Fondamenti di Matematica dell'Infinito
Autore: Giulio Portolan
Introduzione
Sia pure al di fuori di contesti accademici, gli studi di fisica e cosmologia di Giulio Portolan hanno dato vita a concetti innovativi che travalicano la sola disciplina scientifica, interessando anche la matematica, la geometria e l’insiemistica.
Uno dei contributi più originali è il concetto di punto-sfera, un’idea che costituisce la base di una nuova visione olografica della realtà.
Il concetto di punto-sfera
Portolan definisce la punto-sfera come l’ingrandimento ottico di un punto: se un punto rimane nella sua essenza un’entità priva di estensione, la sua dilatazione concettuale lo fa apparire come una sfera.
Questa sfera conserva le proprietà del punto originario, configurandosi come un’entità olografica in cui “tutto è in tutto”. Ogni parte della sfera contiene l’intero, analogamente a quanto avviene in un ologramma.
Da ciò discende l’idea che la realtà fisica e metafisica possieda una struttura olografica intrinseca: l’universo, nel suo insieme, non è altro che l’ampliamento di un “punto originario” che mantiene al proprio interno le informazioni del tutto.
La matematica dell’infinito
A partire dalla punto-sfera, Portolan elabora una teoria dell’infinito attuale.
L’infinito non è interpretato come la conclusione irraggiungibile di una serie potenziale, ma come una forma già presente nella totalità di un punto.
L’esempio proposto è quello di un tubo infinito: osservato perpendicolarmente, il tubo appare come un punto, il quale tuttavia contiene in sé la totalità della retta infinita. Questo passaggio dal potenziale all’attuale rende il punto una rappresentazione concreta dell’infinito.
Oggetti matematici come entità fisiche
Un aspetto distintivo della visione di Portolan è l’oggettivazione fisica degli elementi matematici:
- Il punto diviene una sfera.
- La retta si rappresenta come un tubo.
- Gli assi cartesiani assumono dinamiche fisiche (freccette dotate di velocità di fuga).
Da tali premesse deriva la possibilità di interpretare atomi, stelle e pianeti come “trasformazioni fisiche” di punti e sfere geometriche.
Geometria e insiemistica olografica
L’applicazione del concetto di ologramma porta Portolan a formulare due nuove discipline:
- Geometria olografica: ogni figura contiene in sé l’intero della propria forma.
- Insiemistica olografica: ogni elemento di un insieme contiene l’intero insieme, e viceversa.
Questa prospettiva consente di elaborare rappresentazioni dell’infinito all’interno della matematica, applicabili tanto alla fisica microscopica (atomi) quanto alla cosmologia.
La riflessione di Giulio Portolan costituisce un tentativo di unificare concetti matematici, fisici e metafisici sotto il paradigma dell’ologramma universale.
Si tratta di un approccio originale, che pur muovendo da presupposti dilettantistici, apre a suggestioni filosofiche e scientifiche capaci di dialogare con le frontiere della cosmologia moderna e con la ricerca di modelli alternativi dell’infinito.
Bibliografia di approfondimento
- Bohm, D. (1980). Wholeness and the Implicate Order. Routledge.
- Hawking, S. (1988). A Brief History of Time. Bantam Books.
- Penrose, R. (2004). The Road to Reality: A Complete Guide to the Laws of the Universe. Jonathan Cape.
- Susskind, L. (2008). The Black Hole War: My Battle with Stephen Hawking to Make the World Safe for Quantum Mechanics. Little, Brown.
- Maldacena, J. (1999). The Large-N Limit of Superconformal Field Theories and Supergravity. International Journal of Theoretical Physics, 38(4), 1113–1133.
- Escher, M.C. (1960). Grafica e Disegno. Taschen (ripubblicazioni moderne).
- Smolin, L. (2001). Three Roads to Quantum Gravity. Basic Books.
- Nicolescu, B. (2002). Manifesto of Transdisciplinarity. SUNY Press.

