Non è più tempo di alternative: l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura guida la transizione verso un nuovo modo di abitare

La rivista "Interiorissimi" lancia un appello per un cambiamento radicale nel modo di progettare e vivere gli spazi, abbracciando i principi della bioarchitettura.




Nel suo recente articolo "Non è più tempo di alternative: è tempo di Bioarchitettura", la rivista di Architettura e Design "Interiorissimi" affronta con decisione la necessità di adottare la bioarchitettura come paradigma imprescindibile per il futuro dell’edilizia e dell’abitare. L'autore sottolinea come non sia più sufficiente considerare la sostenibilità come un'opzione tra le tante, ma come l'unica via percorribile per garantire un equilibrio tra l'uomo e l'ambiente.

Con questo messaggio potente e inequivocabile si è chiusa la recente Assemblea Nazionale e Convention dell’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (INBAR), tenutasi dal 9 all’11 maggio al Romano Palace Luxury Hotel. Un evento che ha travalicato i confini dell’incontro formale per diventare una dichiarazione collettiva di intenti: progettare, formare e costruire per una nuova Europa ambientale, sociale e umana.


Sotto la guida dell’architetta Anna Carulli, presidente nazionale dell’Istituto, il convegno ha riunito professionisti, docenti, tecnici, medici, comunicatori, economisti e rappresentanti delle istituzioni per riaffermare con forza che la bioarchitettura non è più una disciplina “di nicchia”, né un’opzione secondaria per pochi visionari. È, piuttosto, una necessità storica. Una risposta concreta e sistemica alla crisi climatica, sociale e culturale che segna il nostro tempo.

Un Istituto vivo, consapevole e strutturato

L’INBAR si è presentato a Catania come una realtà viva, radicata sul territorio nazionale e connessa ai processi globali. Il bilancio approvato all’unanimità ha restituito l’immagine di un organismo non solo sano economicamente, ma anche progettualmente ambizioso. La vera forza dell’Istituto, però, si è vista nel lavoro delle sue Commissioni tematiche e dei Gruppi di Lavoro, che operano in sinergia per affrontare le grandi questioni ambientali e urbanistiche contemporanee con una visione multidisciplinare.

Dalla Commissione Ambiente e Salute guidata dal Dott. Luigi Lotti, che studia l’impatto dell’architettura sul benessere psico-fisico, alla Commissione Formazione, presieduta da Paolo Rughetto e coordinata da Gino Mazzone, che rilancia i percorsi storici del Corso Base in bioarchitettura, ogni ambito contribuisce a costruire un sapere integrato, etico e operativo.

Il futuro è relazione

Uno dei momenti più intensi dell’incontro è stato l’intervento dell’architetto Piero Luigi Carcerano, presidente della Commissione Comunicazione ed Editoria. La sua riflessione ha messo in luce un aspetto cruciale: la necessità di raccontare la bioarchitettura in modo chiaro, coinvolgente e partecipativo. Perché la sostenibilità non è solo una questione tecnica, ma prima di tutto culturale. E solo attraverso un linguaggio accessibile, empatico e consapevole è possibile generare un cambiamento reale.

Anche il prof. Rosario Faraci, economista e giornalista, ha offerto una visione innovativa sul ruolo del business design e del marketing nel rendere la bioarchitettura economicamente sostenibile, senza tradirne i valori fondanti. La parola chiave è “eco”, intesa sia come ecologia che come economia rigenerativa.

Bioarchitettura come atto politico e civile

La presidente Anna Carulli ha tracciato una rotta ambiziosa: fare dell’Istituto un punto di riferimento strategico per le istituzioni europee e nazionali. La bioarchitettura, ha sottolineato, non è solo un’opzione progettuale, ma una forma di cittadinanza attiva. Una postura civile che mette al centro la salute dell’essere umano, la qualità dell’ambiente costruito e l’equilibrio con il pianeta.

L’architettura deve tornare a essere un gesto politico, capace di generare inclusione, bellezza e resilienza. Per questo, ha insistito sull’importanza della formazione, della collaborazione con le scuole, le università, le imprese e la pubblica amministrazione. L’obiettivo è costruire una nuova cultura del progetto, che metta insieme sapere scientifico, rigore tecnico ed empatia sociale.

Etica, medicina e architettura: un’unica visione

Il dott. Silvano Tramonte, medico chirurgo, ha offerto una riflessione profonda sul legame tra medicina e architettura. Entrambe le discipline, ha sostenuto, curano la vita. Entrambe pongono la dignità umana al centro. E oggi, più che mai, devono allearsi per affrontare le sfide poste dall’intelligenza artificiale, dalle nuove povertà abitative, dal cambiamento climatico. L’etica è il filo rosso che unisce sapere e fare, diagnosi e progetto, cura e costruzione.

L’Italia come laboratorio europeo della sostenibilità

Dall’on. Giampiero Trizzino, giurista e esperto di sostenibilità, è arrivata una proposta concreta: fare del bilancio ESG (Environmental, Social, Governance) uno strumento di pianificazione trasparente per enti pubblici, aziende e territori. E l’INBAR è pronto a fornire competenze, strumenti e modelli per una vera governance ambientale.

L’Italia, con il suo patrimonio culturale e progettuale, può diventare laboratorio privilegiato della nuova Europa ecologica. Ma serve una visione, una struttura, una comunità. Proprio ciò che l’Istituto rappresenta.

Un messaggio da Catania all’Europa

Quello che si è vissuto a Catania è stato un evento corale. Non un semplice congresso, ma un atto di rigenerazione culturale. Un momento in cui la bioarchitettura ha mostrato tutto il suo potenziale trasformativo. Ora questa energia va portata fuori, nei cantieri, nelle scuole, nelle periferie, nei tavoli istituzionali.

Il futuro non si attende: si progetta. E l’Istituto Nazionale di Bioarchitettura, con la sua comunità di esperti e visionari, è pronto a farlo.

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