direttamente la morte come una malattia infettiva, possono avere esiti fatali attraverso una serie di meccanismi.
Classificazione delle malattie psichiatriche invalidanti
Le principali categorie di disturbi psichiatrici che possono portare a una grave compromissione funzionale includono:
- Disturbi dell'Umore: Caratterizzati da alterazioni significative dell'umore, come nel caso del Disturbo Depressivo Maggiore e del Disturbo Bipolare (alternanza tra stati di euforia e depressione). Possono causare una profonda disabilità, isolamento e perdita di interesse per la vita.
- Disturbi Psicotici: Sono caratterizzati da una grave alterazione della percezione della realtà, come nella schizofrenia. I sintomi includono allucinazioni (vedere o sentire cose inesistenti), deliri (credenze false e irremovibili) e grave disorganizzazione del pensiero e del comportamento.
- Disturbi di Personalità: Un esempio invalidante è il Disturbo Borderline di Personalità, che si manifesta con un'intensa instabilità emotiva, relazioni interpersonali caotiche e impulsività, spesso accompagnata da comportamenti autolesionistici.
- Disturbi d'Ansia e Correlati a Traumi: In forme estreme, disturbi come il Disturbo Post-Traumatico da Stress (PTSD) o il Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) possono rendere la persona incapace di svolgere attività basilari, confinandola in uno stato di isolamento e sofferenza.
- Disturbi da Uso di Sostanze: Sono considerati a tutti gli effetti malattie psichiatriche che causano una dipendenza fisica e psicologica, con un impatto devastante sulla vita dell'individuo e sulla sua salute.
Potenziali cause di morte
La mortalità legata a queste patologie non è causata dalla malattia in sé, ma dalle sue conseguenze, che possono essere dirette o indirette.
- Suicidio: È la principale causa di morte in molte malattie psichiatriche. Un profondo senso di disperazione, un dolore emotivo insopportabile, o la perdita di contatto con la realtà (come nelle psicosi) possono spingere la persona a togliersi la vita. Il rischio di suicidio è particolarmente elevato in persone con depressione maggiore, disturbo bipolare, schizofrenia e disturbo borderline di personalità.
- Abuso di sostanze: Molte persone con una malattia psichiatrica tendono ad abusare di alcol o droghe come forma di auto-medicazione. Questo può portare a morte per overdose, ma anche a infezioni (come HIV/AIDS o epatite) e a danni progressivi agli organi interni (fegato, cuore, reni).
- Problemi di salute fisica: Le malattie psichiatriche croniche sono associate a una minore aspettativa di vita a causa di una scarsa attenzione alla salute fisica. La vita sedentaria, l'alimentazione scorretta, la malnutrizione e il fumo, spesso presenti in queste condizioni, portano a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, diabete e tumori.
- Incidenti e traumi: L'alterazione del giudizio, la disattenzione e l'impulsività (spesso associate a psicosi, disturbo bipolare o uso di sostanze) possono aumentare il rischio di incidenti stradali, annegamenti o altri tipi di infortuni mortali.
PORTOLAN: la depressione psichiatrica è considerata quasi una epidemia del nostro tempo. Quanti sono i casi al mondo e in Italia? Stanno aumentando?
GEMINI: La percezione della depressione come un fenomeno diffuso, quasi una "epidemia" del nostro tempo, è supportata dai dati scientifici. La malattia è diventata una delle principali cause di disabilità a livello globale e il numero di casi è in aumento.
Quanti sono i casi e stanno aumentando?
Sì, i casi di depressione sono in aumento, con un impatto significativo sulla salute pubblica.
- A livello mondiale: L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che circa 280 milioni di persone in tutto il mondo soffrano di depressione. Questo la rende una delle condizioni mediche più diffuse. I dati recenti indicano che il numero di casi è aumentato significativamente nell'ultimo decennio, con la pandemia di COVID-19 che ha provocato un aumento senza precedenti del 25% nei casi di depressione e ansia a livello globale.
- In Italia: I dati sono in linea con la tendenza mondiale. Si stima che in Italia la depressione colpisca circa 3 milioni di persone, rendendola la patologia mentale più diffusa nel Paese. Anche qui, l'incidenza è aumentata negli ultimi anni, in parte a causa dello stress legato a fattori economici, sociali e, in particolare, agli effetti psicologici della pandemia.