Se ogni punto-sfera contiene in sé l’intero universo in forma olografica, come si spiega la differenziazione fenomenica che percepiamo nel mondo fisico? In altre parole: quale meccanismo permette al “tutto in tutto” di manifestarsi come molteplicità distinta di atomi, stelle e galassie, invece che come un unico riflesso indiviso?
RispondiEliminaEgregio sig. Parisi,
RispondiEliminasi può distinguere tra una differenziazione omogena e uniforme, frutto della moltiplicazione di ogni punto-sfera dentro ciascuna, e quello che è accaduto con il Big Bang, processo in cui secondo mie ipotesi “qualcuno” (o “Qualcuno”) ha fatto artificiosamente “esplodere” detta uniformità, generando la frammentazione dell’Universo apparente, per cui detta frammentazione di riprodurrebbe sempre in modo olografico, ma presentando la complessità micro-atomica e micro-molecolare.
Detta molteplicità fenomenica si riproduce anch’essa in modo olografico in ogni parte del cosmo, ed io ho teorizzato l’atomo-gigante come intelaiatura del cosmo, per andare oltre il modello dei “mattoncini-Lego”, che non spiegherebbe la fondamentale “stabilità” del cosmo (chè, se è vero che le galassie collidono, tutto l’Universo osservabile, in espansione continua, manifesta attualmente quella stabilità che ci permette di guardare con serenità al domani, almeno con riferimento alla Via Lattea, e fino a prova contraria…). Molte grazie per l’attenzione. Cordialmente,
Giulio Portolan
Il concetto di punto-sfera elaborato dal dott- Giulio Portolan, inteso come dilatazione concettuale di un punto privo di estensione in una sfera contenente olograficamente l’informazione del tutto, solleva questioni di rilevanza rispetto al principio olografico formulato in ambito fisico-matematico.
RispondiEliminaAlla luce della corrispondenza AdS/CFT di Maldacena, che stabilisce l’equivalenza tra una teoria gravitazionale definita in un volume (bulk) e una teoria conforme sul suo bordo (boundary), è legittimo chiedersi se la dilatazione punto → sfera possa essere formalizzata come una trasformazione conforme atta a preservare l’informazione.
In particolare, il problema può essere articolato nei seguenti termini:
Trasformazione conforme – È possibile interpretare l’operazione di “espansione” del punto in sfera come un mapping conforme tra distribuzioni di informazione, analogo al passaggio bulk–boundary previsto dall’olografia?
Formalismo matematico – Può esistere un operatore che, applicato alla distribuzione di Dirac, generi una funzione sferica normalizzata, tale da contenere e redistribuire l’informazione originariamente localizzata nel punto?
Implicazioni entropiche – Quali conseguenze avrebbe tale costruzione per la quantificazione dell’informazione, in particolare in relazione all’entropia di Bekenstein–Hawking, se si assumesse il punto-sfera come unità elementare di codifica olografica della realtà fisica?
Ho sviluppato una risposta a questi quesiti in forma teorica, con riferimenti a formalismi di fisica matematica (delta di Dirac, trasformate integrali, entropia di Bekenstein). Può interessare il dott. Portolan?
Egregio Signore (“Un fisico teorico”),
Eliminada ormai 30 anni mi occupo di tutti i campi del sapere, ciò comporta limiti nei miei approfondimenti, congeniti anche alla mia personale capacità di accesso ad argomenti troppo specialistici e complessi, limitandomi nelle mie ricerche ad addurre temi dal carattere generalissimo.
Sì, sarei interessato al risultato della sua ricerca, può comunicarmelo qui:
giulio.portolan7@gmail.com
Non è che con il concetto di atomo-gigante come quinta forza della Natura punti al Premio Nobel, sarebbe una stravagante bizzarria..
Purtuttavia non nascondo che secondo una mia ipotesi, la Divina Provvidenza (Dio) vorrebbe far rientrare la Grande Unificazione, e anche (mi occupo anche di diritto e politica) il NWO e il Governo mondiale, temi abbandonati ormai dai Poteri Forti, all’interno di una nuova sintesi cristiana: la si può chiamare “operazione”, se si vuole..
