GLI ITALIANI: "MEGLIO DISOCCUPATI CHE LAVORARE LONTANO DA CASA"

Italiani bamboccioni? Parrebbe proprio di si! Un risultato impietoso quello ottenuto dall’Osservatorio mensile Findomestic: la vicinanza al posto di lavoro conta più dell’ambizione professionale, anche se il 64% è convinto di non guadagnare abbastanza, e in cima alla lista dei desideri ci sono stipendi più alti (54%), buoni spesa come benefit (40%) e orari più flessibili per le donne (35%)




Gli italiani vogliono un lavoro vicino a casa, anche a costo di restare disoccupati e di rinunciare alla carriera. La pensa così quasi un lavoratore su due (46%), come emerge dal nuovo Osservatorio mensile Findomestic – società di credito al consumo del Gruppo BNP Paribas – realizzato in collaborazione con Doxa.

Dalle interviste risulta inoltre che il 64% è convinto di non guadagnare abbastanza, il 40% vuole ricevere buoni spesa come benefit, il 35% delle donne chiede orari più flessibili e il 31% degli uomini desidera un maggiore potere decisionale.

LAVORARE ALL’ESTERO? NEANCHE PER IDEA. La comodità e la vicinanza agli affetti prevalgano, dunque, sull’ambizione professionale. Lo conferma, a maggior ragione, un altro dato contenuto nell’Osservatorio Findomestic: solo due su dieci rinuncerebbero a vivere in Italia per fare il lavoro dei propri sogni. Fortunatamente oggi tre italiani su quattro sono soddisfatti della vicinanza al proprio posto di lavoro.


Bamboccione è un neologismo inserito anche all'interno del Dizionario Treccani e definisce chi è considerato incapace di affrontare le responsabilità e le difficoltà della vita. Il neologismo fu coniano da Padoa-Schioppa,  ministro nel 2007 che in un'audizione disse: «Incentiviamoli a lasciare la casa dei genitori»

STIPENDI INSUFFICIENTI. La maggior parte degli italiani, in base ai dati raccolti da Findomestic, giudica positivamente il clima lavorativo (76%) e la sicurezza del posto (66%). Pochi, invece, sono quelli che si reputano soddisfatti delle opportunità di fare carriera: solo il 36%, per la precisione. Poco appagante anche lo stipendio percepito: oltre un lavoratore su due (54%) si aspetterebbe di guadagnare di più. Una quota identica non è soddisfatta della coerenza dell’occupazione con il proprio percorso di studio. Non stupisce, dunque, che la maggior parte dei lavoratori italiani (60%) abbia pensato almeno una volta di cambiare lavoro, soprattutto nella fascia fra i 35 e i 44 anni.

una scena dal film "Immaturi" 

BENEFIT, I LAVORATORI CHIEDONO BUONI SPESA. Il 61% dei lavoratori italiani è soddisfatto dell’equilibrio che è riuscito a raggiungere tra lavoro e vita privata, ma i “molto soddisfatti” sono solo 1 su 10. Se potessero avere più tempo libero gli italiani lo utilizzerebbero per stare con la propria famiglia (50%), per dedicarsi ai propri hobby (43%), per viaggiare (42%) e per fare sport (28%). Dal capitolo ‘benefit’ dell’Osservatorio Findomestic risulta, poi, che i lavoratori chiedono soprattutto buoni spesa per carburante, alimentari ed elettronica (40%), oltre a una maggiore flessibilità dell’orario di lavoro (38%) e forme di assistenza sanitaria (35%), queste ultime desiderate soprattutto dalle donne. 

LE DONNE CERCANO ORARI FLESSIBILI, GLI UOMINI POTERE DECISIONALE. Stipendio e posto fisso restano le priorità dei lavoratori: la retribuzione è l'aspetto più importante per il 64% del campione preso in esame da Findomestic, davanti alla sicurezza del posto (42%, con una particolare concentrazione fra gli over 35). Non a caso, di fronte alla possibilità di cambiare occupazione, un italiano su quattro sceglierebbe di lavorare alle dipendenze di un ente pubblico. La flessibilità dell’orario di lavoro è più rilevante per le donne (35% contro il 26% degli uomini), mentre gli uomini dimostrano di dare più peso all’autonomia decisionale (31% contro 27% delle donne) e all’opportunità di fare carriera (17% contro 9% delle donne).

GIOVANI DISOCCUPATI, PIÙ VITTIME CHE SCHIZZINOSI. Sulle cause dell’elevato tasso di disoccupazione giovanile in Italia, un terzo ritiene che i giovani siano vittime della difficile situazione economica, il 20% crede che per trovare lavoro un giovane abbia bisogno di raccomandazioni, mentre il 18% punta il dito proprio contro i giovani reputandoli ‘schizzinosi’ nella scelta di un'occupazione.

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