Perché la depressione è in aumento?
L'aumento dei casi non è dovuto a una singola causa, ma a una combinazione di fattori complessi:
- Maggiore consapevolezza e diagnosi: Oggi la depressione è meno stigmatizzata rispetto al passato, e questo incoraggia più persone a cercare aiuto medico. La maggiore formazione dei medici e degli specialisti porta a una diagnosi più accurata.
- Fattori socio-economici: L'aumento dello stress nella vita moderna, le pressioni lavorative, l'isolamento sociale e le incertezze economiche sono tutti fattori che contribuiscono a una maggiore vulnerabilità.
- La pandemia COVID-19: L'isolamento, la paura, il lutto e l'incertezza economica legati alla pandemia hanno avuto un impatto devastante sulla salute mentale di milioni di persone, provocando un'impennata dei casi di depressione in tutte le fasce d'età.
PORTOLAN: è vero che la distribuzione delle malattie nel mondo e il trend eventuale della loro crescita è statisticamente uniforme in tutte le nazioni del mondo, al di là delle differenze per stili di vita e fattori ambientali tra Nord e Sud del mondo?
GEMINI: No, non è affatto vero. La distribuzione e l'andamento delle malattie nel mondo non sono statisticamente uniformi tra le nazioni. Al contrario, sono estremamente eterogenei e mostrano differenze marcate che sono direttamente correlate a fattori socio-economici, demografici, ambientali e, in particolare, a quelli che hai citato: gli stili di vita.
Il concetto di "uniformità" delle malattie è smentito dall'analisi dei dati sanitari globali, che mostrano un "doppio carico" di patologie.
Il doppio carico di malattie: Nord vs. Sud del mondo
La principale differenza risiede nella tipologia di malattie che affliggono le popolazioni:
- Paesi a basso reddito (Global South): Il carico di malattie è dominato da malattie infettive, materne, neonatali e nutrizionali. L'accesso limitato a acqua potabile, servizi igienici, vaccini e cure sanitarie di base rende le popolazioni vulnerabili a malattie come malaria, tubercolosi, HIV/AIDS e infezioni parassitarie.
- Paesi ad alto reddito (Global North): Il carico di malattie è dominato da malattie non trasmissibili e croniche, strettamente legate all'invecchiamento della popolazione e agli stili di vita. Parliamo di malattie cardiovascolari, tumori, diabete, malattie neurodegenerative e depressione.
Queste differenze sono evidenti anche nei trend di crescita. L'aumento dei tumori e delle malattie neurodegenerative nei Paesi occidentali è una conseguenza diretta dell'aumento dell'aspettativa di vita, mentre la lotta contro le malattie infettive rimane la priorità principale in molte nazioni in via di sviluppo.
L'importanza di stili di vita e fattori ambientali
I fattori che hai escluso nella tua domanda, gli stili di vita e l'ambiente, sono proprio ciò che guida le differenze epidemiologiche.
- Dieta e sedentarietà: La diffusione globale della "dieta occidentale" e di stili di vita sedentari sta portando a un aumento dei tassi di obesità e diabete anche in Paesi dove in passato erano rari.
- Inquinamento: L'esposizione all'inquinamento atmosferico e idrico in diverse aree del mondo contribuisce in modo differente all'insorgenza di malattie respiratorie e di vari tipi di tumori.
In sintesi, la distribuzione e l'andamento delle malattie non sono uniformi, ma seguono schemi ben precisi che riflettono le condizioni sanitarie, sociali ed economiche di ogni nazione.
PORTOLAN: sì, però in tutte le nazioni ci sono sostanzialmente tutte le tipologie patogene maggiori, come cancro e ictus, e ovunque sono in aumento, è corretto?
GEMINI: Questa è un'osservazione molto precisa e tocca un punto cruciale. Hai ragione, patologie diffuse come il cancro e l'ictus sono presenti in tutte le nazioni e sono quasi ovunque in aumento.
Tuttavia, il tuo ragionamento non contraddice l'idea di una distribuzione non uniforme, ma la rafforza, perché le ragioni di questo aumento, i tipi di malattie e le loro conseguenze sono profondamente diverse tra le nazioni.
Il cancro
L'aumento globale dei casi di cancro è una realtà, ma i dati mostrano una netta disparità nelle cause e nei tipi più diffusi.
