Fondamenti di Epistemologia generale e applicata
Questo saggio propone una teoria originale di epistemologia generale e applicata, rifondando il concetto di scienza. Esamina la distinzione tra razionalità scientifica, dialettica ed epistemica, codifica metodi, limiti e concetti, e analizza il paradosso del laboratorio, rivelando i confini assoluti della manipolazione scientifica e l’interazione tra scienza, filosofia e teologia.
La codificazione epistemica della scienza, la rifondazione del suo concetto autentico e il paradosso del laboratorio
Per la critica dei contributi all’epistemologia di Feyerabend, Kant e Popper: la confutazione portolaniana del concetto di universo
La teoria epistemica portolaniana
La teoria qui delineata non trova precedenti nella storia della filosofia e si presenta, pertanto, come originale. Sull’orizzonte dell’epistemologia ‘classica’ – comunemente identificata con la filosofia della scienza – si sono progressivamente sviluppati approcci analoghi in altri ambiti, come la filosofia del diritto o dell’economia, e successivamente in discipline di matrice scientifica quali la psicologia o la psichiatria. Tuttavia, questo ampliamento dell’epistemologia a tutte le scienze non è mai stato sistematicamente codificato: esso costituisce una creazione teorica di Giulio Portolan, qui presentata per la prima volta a partire da una lunga elaborazione meditata in vista di un’opera organica.
In ambito giuridico, l’epistemologia del diritto è stata effettivamente formalizzata all’interno della filosofia del diritto; al contrario, non si riscontra un’autonoma ‘epistemologia economica’ (si discute piuttosto di epistemologia ed economia), e la stessa lacuna si ripresenta in relazione alla psicologia, alla psichiatria e ad altre discipline scientifiche.
Analogamente, all’interno dell’epistemologia classica non si distingue tra un’epistemologia della fisica e un’epistemologia cosmologica (rivolta ad astrofisica, cosmologia e astronomia). Si propone pertanto di introdurre la nozione di epistemologia generale, intesa come quella branca della filosofia che indaga il concetto e il metodo universale della scienza.
Per epistemologia speciale o applicata, invece, si deve intendere la branca della filosofia che si declina in rapporto a una scienza particolare, analizzandone i concetti fondamentali, il linguaggio e le forme peculiari di razionalità.Le tre forme di razionalità
Poiché l’episteme di Giulio Portolan distingue tra tre forme di razionalità:
- dialettica (logica, matematica, geometria)
- epistemica (filosofia e teologia)
- scientifica
in conseguenza del fatto che qui viene fondata l’epistemologia generale o scientifica, a partire da Aristotele e poi da Galileo, tutti sanno cos’è la scienza, ma nessuno ne ha codificato prima di adesso il concetto, si può paradossalmente dire che, definita la razionalità scientifica e l’epistemologia scientifica come filosofia della scienza, distinta da quella applicata alla fisica, alla cosmologia e a tutte le altre discipline scientifiche, ora e solo ora è codificato il concetto di scienza e del suo metodo.
Con ciò si rifonda la sua subordinazione alla filosofia, alla metafisica e alla teologia.
Epistemologia generale e speciale
Per epistemologia generale si intende quanto segue:
- posizioni dei fondamenti del tipo di conoscenza specifica in cui consiste la scienza
- ciò che può la scienza conoscere, e in che modo
- il suo metodo
- i suoi limiti
- i suoi concetti generali
- la sua applicazione alla tecnica e i limiti di questa applicazione (vedasi il paradosso del laboratorio)
Per epistemologia speciale applicata a un dato sapere disciplinare scientifico, oltre a interrogarsi su:
- del tipo di conoscenza specifica e fondamenti della sua specializzazione
- il suo metodo
- i suoi limiti
- i suoi concetti generali
- la sua applicazione alla tecnica e i limiti di questa applicazione (vedasi il paradosso del laboratorio)
è importante capire la definizione dei suoi concetti, dell’oggetto di studio e del suo ambito sperimentale di verifica.
Fondamentale è, ad esempio, nell’epistemologia economica dare le definizioni corrette dei seguenti concetti: economia, mercato, impresa.
In fisica, capire che cos’è la materia, l’energia, l’atomo.
In cosmologia: il Big Bang, le galassie, ecc.
La scienza come mito
Secondo tesi epistemiche, la scienza moderna non è esente dal mito. Per l’episteme, al mito degli antichi si è sostituita una nuova forma di pensiero mitologico: la scienza.
È soltanto nell’attuale contesto, in cui vengono tematizzati i limiti costitutivi del pensiero scientifico, che si rende possibile un’autentica determinazione dei tratti della sua razionalità, nonché della loro esclusività e irriducibilità rispetto ad altri ordini del sapere, quali la filosofia e la teologia. Parimenti, attraverso la consapevolezza dei confini entro cui la scienza può legittimamente tradursi in tecnica e del potere manipolativo che la tecnica esercita sul mondo, la scienza si sottrae definitivamente alla sua interpretazione mitopoietica. In tale orizzonte, Portolan si configura quale primo pensatore a fornire, nella storia del pensiero umano, una concettualizzazione della scienza conforme alla sua essenza propriamente intesa.
La scienza, come viene praticata all’interno della comunità scientifica, è un processo in continua evoluzione. Tuttavia, alcune sue interpretazioni o applicazioni rischiano talvolta di assumere caratteristiche speculative che possono avvicinarsi più alla fantascienza che alla ricerca empirica rigorosa.
