L'Episteme di Giulio Portolan: una breve sintesi
di Giulio Portolan
Giulio Portolan “autore dell’episteme”; ma, in definitiva, che cos’è questo episteme, qual’è il suo contenuto?
Nel prologo del (quarto) Vangelo di Giovanni si dice che “tutto ciò che esiste è stato creato da Dio”.
Nell’episteme bisogna distinguere, anche in teologia, il pensiero scientifico da quello che è il pensiero “omiletico”: il primo non teme di “offendere” Dio; il secondo, come il Vangelo, sì.
Sotto questo punto di vista,
Per l’episteme:
Nell’ambito dell’episteme, esistono 4 dimensioni della realtà, tutte colossali:
Poi ci sono gli esseri umani, “piccolini” rispetto ad Adamo.
Dio crea servendosi della Tecnica: in Dio la tecnica è strumento di piacere (come per gli esseri umani): nella creazione, diventa strumento di dolore (tecnica= T = croce), perché per creare Dio non usa i “mattoncini lego” o lo “stampino”: agisce sull’essere, e l’essere impone a Dio, per creare, la separazione da se stesso (= proibizione dell’incesto) e dalla tecnica, che, in risposta a questa separazione, lo “crocifigge” (una specie di “piercing”…; ma non è una metafora).
A questo punto, il Creato è perfetta immagine dell’essere, e così l’uomo (semplificando) “crede di essere Dio”, perché “perfetto” come lui.
Per guarire da questa “opposizione” a Dio, servono due condizioni:
La conclusione è lo scopo della creazione:
In questo breve schema, si innescano
e in modo gerarchico.
A Giulio Portolan è quindi riuscita sul finire del XX secolo e agli inizi del XXI secolo, la “grande sintesi” della conoscenza umana (da lui definita platonicamente “episteme”), qui riassunto.
ALCUNE IPOTESI SU COME E’ AVVENUTO IL PROCESSO DELLA CREAZIONE. LA SPIEGAZIONE EPISTEMICA DEI COSIDDETTI “MIRACOLI”
di Giulio Portolan
Il processo della creazione del mondo, in ottica teologica-epistemica, è avvenuto in due fasi:
- prima fase: una colossale simulazione dello stesso, sì che ciò che si svolge oggi ricalca questa simulazione (predestinazione);
- seconda fase: il processo creativo vero e proprio, in cui ogni singola goccia d’acqua, ogni singolo granello di sabbia, ogni singolo frammento di polvere, è già previsto nella simulazione. (Per fare questo Dio si è servito dell’infinito.)
Altre ipotesi epistemiche:
- Dio è del tutto come uno scienziato,
- ed ha un potere sulla manipolazione della Creazione non di tipo magico-miracoloso, ma di tipo scientifico-tecnologico, ad un livello di azione a cui l’essere umano non può accedere.
- Dio crea come all’interno di un gigantesco laboratorio, e il processo della creazione è assimilabile, fuor di metafora, a un colossale esperimento (come simulato da Galileo Galilei).
CHE COSA SONO I MIRACOLI
- Quando sta sulla barca con i suoi discepoli angosciati e sta per scatenarsi una tempesta, Gesù placa le acque del lago: per fare questo egli deve poter contrastare e controllare una massa pesante d’acqua di svariati miliardi di tonnellate (secondo la A.I. Gemini di Google, le acque del lago di Tiberiade pesano 4 miliardi di tonnellate).
- In una sequenza del film Matrix (1999) uno dei protagonisti dice: “pensi che quello che respiriamo sia aria?”. Ecco che Dio ha creato all’interno del “suo” computer (di cui è simbolo il Libro della Bibbia), definito nel film “matrix”, la matrice, e, dal suo interno, Gesù ha il controllo di questo computer, rispetto al quale l’Universo e le acque del lago sono pura realtà virtuale, che egli riesce a manipolare, dall’“esterno” della Creazione.
- Così, nella moltiplicazione dei pani e dei pesci, e nella guarigione degli storpi e dei malati, Gesù semplicemente ha il controllo manipolativo del DNA della materia organica: un controllo che gli scienziati non hanno, ma, ancora, nessun vero miracolo (nessuna forma di magia).