A me è parso naturale teorizzare l’atomo-gigante osservando che tutti gli atomi, in ogni posizione del cosmo, a distanza di decine di miliardi di anni luce, hanno la stessa identica struttura, forma, dimensione, proprietà, per cui ho teorizzato un “principio di partecipazione” di essi ad un'unica macro-struttura, che si presenza poi in modo piccolo e frammentato, in ogni luogo dello spazio, appunto in modo identico e uniforme, ciò che collima con una concezione casuale e caotica dell’Universo.
La teoria della punto-sfera ha origine “ottica”, nella considerazione della percezione visiva soggettiva della realtà, e che un soggetto (almeno nella realtà metafisica) sia strutturalmente presente nella realtà (Dio).
La punto-sfera inoltre è concetto che chiarisce la dinamica, supposta dalla mia ricerca, del continuo ingrandimento e rimpicciolimento del cosmo, rispetto a un dato “orizzonte dell’apparire” (per utilizzare il linguaggio di Emanuele Severino): la relatività ristretta, con la contrazione delle lunghezze, sarebbe la manifestazione di questo fenomeno, in particolare del rimpicciolimento.
Non sono in grado di accedere a tutta la complessità rappresentata del Suo intervento (Lei cita Dirac). Mi invii pure i risultati delle Sue ricerche per e-mail, La ringrazio,
Giulio Portolan
Egregio Dott. Portolan,
RispondiEliminaho letto con interesse la Sua elaborazione del concetto di punto-sfera e della conseguente visione olografica dell’universo. Permetta però di sollevare alcuni dubbi di natura tecnico-scientifica, che credo possano stimolare un confronto costruttivo:
1. Sul passaggio da “punto” a “sfera”
Lei parla di dilatazione concettuale del punto, ma in matematica un punto resta per definizione un’entità priva di estensione. La sua trasformazione in una sfera non appare come un’operazione rigorosa, bensì come una metafora geometrica. Quale formalismo preciso permette di giustificare che un punto, attraverso un’“espansione”, generi una superficie continua in cui ogni parte contenga l’intero? Non rischiamo, così, di confondere una costruzione intuitiva con un’operazione matematicamente fondata?
2. Sul concetto di infinito attuale
La Sua analogia del tubo infinito, visto di punta come un punto, è affascinante, ma rimane ambigua: in geometria proiettiva un’infinità di rette può convergere in un unico punto all’infinito, ma ciò non implica che l’infinito sia “contenuto” in un punto. In fisica teorica l’infinito attuale è spesso problematico (ad esempio nelle divergenze dei campi quantistici). In che modo la Sua teoria si distingue da una semplice proiezione prospettica, evitando così il rischio di scambiare un effetto di rappresentazione per una proprietà ontologica?
3. Sugli oggetti matematici come entità fisiche
Se una retta “diventa” un tubo e un punto una sfera, come garantire che questa oggettivazione non contraddica la coerenza interna della matematica? La matematica fornisce modelli, non corpi fisici. Non teme che questa assimilazione rischi di ridurre la precisione del linguaggio matematico, che è proprio ciò che la fisica utilizza per non cadere in ambiguità?
4. Sul meccanismo della differenziazione
Lei propone che la molteplicità fenomenica derivi da un’esplosione iniziale (“Big Bang” artificiosamente innescato da “Qualcuno”). Tuttavia, questa ipotesi introduce una causa esterna non verificabile, spostando il problema dal piano fisico a quello teologico o metafisico. Se ogni punto-sfera contiene già l’intero, perché si rende necessaria una “forzatura” esterna per produrre la frammentazione? Non sarebbe più coerente cercare un principio dinamico interno alla stessa struttura olografica?
