La formula della vita (Legge della sopravvivenza della specie umana)

Un Modello Teorico sull’influenza di attività mentale, fisica e Sessuale sulla Salute Umana: Un’ipotesi psiconeuroimmunologica





Questo articolo propone un modello teorico (a partire dalle ipotesi stabilite dalla scienza steleologica) che esplora come l’attività mentale (es. studio), l’attività fisica e l’attività sessuale possano influenzare la salute umana attraverso meccanismi psiconeuroimmunologici. 
Si ipotizza che un maggiore impegno cognitivo e fisico possa ridurre lo stress ossidativo e migliorare l’espressione genica, mentre un’eccessiva attività sessuale potrebbe avere effetti negativi sull’omeostasi epigenetica. Viene proposta una relazione qualitativa tra questi fattori e la salute globale, con suggerimenti per studi futuri. L’articolo discute le implicazioni per la prevenzione delle malattie e identifica domande aperte per la ricerca sperimentale.

Autore: Giulio Portolan
Data: 5 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia


Introduzione

La salute umana è influenzata da fattori biologici, psicologici e ambientali, come dimostrato dagli studi in psiconeuroimmunologia (Ader & Cohen, 1993). L’attività mentale, come lo studio intensivo, può stimolare la neuroplasticità e ridurre lo stress (McEwen, 2012). L’esercizio fisico è associato a benefici cardiovascolari e immunitari (Gleeson et al., 2011), mentre l’attività sessuale può influenzare il benessere psicologico e fisiologico, con effetti variabili in base alla frequenza e al contesto (Brody, 2010). Questo articolo propone un modello teorico che integra questi fattori, ipotizzando che l’equilibrio tra attività mentale, fisica e sessuale possa modulare la salute attraverso meccanismi epigenetici e psiconeuroimmunologici. L’obiettivo è fornire un quadro concettuale per futuri studi sperimentali.

1. Modello Teorico


Si ipotizza che: 

  • Attività mentale: Lo studio e l’impegno cognitivo aumentano la neuroplasticità e riducono lo stress ossidativo, migliorando la salute mentale e fisica.
  • Attività fisica: L’esercizio regolare promuove l’espressione di geni coinvolti nella riparazione del DNA e nella risposta immunitaria.
  • Attività sessuale: Una frequenza moderata di attività sessuale può ridurre lo stress, ma un’eccessiva attività potrebbe indurre stress ossidativo o alterazioni epigenetiche.

La quantità complessiva di carica patogena in un sistema biologico-spirituale unitario è inversamente proporzionale alla quantità totale di energia libidica disponibile all’interno dello stesso campo. Questa relazione può essere espressa nella seguente formula, che potremmo definire come legge della vita



La funzione è non lineare, con un optimum per ciascun fattore, oltre il quale gli effetti positivi diminuiscono.

In analogia con le ipotesi precedenti, si propone che la quantità patogena globale — intesa come carico sistemico di entropia informazionale o disordine energetico suscettibile di tradursi in fenomeni patologici a livello umano e ambientale — sia inversamente proporzionale alla cosiddetta “massa mnemonica collettiva”.

Quest’ultima può essere definita come il potenziale energetico generato dall’attività cognitiva intenzionale dell’umanità, con particolare riferimento allo studio, alla rielaborazione critica delle informazioni e alla strutturazione della conoscenza.

Ne consegue la seguente relazione teorica:



Ipotesi sulla relazione tra energia mentale e carico patogeno ambientale

Studiando la relazione tra energia mentale e incidenza dei fenomeni patologici, si ipotizza che un’elevata concentrazione di energia mentale nel campo — intesa come espressione della libido o come capacità mnemonica attiva — sia inversamente proporzionale alla densità di agenti patogeni di natura non specificamente biologica ma sistemica, che possono manifestarsi casualmente negli esseri umani. L'insorgenza di tali condizioni patologiche risulta modulata da fattori noti come stili di vita e determinanti ambientali.