- Paesi ricchi: L'aumento dei casi è guidato principalmente da tumori legati allo stile di vita e all'invecchiamento, come i tumori del colon-retto, del seno, della prostata e del polmone. In queste nazioni, le diagnosi sono spesso più precoci grazie agli screening, ma i tassi di incidenza rimangono elevati a causa di obesità, fumo e sedentarietà.
- Paesi poveri: L'aumento dei casi è in gran parte dovuto a tumori legati a infezioni, come il cancro al fegato (spesso causato da epatite virale), il cancro allo stomaco (causato da Helicobacter pylori) e il cancro alla cervice uterina (causato da HPV). In queste aree, la mancanza di vaccini e di screening rende queste patologie particolarmente diffuse e letali.
L'ictus
L'ictus è una delle principali cause di morte e disabilità in tutto il mondo, ma anche in questo caso le differenze sono abissali.
- Paesi ricchi: Sebbene i casi siano in aumento a causa dell'invecchiamento e di stili di vita non salutari, la mortalità e la disabilità dovute all'ictus sono in calo. Questo grazie all'accesso a cure di emergenza immediate, a trattamenti avanzati (come la trombolisi) e a una riabilitazione intensiva.
- Paesi poveri: L'incidenza è in forte aumento a causa di una maggiore prevalenza di fattori di rischio (ipertensione non trattata, fumo, diabete). L'esito clinico è molto più grave: la mortalità e la disabilità rimangono altissime a causa della mancanza di infrastrutture sanitarie, di trattamenti salvavita e di programmi di riabilitazione.
In sintesi, mentre il cancro e l'ictus sono minacce globali, le loro radici e i loro esiti sono profondamente diversi a seconda del contesto.
PORTOLAN: e le malattie a totale debilitazione come la cecità, l’impotenza, l’infertilità e il ritardo mentale?
GEMINI: Le patologie che menzioni hanno tendenze e cause distinte, ma mostrano un aumento in Italia e nel mondo, sebbene per ragioni complesse e non sempre legate a un'unica causa. Analizziamo ciascuna.
Cecità e Ipovisione
Sì, i casi di cecità sono in aumento, con un impatto globale significativo.
- Nel mondo: Si stima che circa 1 miliardo di persone soffra di ipovisione o cecità. Questo aumento è guidato principalmente dall'invecchiamento della popolazione e dalla diffusione di malattie croniche come il diabete (che può causare retinopatia diabetica), che sono le principali cause di cecità in molte parti del mondo.
- In Italia: Le statistiche mostrano un aumento delle diagnosi, soprattutto tra le persone anziane, a causa di patologie come la degenerazione maculare legata all'età (AMD) e il glaucoma.
Infertilità
L'infertilità è un problema in crescita costante che riguarda un numero sempre maggiore di coppie.
- Nel mondo: L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stima che circa 1 coppia su 6 abbia difficoltà a concepire. Questo trend è in aumento sia per gli uomini che per le donne.
- In Italia: Circa il 20-25% delle coppie italiane ha problemi di fertilità. I fattori che contribuiscono a questo aumento sono l'età in cui si cerca il primo figlio, stili di vita non salutari (fumo, obesità) e fattori ambientali come l'esposizione a inquinanti.
Impotenza (Disfunzione Erettile)
Anche la disfunzione erettile (DE) è in crescita, e non solo tra la popolazione anziana.
- Nel mondo: Entro il 2025 si prevede che oltre 320 milioni di uomini soffriranno di disfunzione erettile. L'aumento è legato principalmente a malattie croniche come diabete e ipertensione, e a stili di vita errati.
- In Italia: Circa 3 milioni di uomini soffrono di DE. L'incidenza è in aumento anche nelle fasce di età più giovani, a causa di fattori come stress, fumo e sovrappeso.
Disabilità Intellettiva
In questo caso, il trend non è un aumento in senso "biologico".
- Nel mondo: La prevalenza stimata rimane relativamente stabile, con un impatto tra l'1% e il 3% della popolazione. La maggior parte dei casi sono di lieve entità.
- In Italia: I dati sono in linea con la media globale. L'aumento apparente nelle statistiche è dovuto a un netto miglioramento delle capacità diagnostiche e a una maggiore consapevolezza da parte di medici e genitori. Le forme più lievi, che in passato non venivano riconosciute, sono ora correttamente identificate, portando a un aumento delle diagnosi registrate.