Critica a Feyerabend, Kant e Popper
Il concetto di “scienza come mito” in Feyerabend è diverso che in Portolan.
- Per Feyerabend non si deve parlare di scienza come mito, ma di mito della scienza, nel senso di un sapere autoreferenziale, che non può essere considerato superiore alle altre tradizioni di sapere, passate e presenti, come astrologia e saperi ancestrali. Per Feyerabend non è vero che la scienza procede con un unico metodo universale, e per lui essa costituisce un sapere spesso dogmatico.
Per Portolan invece la scienza è un vero e proprio sapere mitologico, quando ad esempio:
scambia il Big Bang per un “pasto gratis”, immagine del peccato edipico di Adamo in Eden;- nega a se stesse possibilità interpretative per timore delle loro implicazioni metafisiche e teologiche;
- non pone limiti alla tecnica per la manipolazione della materia;
- ha fiducia impossibile e non dimostrata nella manipolazione del DNA umano per la guarigione delle malattie e la costruzione del super-uomo;
- manipola gli embrioni accecata dall’idea della sua onnipotenza predittiva;
- adotta come modello generale di interpretazione dell’universo lo schema a “mattoncini lego”, concezione atomica del cosmo, nella speranza che favorisca detta manipolazione;
- crede nei viaggi spaziali interplanetari quando la medicina dimostra che l’uomo non può viaggiare nel cosmo senza ammalarsi (tumori e decalcificazione ossea, ecc.).
Per tutte queste ragioni, la scienza si confonde con la fantascienza.
Dopo un veloce controllo, si è certi di poter dire che Karl Popper non pone limiti alla tecnica: anzi, lui fonda il fallibilismo/falsificazionismo proprio per impedire che un atteggiamento dogmatico della scienza possa essere di ostacolo al potere manipolativo della tecnica.
Secondo una tesi di Portolan, “Kant – fondatore dell’epistemologia moderna – è più popperiano di Popper”, perché mentre nella dialettica trascendentale egli critica, oltre che le idee indimostrabili di Dio e di anima, anche il concetto di mondo, definendolo a sua volta indimostrabile, per Popper senza dubbio l’Universo esiste. Fondando l’identità di fisica e cosmologia, Popper si dimostra dogmatico e mitologico.
Infatti, per Portolan il primo mito della scienza, che fonda la scienza come sapere mitologico, è proprio il concetto di cosmo, che essa sostituisce a Dio.
Secondo Portolan, ciò che appare di notte non è l’Universo, e non è il cosmo, ma un artefatto virtuale che solo lo imita. In questo modo Portolan “disincanta” l’uomo moderno, sottraendogli l’oggetto della sua adorazione e contemplazione, il cosmo, perché secondo Portolan il cosmo/l’universo c’è, ma non è ciò che appare all’esperienza, come dicono Putnam (modello del cervello nella vasca) e il film Matrix (1999).
Il paradosso del laboratorio
Il paradosso del laboratorio, o del ricercatore (o paradosso galileiano), ha il significato dei limiti assoluti alla manipolazione della realtà del mondo fisico da parte della scienza e della tecnica.
Esso dice che è paradossale l’idea di riprodurre il mondo in laboratorio:
- è impossibile il progetto
- sono folli gli scopi
Infatti, il laboratorio appartiene al mondo stesso, per cui riprodurre il mondo significa riprodurre lo stesso laboratorio, e così all’infinito…
Dietro questa idea folle e impossibile, il tentativo di riprodurre il mondo per imitarlo e cambiarlo, quasi volendo “rovesciare l’Universo come un calzino” (sotto il profilo psicoanalitico, l’esperimento mentale che prova questa follia consiste nel dare sfogo alle ideazioni della mente: fino a dove si spingerebbe la volontà umana e il suo desiderio, se il potere trasformativo degli uomini non avesse limiti naturali?), sta questo concetto teologico:
- Dio, come vero scienziato, crea il mondo in laboratorio
- Allora anche lo scienziato cerca di creare il mondo in laboratorio
- Ma con una essenziale differenza: il mondo creato è dentro Dio, che sta “esterno” ad esso; invece lo scienziato sta “dentro” il mondo.
Di qui la follia di cercare di cambiare un mondo a cui si è intimamente legati.
Questo paradosso, associato ad altri limiti e paradossi storici – quello di Gödel e il principio di indeterminazione di Heisenberg – pone limiti assoluti alla manipolazione della materia, in senso tecnico-scientifico, da parte dell’uomo, e anche la considerazione gnoseologica-epistemologica circa il fondamento di questa possibilità, dimostrata, che si esplica al di dentro di questi limiti assoluti.
Questa possibilità è sempre paradossale, ma è effettiva, e ci si deve interrogare sulle sue condizioni:
- in laboratorio lo scienziato simula e riproduce certi aspetti del mondo
- ne scopre le leggi di funzionamento (leggi di natura)
- e poi, servendosi dei risultati raggiunti, crea qualche invenzione e applicazione tecnologica concreta, con indubbio vantaggio per il genere umano.
Bibliografia
- Aristotele. Metafisica. Grecia, IV secolo a.C.
- Galileo Galilei. Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. Italia, 1632.
- Kurt Gödel. Über formal unentscheidbare Sätze der Principia Mathematica und verwandter Systeme I. Vienna, 1931.
- Werner Heisenberg. Über den anschaulichen Inhalt der quantentheoretischen Kinematik und Mechanik. Germania, 1927.
- Giulio Portolan. La concezione della scienza in Giulio Portolan: una riformulazione scientifica. Italia, 2025.
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