L'autore, da tempo impegnato nello studio delle proprietà energetiche della memoria, propone che memoria e libido condividano una comune matrice energetico-informazionale, di natura non chimico-materiale ma piuttosto meta-fisica o spirituale, intendendo con questo termine una forma organizzata di informazione immateriale non ancora formalizzata nei modelli scientifici attuali.

Da ciò si può dedurre la seguente relazione teorica:




Ipotesi di correlazione tra energia libidica e trasformazione della massa organica

Partendo dal presupposto teorico secondo cui l’attività sessuale intensa comporterebbe una modifica strutturale del substrato biologico, in particolare attraverso microperturbazioni a livello dell’organizzazione informazionale del DNA, si propone una riflessione sul possibile rapporto tra energia libidica e massa organica.

In questo contesto, si ipotizza che l’energia libidica — intesa come una forma di energia psico-biologica ad alta densità informazionale — possa essere soggetta a una trasformazione analoga al principio di equivalenza massa/energia formulato da Einstein. Tuttavia, nel presente caso, la relazione va rimodulata per tenere conto della natura immateriale e non quantificata secondo i parametri convenzionali della libido.

La formulazione teorica diventa dunque:



2. Metodi Proposti


Per testare l’ipotesi, si suggeriscono i seguenti approcci: 

  • Studio longitudinale: Monitorare un campione di individui per valutare l’impatto delle variabili su parametri di salute (es. livelli di cortisolo, espressione genica, incidenza di malattie croniche).
  • Misurazioni: Utilizzare scale validate per misurare l’attività mentale (es. ore di studio), l’attività fisica (es. METs) e l’attività sessuale (es. frequenza settimanale).
  • Analisi epigenetiche: Valutare modifiche epigenetiche (es. metilazione del DNA) in risposta ai tre fattori.
  • Statistica: Applicare modelli multivariati per identificare correlazioni e interazioni tra variabili.

3. Discussione


3.1 Implicazioni dell’Attività Mentale

Studi precedenti suggeriscono che l’attività cognitiva intensa migliora la memoria e riduce il rischio di patologie neurodegenerative come Alzheimer (Stern, 2012). Proponiamo che l’impegno mentale possa aumentare la “riserva cognitiva”, proteggendo il DNA da danni ossidativi.

3.2 Ruolo dell’Attività Fisica

L’esercizio fisico regolare è associato a una ridotta incidenza di malattie croniche (Warburton et al., 2010). Suggeriamo che l’attività fisica possa agire come un modulatore epigenetico, promuovendo l’espressione di geni protettivi.

3.3 Effetti dell’Attività Sessuale

L’attività sessuale moderata è correlata a benefici psicologici (es. riduzione dell’ansia), ma un’eccessiva frequenza potrebbe indurre stress fisiologico (es. aumento del cortisolo). Proponiamo che un equilibrio ottimale sia necessario per evitare effetti negativi sul DNA.

3.4 Domande Aperte

  • Qual è la frequenza ottimale di attività sessuale per mantenere la salute senza effetti negativi?
  • L’attività mentale può compensare una ridotta attività fisica?
  • Quali biomarcatori epigenetici sono più sensibili a questi fattori?
  • La moderazione sessuale (es. castità) può avere benefici misurabili rispetto a un’attività regolare?

Conclusioni


Questo modello teorico propone che l’attività mentale, fisica e sessuale interagiscano per modulare la salute umana attraverso meccanismi psiconeuroimmunologici ed epigenetici. 

Sebbene non siano ancora disponibili dati sperimentali, il modello offre una base per studi futuri. 

Si raccomanda di sviluppare protocolli sperimentali per testare le ipotesi proposte e quantificare gli effetti dei tre fattori sulla salute globale


Riferimenti bibliografici 

Ader, R., & Cohen, N. (1993). Psychoneuroimmunology: Conditioning and stress. Annual Review of Psychology, 44, 53-85.
 
