Rapporto sulla criminalità globale
Il presente rapporto analizza il fenomeno della criminalità organizzata a livello globale, confrontando stime sugli affiliati, risorse delle istituzioni e dinamiche socio-politiche. Attraverso dati e riflessioni critiche, si evidenzia l’asimmetria tra la forza delle organizzazioni criminali e la capacità degli stati di contrastarle efficacemente.
INDICE
- Quanti sono nel mondo gli affiliati alle mafie?
- È plausibile stimare circa 10 milioni di membri delle organizzazioni criminali globali?
- È vero che, in rapporto a questi numeri, i procuratori nel mondo sono troppo pochi?
- Quanti sono gli agenti di polizia a livello globale?
- L’uso della tecnologia da parte delle organizzazioni criminali
- Il problema delle intelligence e della corruzione
- La questione politica: resa o compromesso?
- Il ceto medio e la crisi della democrazia
1. Quanti sono nel mondo gli affiliati alle mafie?
Fornire una cifra esatta è impossibile, vista la natura clandestina di queste organizzazioni. Tuttavia, secondo stime non ufficiali:
- ’Ndrangheta (Italia): oltre 60.000 affiliati.
- Yakuza (Giappone): circa 110.000 membri attivi.
- Cosa Nostra (Stati Uniti): alcune centinaia di membri per ogni famiglia storica (Genovese, Gambino, Lucchese, ecc.).
Molte altre organizzazioni (Triadi cinesi, cartelli messicani, mafia russa, gruppi criminali balcanici e africani) rendono difficile una quantificazione globale.
In sintesi, le stime indicano centinaia di migliaia di affiliati, senza che sia possibile definire un numero definitivo.
2. È plausibile stimare circa 10 milioni di membri delle organizzazioni criminali globali?
Alcuni osservatori ritengono che la cifra di 10 milioni di persone coinvolte nel crimine organizzato non sia affatto irrealistica, anzi potrebbe rappresentare una stima prudente.
Esempi:
- Triadi cinesi: diverse centinaia di migliaia di membri.
- Yakuza: circa 110.000.
- ’Ndrangheta: circa 60.000.
- Cartelli della droga in America Latina: decine di migliaia di affiliati ciascuno.
- Mafia russa e gruppi collegati: decine di migliaia.
A questi vanno aggiunti:
- gang di strada in ogni continente,
- reti criminali in Africa e India,
- fiancheggiatori e “colletti bianchi”.
Secondo alcune analisi, oltre agli affiliati diretti, il numero dei fiancheggiatori (persone che collaborano senza essere formalmente membri) potrebbe superare i 100 milioni.
3. È vero che, in rapporto a questi numeri, i procuratori nel mondo sono troppo pochi?
Non esistono statistiche globali ufficiali, ma:
- International Association of Prosecutors: circa 250.000 procuratori in oltre 175 Paesi.
- Cina: circa 150.000.
- Stati Uniti: circa 5.500.
- Italia: circa 1.300.
Se i membri del crimine organizzato fossero nell’ordine dei 10 milioni, il rapporto sarebbe di circa 1 procuratore ogni 40 criminali.
Il dato numerico non rende però la complessità del problema: le mafie dispongono di risorse economiche e tecnologiche molto più flessibili e rapide rispetto agli apparati giudiziari.
4. Quanti sono gli agenti di polizia a livello globale?
Secondo stime basate sul rapporto medio (350–400 agenti ogni 100.000 abitanti), con una popolazione mondiale di 8 miliardi, il numero complessivo degli agenti di polizia potrebbe aggirarsi tra 28 e 32 milioni.
Tuttavia, va considerato che:
- solo una parte si occupa di criminalità organizzata,
- molti sono impegnati in attività ordinarie (ordine pubblico, sicurezza stradale, ecc.),
- esistono limiti giurisdizionali e ostacoli alla cooperazione internazionale.
5. L’uso della tecnologia da parte delle organizzazioni criminali
Le organizzazioni criminali hanno adottato strumenti tecnologici avanzati:
- Comunicazioni criptate (reti sicure, app dedicate).