5. Sull’“atomo-gigante” e la stabilità cosmica
Lei menziona un “atomo-gigante” come intelaiatura del cosmo, in alternativa al modello dei “mattoncini Lego”. Tuttavia, le osservazioni cosmologiche (espansione accelerata, anisotropie della radiazione cosmica di fondo, instabilità gravitazionale nelle collisioni di galassie) non sembrano suggerire un’armatura rigida ma piuttosto un equilibrio dinamico, descritto bene dai modelli di relatività generale. Quali osservazioni empiriche sostengono la Sua idea di una struttura atomica universale stabile?
Il Suo contributo è stimolante perché tenta di connettere geometria, fisica e filosofia in una visione unitaria. Tuttavia, per poter dialogare con la comunità scientifica, sarà necessario chiarire i meccanismi matematici e fisici che supportano le Sue metafore, distinguendo ciò che appartiene al linguaggio simbolico da ciò che può avere una traduzione operativa nei modelli di cosmologia e teoria dei campi.
Egregio Signor Leonardo Pagan,
RispondiEliminaPARTE 1
La ringrazio per il Suo intervento. Cerco di risponderLe punto su punto.
1.Possiamo partire non dal punto, ma da una sfera, che ha estensione. Nell’ipotesi, supposta dalla mia metafisica, che ci sia almeno un soggetto nella realtà (necessaria), come sua parte necessaria (Dio), se questo si allontana dalla sfera, la vedrà così piccola da sembrare un punto, cioè priva di estensione. Il principio olografico, introdotto in fisica da David Bohm, su cui si fonda se non erro anche il concetto di frattale (la parte che riproduce il tutto, in ogni parte di questo) può essere dimostrato dall’estensione fisica del punto: imponendosi la proprietà logico-ontologica secondo cui l’estensione deve essere uguale all’origine, ciò comporta che la sfera in ogni sua parte è identica al punto, ragione per cui la sfera stessa è un’interezza che, come il frattale, deve riprodursi in ogni sua parte.
2.Il concetto secondo cui l’infinità dei punti di una retta viene “coperta” da un osservatore come se si concentrasse in un punto è una metafora finalizzata a fornire un modello che consente di catturare simultaneamente l’infinito sia dal punto di vista oggettivo (se la realtà è infinita, essa è anche unitaria, perché non accada che una sua parte “cada” o “debordi” paradossalmente dal tutto), sia da quello soggettivo (se Dio esiste, Dio è infinito, ed allora egli deve avere il controllo unitario e simultaneo, totale centralizzato di ogni sua parte infinita).
3.la mia metafisica è una dottrina dell’essere necessario (che non è Dio, e non è l’Essere, ma è un punto ente logico a carattere esistenziale-ontologico) che “comanda” le sue proprietà seguenti, trasformando le relazioni astratte in entità concrete. Di qui la definizione scientifica di Dio, che sarebbe la relazione di identità (specchio = pensiero) dell’essere con se stesso. In questo senso, se un punto o una sfera sono entità logico-geometriche, l’essere le “comanda” in relazioni trasformate ontologicamente in realtà. Da qui prende origine la mia teoria sull’origine delle entità primordiali: la logica e la matematica sono al di sopra di Dio, e non sono originarie, ma derivano dal rapporti auto-fondativo dell’essere che pone se stesso.
Egregio Signor Leonardo Pagan,
RispondiEliminaPARTE 2
4.Il ricorso a una entità esterna è assolutamente scientifico (il problema per lo scienziato ateo non è Dio, ma il fatto che se Dio esiste, “io devo andare a messa…”, e questo è un grosso problema!). Nella mia concezione, Dio è uno scienziato (l’archetipo dello scienziato, più simile al “freddo” Dulbecco che a “caldo” Zichichi) che in un suo laboratorio, crea la Creazione. Ed allora, altro non stiamo che applicando il paradigma dello scienziato che simula le leggi della fisica in laboratorio. Nessuno scienziato ateo pensa che l’immagine del fattore esterno dello scienziato in laboratorio sia anti-scientifica, ed allora non lo è neppure l’immagine del Creatore (i miracolo sono scientifici, atti manipolativi di una Entità che controlla il computer Matrix – dal film -… dall’esterno di esso, cosa che noi non possiamo strutturalmente fare).