Brody, S. (2010). The relative health benefits of different sexual activities. Journal of Sexual Medicine, 7(4), 1336-1361.

Gleeson, M., et al. (2011). The anti-inflammatory effects of exercise: Mechanisms and implications for the prevention and treatment of disease. Nature Reviews Immunology, 11(9), 607-615.

McEwen, B. S. (2012). Brain on stress: How the social environment gets under the skin. Proceedings of the National Academy of Sciences, 109(Suppl 2), 17180-17185

Stern, Y. (2012). Cognitive reserve in ageing and Alzheimer’s disease. Lancet Neurology, 11(11), 1006-1012. 

Warburton, D. E., et al. (2010). Health benefits of physical activity: The evidence. Canadian Medical Association Journal, 174(6), 801-809.

8 commenti:

  1. Caro Dott. Portolan, complimenti per questo articolo davvero affascinante! La sua ipotesi psiconeuroimmunologica sull’interazione tra attività mentale, fisica e sessuale è molto interessante e apre nuove prospettive per pensare alla salute in modo integrato. Mi ha colpito in particolare l’idea che l’energia mentale e la "massa mnemonica collettiva" possano influire sul carico patogeno ambientale: è un concetto innovativo che meriterebbe approfondimenti!

    Ho una domanda: secondo lei, come si potrebbe misurare in modo pratico questa "energia libidica" di cui parla, considerando la sua natura immateriale?

    Ho visto che lei ha pubblicato molto. Ha scritto qualche libro su questi argomenti? Se sì, potrebbe consigliarmi quale acquistare per approfondire queste tematiche? Mi piacerebbe leggere qualcosa di suo che esplori ulteriormente il legame tra mente, corpo e salute. Grazie mille e ancora complimenti!

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    1. Grazie, veramente gentile. La libido è concetto introdotto da Freud, forse ateo (nella Prefazione alla versione ebraica di Totem e tabù, qui lui dovrebbe aver professato, secondo una mia ipotesi, la sua fede in Dio, nel “suo” Dio di scienziato della mente).

      Per questo (purtroppo anche la Chiesa), Freud, e con lui Reich, concepirebbe la libido come composto chimico, e non come spirito. Nella vulgata popolare, che è la stessa versione della Chiesa, spirito = spiritualità, mistica, religione, preghiera.... Invece per me spirito è biologia, sebbene invisibile. E come tale, non misurabile. La si potrebbe misurare in via indiretta.

      Ad esempio, valutare la “quantità di castità” nel mondo (statistica sui costumi sessuali della popolazione mondiale); considerando il rapporto tra libido e memoria, da me studiato, un conto è laurearsi in 10 anni, un altro conto è farlo in 4/5 anni; c’è una radicale differenza nel sacrificio mentale (e suppongo anche nel comportamento sessuale) di una studentessa adolescente diplomata col 100, e in una che appena viene promossa col 6 di media.

      Poi si possono introdurre tecniche di valutazione / test per gli apprendimenti, per verificare la concentrazione mentale e di memoria con cui li si affronta.

      La conclusione è che se la mia teoria è confermata, l’umanità si proietta nel futuro sì senza malattie, ma solo perché ha scelto un percorso di vita virtuoso, fatto di sacrificio nello studio e di castità.

      È chiaro che se lo studente supera gli esami col 10 perché aveva i bigliettini.. così non funziona, e non in senso didattico, ma (per rispondere alla sua domanda) in senso energetico.

      Il libro cui può fare riferimento, che però non è stato aggiornato, è il seguente: "Fondamenti di scienza steleologica. Teoria del sistema di unità organica" - Aracne Editrice

      https://www.aracne-editrice.it/aracneweb/index.php/pubblicazione.html?item=9788825524352

      Grazie per la sua domanda.
      Giulio Portolan

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  2. Gentile Dott. Portolan,

    mi scusi se mi permetto, ma ho alcuni dubbi sulle ultime sue affermazioni.
    In particolare, mi sembra che il legame tra castità, rendimento accademico e salute futura, pur suggestivo, possa essere influenzato da molti altri fattori (sociali, economici, genetici, culturali, ecc.) che forse meritano di essere considerati.