- Criptovalute per il riciclaggio.
- Droni e strumenti di contro-sorveglianza.
- Attività di cybercrime (phishing, ransomware, furto di dati).
Questa capacità di adattamento tecnologico rende più difficile il lavoro delle forze dell’ordine, spesso frenate da risorse limitate o da ritardi nell’adozione di strumenti moderni.
6. Il problema delle intelligence e della corruzione
Vi sono analisi che segnalano casi in cui apparati statali, compresi membri di servizi di sicurezza o di intelligence, sono stati infiltrati o corrotti da organizzazioni criminali.
Le principali criticità individuate dagli studiosi sono:
- Corruzione di funzionari per ottenere informazioni e impunità.
- Uso politico di organizzazioni criminali in contesti geopolitici (in passato, in alcuni Paesi, criminali sono stati tollerati o utilizzati per operazioni non ufficiali).
- Asimmetria delle risorse: i gruppi criminali dispongono di capitali ingenti per “comprare” lealtà a diversi livelli.
7. La questione politica: resa o compromesso?
Secondo alcuni osservatori, la difficoltà politica nel contrastare la criminalità organizzata deriva da:
- Corruzione sistemica: infiltrazioni nelle istituzioni e nei partiti.
- Mancanza di volontà politica: il tema non sempre è prioritario rispetto ad altre agende.
- Compromessi taciti: in alcuni contesti, lo Stato può aver tollerato certi gruppi per mantenere un ordine apparente.
Questi meccanismi, seppur differenti da Paese a Paese, contribuiscono a indebolire la fiducia dei cittadini e la capacità di contrasto istituzionale.
8. Il ceto medio e la crisi della democrazia
La crisi del ceto medio è un fenomeno ampiamente documentato in economia e sociologia.
Le cause principali individuate:
- Globalizzazione e delocalizzazione industriale.
- Automazione e intelligenza artificiale.
- Politiche fiscali favorevoli alle élite.
Secondo alcuni analisti, la riduzione del ceto medio riduce anche la stabilità democratica. L’erosione di questa classe sociale alimenta sfiducia verso la politica e rende più facile la penetrazione di poteri economici o criminali nei sistemi istituzionali.
Conclusione
Secondo le stime discusse:
- circa 10 milioni di affiliati diretti al crimine organizzato,
- oltre 100 milioni di fiancheggiatori,
- contro circa 30 milioni di agenti di polizia e 250.000 procuratori,
- ma solo una parte di questi realmente impegnata nel contrasto alle mafie.
La combinazione di:
- mancanza di specializzazione,
- potere tecnologico e finanziario delle mafie,
- casi di corruzione e infiltrazione,
- debolezza politica,
porta diversi studiosi a descrivere la lotta globale al crimine organizzato come una sfida asimmetrica e strutturalmente in salita.
Se la criminalità organizzata può contare su oltre 10 milioni di affiliati e su una rete di fiancheggiatori che arriva a 100 milioni, mentre gli apparati statali hanno risorse limitate e spesso divise da confini giurisdizionali, quale sarebbe la priorità assoluta per riequilibrare questa asimmetria: investire in tecnologia, rafforzare la cooperazione internazionale o intervenire sulle cause sociali ed economiche che alimentano il reclutamento criminale?
RispondiEliminaEgr. sig.ra Lucia,
Eliminala durezza delle mie analisi non porta mia allo sconforto. Mi scusi l’apparente digressione ma la soluzione sta proprio nella mia teoria delle malattie. Quando il campo spirituale è denso di energia, scompaiono dalla terra anche le pulsioni alla violenza e al crimine.
D’altra parte non credo ci siano alternative, perché non c’è solo il crimine; al crimine si aggiungono altri problemi globali come la povertà, le macro-strutture, la crisi degli Stati, la crisi esistenziali dei giovani… Se la mia teoria è vera e si afferma, si risolvono tutti questi problemi, altrimenti non so c’è una soluzione. Ed anche se ci fosse il mio progetto sarebbe solo un’utopia..
Cordialmente,
Portolan