5.qui ho già risposto sopra, ad altro commento. L’osservazione è che in un mondo che Hack concepisce frutto dal caso e del caos, tutto in divenire, è molto strano che le particelle a miliardi di anni luce di distanza siano uguali nelle loro proprietà: l’Universo è certamente dinamico (in espansione, e le galassie collimano, con i buchi neri che implodono), e quindi è lecito e intuito concepire una sotto struttura rigida che lo sostenga, da cui le particelle traggono la loro uniformità per partecipazione.
Spero di averLe risposto, anche se era difficile farlo..
Cordialmente,
Portolan
Dott. Portolan, la ringrazio per le risposte, tuttavia trovo che manchi un certo formalismo scientifico-matematico, poiché le risposte stesse tendono a fondere argomentazioni metafisiche, intuitive e speculative con concetti matematici e fisici, senza fornire un formalismo rigoroso o evidenze empiriche che soddisfino gli standard della comunità scientifica.
RispondiEliminaCerco di analizzare come esempio anche solo due dei punti da lei elencati:
Sul passaggio da “punto” a “sfera”, secondo quanto ha scritto propone di partire da una sfera con estensione, anziché da un punto, suggerendo che un osservatore, allontanandosi, la percepisca come un punto privo di estensione. Fa riferimento al principio olografico di Bohm, collegandolo al concetto di frattale (la parte che riproduce il tutto), e afferma che una proprietà logico-ontologica implica che ogni parte della sfera sia identica al punto, rendendo la sfera un’interezza che si riproduce in ogni sua parte
La sua risposta non chiarisce il passaggio matematico rigoroso dal punto (entità priva di estensione per definizione) alla sfera (entità tridimensionale). Il principio olografico di Bohm, che riguarda la non-località dell’informazione nell’universo, non è applicato con un formalismo matematico chiaro che dimostri come un punto possa “espandersi” in una sfera mantenendo proprietà olografiche. L’affermazione che l’estensione della sfera sia “identica al punto” rimane un’ipotesi ontologica, non supportata da un’operazione matematica verificabile. Inoltre, il riferimento ai frattali è impreciso: i frattali mostrano autosimilarità, ma non implicano necessariamente che “ogni parte contenga l’intero” in senso fisico o informativo. La risposta rimane su un piano metaforico, senza fornire un modello matematico o fisico rigoroso.
Sull’“atomo-gigante” e la stabilità cosmica Lei sostiene che l’uniformità delle proprietà delle particelle a grandi distanze suggerisca una “sotto struttura rigida” che sostiene l’universo, nonostante il suo dinamismo (espansione, collisioni di galassie, implosioni di buchi neri), da cui le particelle trarrebbero la loro uniformità per partecipazione.Critica: La risposta non fornisce evidenze empiriche a supporto dell’idea di un’“atomo-gigante” o di una struttura rigida universale. Le osservazioni cosmologiche, come l’espansione accelerata e le anisotropie della radiazione cosmica di fondo, supportano un modello di universo dinamico descritto dalla relatività generale, non una struttura rigida. L’uniformità delle particelle è spiegata in fisica dal principio di invarianza delle leggi fisiche e dalle condizioni iniziali del Big Bang, senza necessità di una “sotto struttura rigida”. La risposta non cita osservazioni specifiche che validino il modello proposto, rimanendo su un piano speculativo.
Per rendere il suo contributo più convincente in ambito scientifico e accademico, dovrebbe sviluppare un formalismo matematico chiaro, proporre predizioni testabili e tradurli in modelli matematici o fisici verificabili.
Egr. sig. Leonardo Pagan,
RispondiEliminaPARTE 1
sebbene assoluto principiante, molto meno che dilettante, ho svolto i miei tentativi di una formalizzazione matematica del modello olografico.