PORTOLAN: Per quanto riguarda l'urgenza globale del diabete? E' in crescita? I dati nel mondo e in Italia...
GEMINI: Sì, il diabete è una grave e crescente urgenza sanitaria globale. I dati indicano un aumento significativo della sua prevalenza in tutto il mondo, con un impatto notevole sulla salute pubblica e sull'economia. La maggior parte dei casi riguarda il diabete di tipo 2, strettamente legato a fattori come obesità, alimentazione scorretta e sedentarietà.
Dati globali 📈
- L'International Diabetes Federation (IDF) e l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) stimano che il numero di adulti affetti da diabete a livello globale abbia superato gli 800 milioni, un numero più che quadruplicato dal 1990.
- Questa crescita è particolarmente rapida nei Paesi a basso e medio reddito, dove le risorse per la diagnosi e il trattamento sono spesso limitate.
- Le previsioni indicano che il numero di persone con diabete continuerà a salire, raggiungendo oltre 780 milioni entro il 2045.
- Il diabete è una delle principali cause di morte a livello globale ed è associato a gravi complicazioni come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e perdita della vista.
Dati in Italia 🇮🇹
- Anche in Italia il diabete è in costante aumento. Si stima che oltre 4 milioni di persone abbiano una diagnosi di diabete, pari a circa il 6,6% della popolazione.
- A questo numero si aggiungono circa 1,5 milioni di persone che si stima abbiano il diabete ma non sanno di esserne affette.
- La prevalenza della malattia cresce con l'età, raggiungendo circa il 21% nelle persone con più di 75 anni.
- La malattia è più diffusa nel Sud e nelle Isole rispetto alle regioni settentrionali, ed è associata a un minor livello di istruzione e a difficoltà economiche.
- Il diabete in Italia comporta anche un enorme onere economico, con costi sanitari diretti e indiretti che superano i 20 miliardi di euro all'anno.
PORTOLAN: non pensi che la consapevolezza delle cause ufficiali delle malattie e del loro incremento abbia un carattere consolatorio, per una comunità scientifica che forse non vuole vedere che questo aumento è un trend costante, che riguarda tutte le malattie, e la cui causa forse non è affatto chiara? Per quanto riguarda la depressione, il suo aumento si dice è dovuto a una maggiore consapevolezza. E’ proprio così?
GEMINI: Questa è un'osservazione molto acuta e tocca un punto fondamentale: il rapporto tra la conoscenza scientifica, la nostra ansia per il futuro e la ricerca di risposte rassicuranti. L'idea che le spiegazioni scientifiche siano una forma di "consolazione" è un dubbio profondo e legittimo.
Consolazione o Evidenza?
Da un punto di vista scientifico, la risposta è che non si tratta di consolazione, ma di evidenza. L'analisi epidemiologica dei trend delle malattie non mostra un aumento uniforme e misterioso di "tutte" le patologie. Al contrario, il quadro è molto variegato:
- Alcune malattie sono in calo: Le malattie infettive come la poliomielite, il morbillo e il tetano sono state quasi eradicate in molte parti del mondo grazie ai vaccini e a migliori condizioni igieniche.
- Altre malattie sono in aumento: L'incidenza di malattie come il diabete di tipo 2, i tumori legati all'obesità e le malattie cardiovascolari è in crescita, ma le cause sono state rintracciate in fattori ambientali e stili di vita che si sono diffusi globalmente (es. diete ricche di zuccheri e grassi, sedentarietà).
Queste tendenze diverse suggeriscono che non esista una singola causa universale e sconosciuta, ma piuttosto che ogni aumento sia il risultato di fattori specifici che la scienza sta attivamente indagando e, in molti casi, sta spiegando. La "consolazione" non è il fine, ma la certezza che viene dalla validazione dei dati.
L'aumento della depressione e la "maggiore consapevolezza"
Questa è una domanda chiave, ed è corretto non accettare la spiegazione superficiale. La risposta, in realtà, è più complessa e probabilmente comprende entrambi i lati del problema.
Non si può escludere che la maggiore consapevolezza sia la spiegazione principale per l'aumento delle diagnosi. Oggi, la depressione è meno stigmatizzata, e le persone sono più propense a chiedere aiuto. Inoltre, i criteri diagnostici si sono evoluti per includere una gamma più ampia di sintomi e gravità.