LA CONFORMAZIONE DELLA REALTA’ APPARENTE E I SUOI PRESUPPOSTI GNOSEOLOGICI
di Giulio Portolan
Nella filosofia di Portolan la realtà apparente del mondo fisico è realtà virtuale, generata come complesso intreccio di processi così correlati:
- film “Matrix” (1999) e paradigma/modello di Putnam sul cervello nella vasca;
- film “Il tagliaerbe” (1992);
- creazione di un gigantesco omogramma universale da parte di proiettori olografici di un planetario contenuto nell’Eden del computer-iperuranico divino;
- gnoseologia di Kant degli occhiali blu (schemi mentali che filtrano la realtà per generare il campo apparente);
- campo spirituale di tipo biologico-mentale (dimostrante la fede cristiana: le sensazioni non sono processi chimici, ma processi spirituali).
Ora, tutto questo non è metafora, ma non è neppure “eccezionale”: nell’ambito dell’episteme, anche Dio percepisce la realtà in questo modo.
L’episteme di Portolan è in difficoltà nel capire il rapporto tra mondo fisico e mondo virtuale: se ciò che appare è virtuale, come si configura il mondo reale, e soprattutto se ciò che appare è virtuale, significa che le galassie e le stelle, con la loro massa di miliardi di tonnellate, è sola realtà virtuale?
Una conseguenza di questa concezione è l’abbandono del modello della realtà a “mattoncini”, ed inoltre la diretta dimostrazione della realtà soprannaturale: il mondo non discende da un Big Bang (fatto negato dal fisico anticonvenzionale Halton Arp) ma c’è un planetario nel cosmo (una tecnologia di proporzioni colossali) non creato da Dio: quindi Dio esiste…
Altra conseguenza: non è possibile lo scientismo ateo, perché quando lo scienziato (come, per primo, Galileo Galilei) svolge esperimenti nel suo laboratorio, lo scienziato si muove in un campo spirituale, perché la sua stessa percezione (le sensazioni) è fatta di spirito; quindi, ancora, Dio esiste.
Si tratta di capire che il film Matrix “è realtà”, come “realtà” è la provocazione di Putnam del cervello nella vasca: la realtà sono input sensoriali che perturbano la mente, e la domanda è: se questi input rappresentano le stelle e le galassie, allora nella realtà vera esse non esistono?
Portolan suggerisce che esse esistono, ma in modo diverso da come appaiono, e sono la matrice per il trasferimento informatico-cerebrale degli input alla mente umana.
I FONDAMENTI DELLA METAFISICA EPISTEMICA E CONFUTAZIONE DEL NEOPARMENIDISMO.
CHE COS’E’ LA “COSMOGONIA DEGLI ELEMENTI PRIMI”
di Giulio Portolan
Un concetto originale apportato dalla ricerca epistemica è quella che può essere definita “cosmogonia (o origine) degli elementi primi”.
In matematica si parla di “enti” che devono essere presupposti senza poter capire la loro origine: il punto, la retta, il piano, ecc.
Non è così nell’episteme, che spiega l’origine di tutto ciò che esiste.
Nell’episteme, nella riforma portolaniana del tomismo, essenziale è la distinzione tra essere (con la “e” minuscola) e Dio (che è l’Essere con la “E” maiuscola): nel tomismo come in Aristotele, il primo è la materia stessa (cosmo apparente), che esite per partecipazione del Secondo.
Invece in Portolan l’essere è il principio parmenideo secondo cui “l’essere è e non può non essere”, ed è definito il principio primo della realtà necessaria, distinta questa da Dio, sua parte, e viene prima di Dio stesso.
Ed ecco l’origine degli enti matematici, della stessa logica, dell’algebra e della geometria, un’origine rigorosa, che in base al principio di non contraddizione, pone tutte queste discipline prima e sovrapposte alla teologia.