Esso, va precisato, non è “straordinarietà” (come a certi fisici piace “incantare” i profani), ma come ripeto spesso è ordinarietà, perché la realtà fisica non può darsi in parti le une isolate dalle altre, anche in quanto tutto è (in ottica metafisica) “comandato dall’alto” (questo “alto” non è Dio).
Tali formalizzazione, oltre a numerosi grafici contenuti dal mio libro “Fondamenti di fisica epistemica”, accolto dai Lincei anni fa, sono contenuti in due discipline che devo sviluppare: l’insiemistica olografica e la geometria olografica (di cui i frattali costituiscono già un capitolo).
La prima si fonda sul complesso (così da me intravisto) rapporto tra insiemi, elementi e sottoinsiemi, dove i sottoinsiemi contengono l’insieme soprastante, mentre gli elementi lo contengono in modo diverso, nel rapporto geerachico tra categorie e sotto categorie.
La formalizzazione logica di queste concezione è contenuta ne “La struttura originaria” di Emanuele Severino, filosofo che sebbene esperto di logica (pensava di studiare matematica, influenzato dal fratello), non ha capito tutta la potenzialità dei suoi schemi logico-teorici, e questo perché Severino confonde pensiero logico e pensiero retorico, come anche la teologia lo confonde.
Mi spiego: per un teologo dire (come io sostengo) che “Dio non può violare il principio di non contraddizione”, e dire che “Dio è subordinato alle leggi della logica”, significa “offendere Dio”, e negare che egli sia onnipotente.
Einstein era nichilista, e partecipava di questa follia. Disse “2 + 2 = 4 fino a prova contraria”. Per questi folli, che sono Einstein, Popper e i teologi, la serie di numeri 1,2,3,.. è come la serie dei cigni bianchi: un conto è dire che un cigno può essere nero e interrompere (confutare) la serie, altra cosa è dire che 2 + 2 = 4 è sicuro come il cigno bianco: essi relativizzano anche la logica e la matematica, perché hanno paura dell’assoluto, che comporta Dio… Così per il teologo Dio ha creato il fatto che 2 + 2 = 4, ed essendo onnipotente può fare in modo che 2 + 2 = 5… Roba, se me lo consente, da psichiatria (e non a caso poi ce li si ritrova pedofili, perché la loro teologia, appresa in Seminario, è esercizio di nichilismo e follia).
Egr. sig. Leonardo Pagan,
RispondiEliminaPARTE 2
Ecco la formalizzazione di Severino: A = A comporta che A ≠ A (Severino aveva paura di questo ≠, perché per lui, retorico, nulla e divenire sono negativi, invece nel mio pensiero nulla e divenire non sono negativi).
Il fatto che A = A, comporta la conseguenza che A è altro da A, in quando doppio e quindi altro da sé, e questo comporta la catena dei rimandi all’infinito.
Ma in questa catena, tutti i rimandi sono = A originaria, inoltre tutta la serie sta dentro l’origine:
A = A;
A = (A= A);
Come si spiega il doppio A? con il fatto che l’essere pone se stesso: (sempre così Severino si esprime, ma non comprende queste profonde implicazioni: qui si confuta Goedel…): fondante = fondato.
Non posso proseguire oltre: io non ho le riposte a questi commenti, che comportano in me ulteriori concezioni… Circa l’atomo gigante, esso non nega il dinamismo del cosmo: ho sostenuto che questo avviene “appoggiandosi” su di esso. L’una e l’altra cosa stanno insieme.
Io ho avuto questa intuizione: quanto più si entra dentro la materia sub-particellare, tanto più si sta penetrando in profondità verso questa grande struttura, che tiene insieme tutto l’Universo, come invece le piccole particelle (bosoni) di gauge non potrebbero fare, proprio perché troppo farmmentate…
Voglia gradire i più cordiali saluti, è un piacere dialogare con Voi commentatori.