Tuttavia, è anche probabile che il numero di persone che soffrono effettivamente di depressione stia aumentando. I fattori che abbiamo menzionato prima, come l'aumento della solitudine, la pressione sociale, lo stress economico e i traumi collettivi (come la pandemia), sono tutti elementi che contribuiscono a una maggiore vulnerabilità.
In sintesi, la "maggiore consapevolezza" spiega perché le statistiche sono in aumento, ma è molto probabile che a questo si aggiunga un reale aumento della sofferenza dovuto alle condizioni di vita del nostro tempo.
PORTOLAN: gli aumenti cosiddetti “de novo” sono quelli attribuiti a mutazione casuali senza apparente spiegazione?
GEMINI: Sì, il concetto è corretto, ma con una precisazione terminologica che è fondamentale.
L'espressione mutazione "de novo" è la dicitura scientifica usata per descrivere una mutazione genetica (un cambiamento nel DNA) che si presenta per la prima volta in un individuo e che non è stata ereditata da nessuno dei genitori.
Che cos'è una mutazione "de novo"?
Sono alterazioni genetiche che sorgono in modo casuale, senza una causa evidente o una spiegazione apparente. Questo può avvenire:
- Durante la formazione delle cellule riproduttive (spermatozoi o ovuli) dei genitori.
- Nelle primissime fasi dello sviluppo dell'embrione, subito dopo la fecondazione.
Le mutazioni "de novo" sono molto rare. Non sono un fenomeno in aumento e non sono associate a fattori esterni come lo stile di vita. Sono semplicemente il risultato di un errore spontaneo e casuale nella duplicazione del DNA, un evento che è sempre avvenuto nella storia biologica.
Perché non spiega l'aumento dei casi
È qui che è importante distinguere. Un aumento dei casi di una malattia in una popolazione non è dovuto a un aumento delle mutazioni "de novo". L'aumento dei casi di una patologia, come ad esempio i disturbi dello spettro autistico, è spiegato da fenomeni su larga scala, come:
- Migliore diagnostica: Siamo diventati più bravi a riconoscere e diagnosticare la malattia.
- Cambiamento dei criteri diagnostici: Le definizioni cliniche si sono ampliate, includendo forme più lievi.
- Fattori ambientali: Influenze come l'inquinamento, gli stili di vita, ecc.
In sintesi, la mutazione "de novo" è una causa genetica per l'insorgenza di una malattia in un singolo individuo, ma non è la spiegazione per l'aumento dei casi a livello di popolazione.
PORTOLAN: non lo è perché è casuale, e se è casuale non serve per indicare un trend, giusto?
GEMINI: Sì, esatto. Hai colto perfettamente il punto.
Una mutazione "de novo" non può essere la causa di un trend di aumento perché, per sua stessa definizione, è un evento casuale e imprevedibile.
Un trend, come l'aumento dei casi di una malattia in una popolazione, richiede un fattore che agisca in modo sistematico e su larga scala. Alcuni esempi sono:
- Fattori ambientali (es. inquinamento) che influenzano più persone contemporaneamente.
- Cambiamenti negli stili di vita (es. dieta, fumo) che si diffondono nella popolazione.
- Fattori demografici (es. l'invecchiamento) che cambiano la composizione della popolazione.
La mutazione "de novo" è un evento isolato, come vincere alla lotteria. Il fatto che una persona vinca non spiega perché il numero di persone che gioca alla lotteria sia in aumento. Allo stesso modo, una mutazione casuale non può spiegare un andamento di crescita di una patologia.
PORTOLAN: prima hai detto che “l'analisi epidemiologica dei trend delle malattie non mostra un aumento uniforme e misterioso di "tutte" le patologie”; e se questa causa non fosse casuale, ma proprio dovuto a una causa unica e sconosciuta?
GEMINI: Quella che sollevi è una domanda profonda che ci porta a confrontarci con i limiti della conoscenza scientifica. L'idea di una singola causa sconosciuta che guida l'aumento di tutte le malattie è, per sua natura, difficile da dimostrare o confutare in modo definitivo.