L’essere pone se stesso, quindi è duplice. Dall’Uno alla diade… questo sdoppiamento dell’essere che, ponendo se stesso, è insieme “fondante” e “fondato”, pone comunque essere = essere, perché essendo doppio, ogni parte della doppietta è comunque identica all’essere. E dunque se essere = essere, allora si genera la derivazione dell’equazione all’infinito: origine dell’infinito. In Portolan, nell’episteme, l’infinito non è in principio anapodittico e inderivato come in Anassimandro, ma è concetto derivato. Così, sono originati l’uno, la diade e l’infinito.
Ora, vale nell’episteme il principio per cui una relazione astratta viene dall’essere stesso trasformata in realtà. Se Tizio = Tizio, allora questo “=” genera Caio. Se quindi Tizio = Caio, questo “=” genera Sempronio. E questa è la trinità, dove Dio è la trasformazione della relazione di identità dell’essere con se stesso, in realtà.
L’essere come realtà è assimilabile a un punto, la cui estensione infinita lo trasforma in una sfera, il cui raggio è una retta, di estensione infinita. Ecco che dall’essere traggono origine tutte le forme della logica (=), della matematica (essere1, essere2, ecc.) e della geometria (retta, sfera, ecc.), e questi enti vengono prima di Dio, costituendo le basi per la sua costruzione organica con i mattoncini dei primi elemento della geometria.
Per motivi espositivi si è omessa la fondamentale relazione di differenza, trascurata in Emanuele Severino, che ora si recupera: ≠. Severino stesso ne La struttura originaria, intuisce che se A = A, allora A è altro da A: questa ≠ genera il nulla e il divenire. La costruzione portolaniana della metafisica epistemica è speculativamente razionale e non è retorica come in parte è il sistema severiniano: in Portolan nei concetti di nulla e di divenire non c’è niente di negativo, come invece in Severino; essi sono concetti logici e metafisici interni perfino alla struttura prima e primaria del principio, l’essere. Se essere = essere, allore essere è altro dall’essere: essere ≠ essere, e quindi l’essere contiene in sé stesso il nulla, mentre il concetto per cui dall’essere trae origine l’essere (fondante = fondato), che si scrive così: “essere → essere”, oppure “essere ⇒ essere”, ma anche “essere (= essere) ⇒ essere”, si trae il concetto di divenire, ovvero divenire = ⇒.
Questo concetto darà poi origine ai concetti di emanazione (Plotino) e di evoluzione (Hegel e Spencer).
A questo punto si comprende che l’episteme di Portolan è una vera e propria scienza metafisica (la metafisica come scienza rigorosa), che niente ha di retorico come in Severino, e si può procedere alla confutazione del Neoparmenidismo, in questo modo.
CONFUTAZIONE DEL NEOPARMENIDISMO
Se, dice Severino, “tutto è eterno”, ecco che il divenire, poiché è interno alla struttura primaria, fondamentale e fondativa dell’essere, esso (il divenire) precede l’eterno, che è una caratteristica successiva all’essere: dopo che l’essere è, si applica ad esso l’eterno, ma l’essere è, quando pone se stesso, e questo auto-porsi presuppone il divenire, che dunque viene prima dell’eterno, questo essendo carattere dell’essere collocato ex-post alla sua auto-esistenzializzazione (confutazione scientifica del Neoparmenidismo).
LA DIMOSTRAZIONE STANDARD DELL’ESISTENZA DI DIO
di Giulio Portolan
La novità essenziale della teologia epistemica è la distinzione (di origine platonica) tra mondo necessario e Dio, questo appartenente ad esso, mondo necessario anche distinto da Dio, il quale non è tutto il mondo necessario.
Da questa distinzione si ottiene sia un’essenziale e primaria dimostrazione dell’esistenza di Dio, qui definita standard, sia la teoria epistemica del male principale.
DIMOSTRAZIONE
- Il mondo apparente non ha la forma della necessità.
- Ora, dalla necessità può derivare solo la necessità.
- Da dove deriva allora il mondo apparente, che non è necessario?
- L’unica causa della sua origine può essere solo una volontà libera e creatrice,
- e questa è Dio.
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