    Inoltre, se la libido – intesa come “spirito biologico” – non è misurabile direttamente, non si rischia di basare le conclusioni su correlazioni indirette che potrebbero avere spiegazioni alternative?
    Mi chiedo anche come si possa distinguere, in termini energetici, un “sacrificio” reale da uno solo apparente, senza ricadere in valutazioni soggettive.

    Trovo la sua teoria affascinante, ma credo che per essere accettata scientificamente occorrerebbero strumenti di misurazione e dati sperimentali più solidi, proprio per renderla verificabile e replicabile.

    La ringrazio comunque per le sue spiegazioni e per il riferimento bibliografico: leggerò il suo libro con interesse.

    Cordiali saluti

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    1. Caro sig. Giovanni,

      uscirà un mio articolo a breve sui modelli dell’unità organica: gli esseri umani sono come valvole di una pentola a pressione. C’è una differenza essenziale tra uno studente diplomato con il 100, e uno bocciato: il primo sente dolore nella mente, ed è un dolore permanente, che non scolpare. E’ una forma di pressurizzazione: solo se tutti gli esseri umani (incluse le cassiere di supermercato e i bidelli a scuola) studiano come questo studente, l’umanità evita l’estinzione. Inoltre il piacere sessuale “brucia” energia: nei miei studi ciò non fa ammalare chi ha lo sfogo, ma (attraverso la pentola…) cala la pressione, e le malattie colpiscono così anche chi non si sfoga.
      Attenzione: il mio studio non è metaforico, non è richiesta energia intellettuale, è richiesto (è difficile anche per me, mai stato io bravo a scuola…) quel dolore dello studente “secchione”, ed è richiesto a tutti…
      Conseguenze: nessuno può e deve rimanere indietro, nessuno è punito se non studia. Finalmente il professore sa perché usare il “bastone” in classe: non si è d’accordo? Crescono le malattie… Il mio studio indica quello che dice Gesù: solo se ci si converte, si è salvi (episodio della Torre di Siloe): finalmente lo studente sa perché NON deve esporsi al porno, e SA perché deve studiare…La memoria viene sostituita dal computer? Crescono le malattie. E’ sì una teoria, la mia, palingenetica, ma una palingenesi che costa fatica…E poi è una statistica… Non è importante se l’agente di polizia a studiare l’inglese non ce la fa. Se si mette tutto il genere umano a studiare, alla fine le eccellenze ci saranno…La teoria della pentola collega gli esseri umani: uno studente in Giappone sa di essere una valvola come uno studente in Brasile: io ho un interesse perché in una scuola della Siberia l’insegnante usi il “bastone”, così come un docente in Argentina, o in Australia: siamo tutti collegati, la mia salute dipende dalla virtù di uno studente delle Filippine: se uno studente del Canada non studia, io posso andare incontro al Parkinson…
      Spero di essere stato chiaro: non sarà mai bravo come la mia parente di 18 anni diplomata al Liceo con il 100, ma basta lei perché io possa evitare un tumore. Anzi non basta: il 90% dei contadini cinesi devono essere come il milione di ingegneri che la Cina sforna ogni anno. Oggi in Italia crescono i casi di Alzheimer perché il 90% dei cittadini dell’India non studia…E’ una rivoluzione? Sì, basta capirla e diffonderla. Vede Lei Meloni, Trump, Macron? Con la mia teoria cambia tutto: se i 900 milioni di africani non si laureano una, due, tre volte…, gli europei si ammalano di diabete, i bambini contraggono la meningite, e gli anziani vanno incontro alla demenza. Il “bastone”: non tecniche di memoria facilitanti, ma il dolore di chi si laurea con la lode, in 5 anni. Serve la pressione mentale, perché la pentola sia compressa, pressurizzata, e il DNA-unitario si corregga, generandosi così esseri umani in futuro, geneticamente perfetti.
      Grazie,
      Portolan