La posizione della scienza
La scienza si basa su prove empiriche e sull'osservazione di fenomeni ripetibili. La ragione per cui l'epidemiologia non accetta l'ipotesi di una "causa unica e sconosciuta" è che i dati non la supportano. Se esistesse un fattore misterioso che sta rendendo "tutti" più malati, ci aspetteremmo di vedere un aumento generalizzato e uniforme di ogni singola patologia, il che, come abbiamo visto, non accade.
- Malattie infettive: Sono diminuite drasticamente grazie a igiene e vaccini.
- Malattie cardiovascolari: Sono aumentate, ma sono strettamente correlate a stili di vita (dieta, sedentarietà, fumo).
- Malattie neurodegenerative: Sono in crescita, ma l'aumento è spiegato in larga parte dall'invecchiamento della popolazione.
Questo quadro complesso suggerisce che non vi sia un unico "demone" che ci sta rendendo malati, ma una serie di fattori specifici (genetici, ambientali, sociali) che agiscono su diverse patologie in modi diversi.
La natura della spiegazione
Per la scienza, una spiegazione è valida se è falsificabile, cioè se può essere smentita dall'evidenza. L'ipotesi di una "causa unica e sconosciuta" non è falsificabile, perché non specifica che cosa sia e quali siano i suoi effetti, rendendola più una questione di filosofia che di scienza. La ricerca scientifica opera identificando e isolando i singoli fattori, per quanto complessi, per poterli studiare.
Inoltre, la consapevolezza e la migliore diagnostica non sono un modo per nascondere il problema, ma un elemento cruciale della spiegazione. Negare il loro impatto significherebbe non dare il giusto peso al lavoro di decenni di medici e ricercatori che hanno migliorato la nostra capacità di riconoscere le malattie. L'aumento delle diagnosi di autismo e DSA non è la stessa cosa di una vera e propria epidemia, come quella di COVID-19, i cui effetti sono stati osservati e misurati in tempo reale sulla mortalità, sui ricoveri e sulla diffusione.
In sintesi, la scienza non esclude per principio l'esistenza di cause sconosciute, ma le ignora fintanto che non vi sono prove a loro sostegno. L'approccio attuale, basato sull'identificazione di cause specifiche (invecchiamento, inquinamento, stili di vita) per specifici aumenti, è l'unico che ha portato a risultati concreti, come lo sviluppo di strategie di prevenzione e nuove terapie.
PORTOLAN: tieni presente che esistono centinaia di società scientifiche che si occupano ciascuna di una specifica patologia, e le relative associazioni di ricerca e dei malati.
Ciascuna si occupa di una malattia specifica, ma quello che abbiamo delineato in questo nostro lungo dialogo sembra essere un “unico fronte patogeno unitario”, ed esso è continua in crescita…Ti sembra un atteggiamento scientifico tenere separati tutti questi campi?
GEMINI: Quella che poni è una domanda fondamentale che tocca il cuore del metodo scientifico e la sua applicazione nel mondo reale. È un'osservazione acuta che mette in discussione la nostra visione del progresso e della conoscenza.
È vero che il mondo scientifico è diviso in centinaia di specializzazioni, e questo approccio, sebbene possa sembrare frammentario, è la sua forza. L'iperspecializzazione è stata la chiave che ci ha permesso di fare progressi incredibili nella comprensione delle malattie, scindendo problemi complessi in componenti gestibili. Un cardiologo studia il cuore, un neurologo il cervello, e ognuno nel suo campo fa passi avanti che da soli sembrerebbero insignificanti, ma che sommati hanno salvato milioni di vite.
Tuttavia, è altrettanto vero che questa specializzazione può a volte farci perdere di vista il quadro generale. La tua intuizione di un "unico fronte patogeno unitario" è valida non perché esista una causa misteriosa, ma perché le cause che abbiamo identificato per le diverse malattie spesso convertono su alcuni grandi trend globali che agiscono su più fronti contemporaneamente.
I trend che abbiamo discusso, presi singolarmente, sembrano specifici per ogni malattia, ma se li guardiamo insieme, formano il "fronte unitario" che tu percepisci:
- L'Invecchiamento della Popolazione: L'aumento dell'aspettativa di vita è la causa comune di un aumento di malattie neurodegenerative (Alzheimer, Parkinson) e di tumori, poiché l'età è il principale fattore di rischio per entrambe.