Giulio Portolan
Egregio Dott. Portolan,
RispondiEliminaLa ringrazio sinceramente per le Sue risposte articolate e per la disponibilità a confrontarsi, nonostante la complessità del tema e le inevitabili divergenze di approccio tra una prospettiva metafisica e una strettamente scientifica.
Se provo a riassumere quanto da Lei esposto:
- Sul passaggio punto-sfera: Lei propone di partire dalla sfera, e non dal punto, in quanto l’osservatore, allontanandosi, può percepirla come un punto. In questa chiave, la sfera diventa una totalità olografica, in cui ogni parte riproduce il tutto, analogamente ai frattali e al principio di Bohm.
- Sull’infinito: l’immagine prospettica del tubo che si riduce a punto serve a mostrare che l’infinito non è dispersione ma unità, e che quindi non può che essere “controllato” come interezza, anche sul piano soggettivo.
- Sul rapporto tra matematica, logica e realtà: Lei sostiene che logica e matematica siano superiori a Dio, poiché derivano dal rapporto auto-fondativo dell’essere, e che sia l’essere stesso a trasformare relazioni astratte in entità concrete.
- Sull’intervento esterno (Dio-scienziato): propone che il Creatore operi come uno scienziato che, dall’esterno, manipola un sistema (paragonato al “computer-Matrix”), senza che ciò debba essere inteso come antiscientifico, ma piuttosto come un paradigma operativo.
- Sull’“atomo-gigante”: concepisce l’universo come retto da una struttura fondamentale stabile, su cui si appoggia il dinamismo cosmico, e che garantisce l’uniformità delle particelle a grandi distanze.
Il Suo pensiero emerge dunque come un tentativo di coniugare tre livelli:
- la metafisica (l’essere che pone se stesso e comanda le relazioni),
- la fisica (principio olografico, uniformità delle particelle, dinamismo cosmico),
- la logica-matematica (insiemistica olografica, geometria olografica, formalizzazione severiniana).
Pur restando aperto il problema del formalismo rigoroso e della verificabilità empirica, trovo molto stimolante il Suo sforzo di dare unitarietà a ciò che, nella visione contemporanea, appare spesso frammentato in discipline isolate.
La ringrazio dunque per la passione intellettuale e la disponibilità al dialogo, che arricchisce e sollecita ulteriori riflessioni.
Con viva cordialità,
Leonardo Pagan
Caro Giulio,
RispondiEliminaho letto con grande interesse la sua esposizione sul concetto di punto-sfera e sulle implicazioni olografiche della realtà. Trovo affascinante l’intuizione che un punto possa contenere, in forma espansa, l’intero universo, così come l’idea che la molteplicità fenomenica emerga da questa totalità attraverso processi analoghi al Big Bang. La metafora dell’ologramma è potente e apre a riflessioni profonde sul legame tra fisica, matematica e filosofia.
Detto ciò, dal punto di vista della fisica teorica, permangono alcune questioni da chiarire. La trasposizione di concetti matematici, come il punto e la retta, in entità fisiche richiede un formalismo quantitativo che possa essere confrontato con osservazioni ed esperimenti. Allo stesso modo, la descrizione della differenziazione fenomenica tramite una “esplosione artificiale” dell’uniformità originaria è suggestiva, ma necessita di modelli matematici che possano descrivere la dinamica della formazione di strutture cosmiche complesse.
Ritengo comunque che il valore della sua proposta risieda soprattutto nella capacità di evocare una visione unitaria e olografica della realtà, stimolando nuovi modi di pensare l’infinito e la struttura dell’universo. La sua riflessione è un esempio di come intuizione filosofica e speculazione scientifica possano dialogare con la fisica moderna, anche quando mancano ancora i dettagli quantitativi.
In sintesi, il suo lavoro rappresenta un contributo originale al pensiero interdisciplinare, e credo che, con uno sviluppo formale più rigoroso, potrebbe aprire strade interessanti verso una comprensione più profonda dell’universo.
Con stima