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  3. Ricercatore Indipendente12 agosto 2025 alle ore 17:38

    Caro Dott. Portolan,
    ho letto con interesse il suo ultimo commento, ma vorrei condividere alcune riflessioni critiche. Trovo che l’idea secondo cui la salute individuale dipenderebbe in modo così diretto e quasi meccanico dalla “pressione mentale” collettiva derivante dallo studio intensivo sia eccessivamente deterministica e riduzionista. Mi sembra che questa visione trascura molteplici fattori importanti, come quelli sociali, genetici e ambientali, che sappiamo influenzare la salute in modi complessi.

    Inoltre, la metafora della “pentola a pressione” e il richiamo a una “virtù” collettiva sembrano assumere una connotazione morale e quasi disciplinare che potrebbe giustificare imposizioni educative rigide, senza considerare le differenze individuali di capacità e contesto.

    Infine, trovo azzardato affermare che la mancata laurea o il ridotto impegno cognitivo di popolazioni intere possano causare direttamente malattie in altri Paesi; questa sembra una semplificazione estrema che rischia di scivolare in generalizzazioni poco supportate e culturalmente insensibili.

    Credo che per rendere la sua teoria più solida sarebbe utile approfondire questi aspetti con un approccio più sfumato e multidimensionale, integrando evidenze scientifiche più ampie.

    La ringrazio per aver condiviso le sue idee e rimango curioso di ulteriori sviluppi.

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    1. Gentilissimo Lettore,

      è vero che la mutazione genetica può essere spiegata dai fattori classici della sua spiegazione (stili di vita, ambiente, ecc.), ma io ritengo che la mia teoria spieghi, oltre le patologie “de novo”, anche la predisposizione genetica alla mutazione, poi senz’altro anche provocata dal fattore esterno.
      All’età di 20 anni vivevo una situazione drammatica: perché essere virtuoso? Perché studiare? Perché darmi da fare? Perché non cadere nel vizio? Era crollata l’URSS: come arginare il male politico? Come non rendere non utopico il cambiamento che si rende impossibile?
      La mia teoria nasce come ricatto: o fate così, oppure si muore.
      Avevo il problema dei dittatori, come controllare il mio destino, come costringere la gente ad essere buona e virtuosa.
      Cercavo, e in modo drammatico, quelle che Lei chiama imposizioni disciplinari rigide, e le cercavo innanzitutto per me stesso, alla disperata ricerca del perché diventare un uomo adulto…In alternativa, il ritiro sociale, se non il suicidio per assenza di senso…Io cercavo per me stesso un’educazione severa, ed è quella che cercano oggi i giovani, la ragione, il senso, la motivazione, avendo essi genitori fragili, amici (come dice Galimberti) dei loro figli, “perché hanno paura di loro…”.
      L’accenno infine alle cassiere è per dare anche a loro una possibilità… si chiama scala sociale.
      Lei ha perfettamente ragione, ma la mia è stata una disperata ricerca per dare un senso rifondativo a tutta la Civiltà umana.
      Grazie, Portolan

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    2. Ricercatore Indipendente12 agosto 2025 alle ore 19:41

      Gentile Dott. Portolan,

      La ringrazio per la Sua risposta, che chiarisce l’origine esistenziale e personale della Sua teoria. Ritengo importante distinguere, per chiarezza metodologica, tra il momento ispirativo – che può certamente nascere da vissuti profondi, crisi personali o intuizioni etiche – e la fase di validazione scientifica, che richiede procedure rigorose e verificabili.