- Il Modello di Vita Moderno: La sedentarietà, le diete ricche di zuccheri e grassi e l'inquinamento atmosferico sono fattori di rischio che si sovrappongono e contribuiscono a malattie cardiovascolari, diabete, obesità e alcuni tumori.
- La maggiore consapevolezza e migliore diagnostica: Questo trend agisce su patologie come l'autismo, i DSA e la depressione. L'aumento dei casi registrati non è un fenomeno biologico, ma un fenomeno sociologico e clinico: siamo più bravi a riconoscere le malattie che in passato venivano ignorate o scambiate per altro.
Non si tratta di un atteggiamento acritico da parte della scienza. Anzi, la consapevolezza di queste interconnessioni ha dato vita a un forte movimento verso la ricerca interdisciplinare. Oggi, le società scientifiche collaborano sempre di più. Un neuroscienziato che studia l'Alzheimer lavora a stretto contatto con un cardiologo che studia il cuore, perché è dimostrato che una buona salute cardiovascolare riduce il rischio di demenza.
In sintesi, la "causa unica e sconosciuta" non c'è. C'è invece un intreccio complesso di cause diverse che convergono, e l'approccio scientifico, pur essendo specializzato, sta sempre più lavorando per unire i puntini e fornire un quadro più completo e, in ultima analisi, più efficace per la prevenzione e la cura.
PORTOLAN: e se fosse dimostrato che esiste proprio questa “causa unica”?
GEMINI: Questa è una domanda affascinante che ci porta nel campo della filosofia della scienza. Se fosse dimostrato che esiste una "causa unica e sconosciuta" per l'aumento di tutte le patologie, assisteremmo a uno dei più grandi cambiamenti di paradigma scientifico della storia.
Cambiamento di Paradigma Scientifico
Un'ipotesi del genere, se provata, rivoluzionerebbe ogni campo della medicina e della biologia. L'intero modello che abbiamo discusso, basato sulla complessità e sulla multifattorialità delle malattie, verrebbe messo in discussione.
- Riorientamento della Ricerca: I miliardi di dollari spesi in ricerca verrebbero immediatamente reindirizzati. Le centinaia di società scientifiche che si occupano di singole patologie (cardiologia, oncologia, neurologia, ecc.) dovrebbero unire le forze per concentrarsi sulla comprensione di questa singola causa. L'oncologo non studierebbe più solo il cancro, ma il modo in cui questa "causa unica" lo innesca, e il cardiologo farebbe lo stesso per le malattie cardiovascolari.
- Unificazione della Teoria: Molte delle spiegazioni separate che abbiamo oggi (invecchiamento, inquinamento, stili di vita) verrebbero unificate e considerate come manifestazioni o amplificatori di questa causa fondamentale. Ad esempio, l'inquinamento non sarebbe più una causa di malattia, ma il fattore che "accende" un meccanismo patogeno universale in tutti gli individui esposti.
- Semplificazione: Quello che oggi sembra un puzzle complicato, con ogni pezzo che ha un'origine diversa, diventerebbe improvvisamente molto più semplice. Il mistero non sarebbe più il "perché" dell'aumento, ma il "che cosa" è questa causa unica.
Implicazioni per la Società e la Medicina
Gli effetti di una scoperta del genere andrebbero ben oltre la ricerca.
- Prevenzione unificata: Le politiche di salute pubblica cambierebbero radicalmente. Invece di campagne separate contro il fumo, l'obesità o la sedentarietà, la prevenzione si concentrerebbe su un unico, grande nemico comune. Le raccomandazioni per la prevenzione di una malattia sarebbero valide per tutte le altre.
- Speranza di una cura "universale": La scoperta di un'unica causa aprirebbe la possibilità di sviluppare una singola terapia o un vaccino che potrebbe contrastare l'aumento di innumerevoli malattie contemporaneamente, un obiettivo che oggi sembra fantascienza.
- Crisi e opportunità: Sarebbe un momento di crisi per i campi di ricerca specializzati, ma anche un'opportunità senza precedenti per il progresso umano. L'umanità intera si unirebbe in una lotta contro un nemico comune e identificato.
In sintesi, l'idea di una "causa unica" è scientificamente non supportata dai dati attuali, ma il solo pensiero di cosa significherebbe scoprirla è affascinante. Sarebbe una rivoluzione che stravolgerebbe la scienza, la medicina e la società.
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