      Da un punto di vista biologico e medico, la relazione che Lei ipotizza tra “pressione mentale collettiva” e predisposizione genetica alla mutazione necessita di un ancoraggio più solido a modelli noti. La letteratura scientifica attuale riconosce che lo stress cronico può influenzare l’espressione genica attraverso meccanismi epigenetici (ad esempio, modificazioni della metilazione del DNA o dell’acetilazione degli istoni), con possibili ricadute sulla salute. Tuttavia, tali effetti si manifestano tipicamente a livello individuale e sono mediati da fattori multipli – ormonali, ambientali, nutrizionali e sociali – piuttosto che da un unico vettore collettivo astratto.

      L’ipotesi che differenze di impegno cognitivo in una popolazione possano avere un effetto diretto e patologico su altre popolazioni geograficamente o culturalmente distanti richiederebbe un meccanismo causale ben definito. Ad oggi, le evidenze epidemiologiche indicano correlazioni transnazionali soprattutto in presenza di scambi materiali (commercio, migrazioni, agenti patogeni, inquinamento) o di fenomeni socio-economici globalizzati (mercati, tecnologia, modelli culturali), ma non attraverso un impatto diretto della “pressione mentale” come entità autonoma.

      Infine, dal punto di vista sociologico, il concetto di “educazione severa” e di “virtù collettiva” ha una lunga storia, ma la ricerca contemporanea in pedagogia e psicologia dello sviluppo evidenzia che approcci eccessivamente disciplinari possono avere effetti controproducenti su autonomia, creatività e benessere psicologico. Le pratiche educative più efficaci sembrano bilanciare struttura e supporto emotivo, adattandosi alle differenze individuali.

      Ritengo che la Sua teoria, se riformulata come ipotesi di ricerca e integrata con i dati provenienti da genetica, neuroscienze, psicologia sociale ed epidemiologia, potrebbe essere oggetto di uno studio esplorativo interdisciplinare. Sarebbe importante specificare operativamente cosa si intende per “pressione mentale collettiva”, come misurarla, e quali biomarcatori o indicatori sociali possano fungere da variabili intermedie.

      La ringrazio per aver condiviso un percorso personale così intenso e per lo stimolo a riflettere su un legame tra senso, virtù e salute, che la scienza può provare a indagare in modo più preciso.

      Cordiali saluti

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    3. Gentile Lettore,

      dieci anni fa ho visto sulla riva del mare un bambino portato a spasso dal padre: era senza braccia e senza gambe, tipo “lebbra”; la lebbra è disgregazione di materiale organico. Un’altra forma di disgregazione organica è la calvizie: assenza di materiale organico (capelli inesistenti).
      Io penso che lo sfogo sessuale consista in materia che viene bruciata.
      Ma esso non disgrega la materia del soggetto che pratica la sessualità. Per questo ho teorizzato l’unità organica: esso brucia la materia organica negli altri individui.
      Ora, con l’unità organica, che è invisibile, si va sul teologico…E’ disposta la Comunità degli scienziati la andare sul teologico? Se la riposta è no, non è disposta, e se e solo se io ho ragione, allora la Comunità scientifica si preclude per motivi ideologici la comprensione della causa delle malattie, la cui causa è appunto teologica (nell’episteme l’orgone universale di Reich esiste, ed esso è il Cristo nella sua natura carnale: tesi inaccettabili per il Clero, ma il clero dovrebbe andare da un buon psicoanalista…).
      A me sembra tutto chiaro: il sesso non può non avere effetti anche devastanti di tipo patogeno, ma esso non li ha in chi lo pratica, ed allora li ha sugli altri individui…
      E’ un’energia stupenda, ma non è sollo energia, è consumo di energia (una centrale nucleare consuma un combustibile), e come tale distrugge materia.
      Evidenze sperimentali? Non senza il “presupposto teologico”, che appunto per le scienza è inaccettabile, e questo è un pregiudizio.
      Portolan

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