TUO, SIMON. L'OMOSESSUALITÀ ADOLESCENZIALE SENZA CLAMORI E CON SANO ROMANTICISMO

Per la prima volta nella storia del cinema una commedia adolescenziale mainstream racconta un amore omosessuale senza clamori


Tutti meritano una grande storia d’amore. Ma nel caso di Simon Spier, 17 anni, la questione è un po’ più complicata: infatti Simon non ha ancora rivelato ai suoi familiari e amici di essere gay, né conosce l’identità del compagno di classe di cui si è innamorato online. La soluzione di entrambi questi problemi sarà esilarante, terrificante e gli cambierà la vita. Diretto da Greg Berlanti (Everwood, The Flash, Riverdale) da una sceneggiatura di Elizabeth Berger & Isaac Aptaker basata sull’apprezzato romanzo di Becky Albertalli, TUO, SIMON è una storia divertente e ricca di sentimenti che racconta il processo di maturazione di un ragazzo che si innamora e che riuscirà a trovare se stesso attraverso una serie di avventure rocambolesche.


Tuo, Simon è il classico film su una storia d’amore idealizzata al liceo, sulle difficoltà del crescere e del relazionarsi a parenti, bulli, amici e insegnanti, solo che il protagonista è gay e l’amore raccontato è per un altro uomo.


Come fa notare gay.it: “Simon è un adolescente qualunque, non veste alla moda, non ha poster di Lady Gaga in camera, non beve, non fuma, è timido e impaurito” non è insomma caratterizzato dal fatto di essere omosessuale, non ha i tratti stereotipici che spesso questi personaggi assumono al cinema e non grida da ogni parola o movimento la sua preferenza sessuale.

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IL LIBRO 

TUO, SIMON è stato adattato dal romanzo per giovani adulti di Becky Albertalli dal titolo Non so chi sei ma io sono qui (titolo originale: Simon vs The Homo Sapien’s Agenda). Pubblicato nel gennaio 2012, il libro ha vinto il William C. Morris Award come Best Young Adult Debut of the Year ed è entrato a far parte della National Book Award Longlist. Albertalli non avrebbe mai immaginato che il suo libro fosse pubblicato, tantomeno che diventasse un premiato best seller e ora addirittura un film di Hollywood:

“Quando ho scritto il libro facevo la psicologa”, dice. “Avevo un figlio di un anno, che ora ne ha quattro. Mi mettevo a scrivere quando lui dormiva. Avevo sempre desiderato scrivere un libro, quindi ho deciso di provarci sul serio. Non so da dove sia nata l’idea della trama, ma questi personaggi mi ronzavano in testa da tempo. Avevo in mente un ragazzo gay, dai capelli arruffati, con una felpa e un cappuccio, e questo ragazzo alla fine è diventato Simon.
Quando ero psicologa, ho lavorato con tanti ragazzi gay o transgender che sono indubbiamente fra le persone più coraggiose che abbia mai incontrato. Ho sempre rispettato la privacy dei miei clienti, evitando di trasformare le loro storie private in fiction, ma inevitabilmente hanno costituito, per me, una grande fonte di ispirazione”. 

Il produttore Wyck Godfrey, e Marty Bowen, suo socio in affari presso la Temple Hill Entertainment, sono ormai esperti nel riconoscere quei libri che si prestano a un efficace adattamento per il grande schermo. Dopo aver prodotto la serie di enorme successo Twilight e gli adattamenti di The Fault in Our Stars (Colpa delle stelle) e The Longest Ride (La risposta è nelle stelle), leggendo la storia di Albertalli, hanno visto il potenziale per realizzare un bel film.

“I nostri film sono spesso rivolti a un pubblico giovane”, spiega Godfrey. “Cerchiamo sempre qualcosa di nuovo e di diverso, qualcosa di originale. Fondamentalmente, non avevamo mai visto una commedia romantica ambientata in un liceo, con un adolescente gay come protagonista.  Questo è ciò che ci ha colpito del libro, infatti dopo averlo letto, ci siamo detti: ‘Nessuno ha mai scritto una cosa del genere prima d’ora’.  Nessuno aveva ancora fatto un film che racconta apertamente l’esperienza che compie qualsiasi persona gay quando scopre la propria identità e deve riuscire a esprimerla.  Questo tema nel libro si inserisce all’interno di una storia misteriosa e romantica, al cui centro troviamo un ragazzo anonimo che si palesa solo online.  Il libro è molto divertente, e il personaggio di Simon è un personaggio vincente, amabile, interessante, che abbiamo pensato valesse la pena sviluppare”. 

IL FILM 
In TUO, SIMON il sedicenne gay Simon Spier inizia a flirtare online con un suo compagno di classe, la cui identità però resta segreta. Ma quando una delle mail che si scambiano, finisce nelle mani sbagliate, il segreto di Simon rischia di diventare di pubblico dominio. All’improvviso inizia a essere ricattato da Martin, un suo compagno di scuola che cerca di superare i suoi problemi di relazione attraverso un atteggiamento aggressivo. Martin pretende che Simon lo aiuti a conquistare la bella Abby Suso (Alexandra Shipp) e se Simon si rifiuterà di aiutarlo, minaccia di divulgare non solo il suo segreto, ma anche quello di ‘Blue’, lo pseudonimo dietro il quale si nasconde il ragazzo con cui Simon ha intrapreso una fitta corrispondenza. Mentre lo scambio di mail con Blue diventa sempre più intenso e le minacce di Martin sempre più insistenti, Simon teme che la situazione gli stia sfuggendo di mano. Ora deve trovare un nuovo modo di uscire dalla propria zona di conforto prima di esserne catapultato fuori, senza però perdere i suoi amici, compromettersi e rovinare un’occasione di felicità con un ragazzo di cui non conosce neanche il vero nome. 

Il produttore Pouya Shahbazian è stato il primo a unirsi al progetto, e racconta:

“L’agente letterario di Becky Albertalli mi ha contattato dopo aver venduto il libro alla Harper Collins. L’ho letto, mi è piaciuto molto e ho subito aderito al progetto”. “Cerchiamo sempre storie in cui sia possibile identificarsi”, aggiunge Marty Bowen di Temple Hill. “Anche gli adulti possono trovarla interessante perché in fondo siamo tutti molto legati alle esperienze della nostra vita scolastica. L’idea di una persona che cerca di accettare e ammettere la propria sessualità, è universale. Il modo in cui questa storia viene raccontata nel film è esattamente il modo in cui è stata raccontata nel libro: è la storia di un primo bacio o delle difficoltà che si incontrano quando qualcuno chiede un appuntamento alla ragazza che gli piace. La storia racconta l’outing di un ragazzo trattandolo come un qualsiasi altro momento importante della vita di un liceale, perché di fatto è un’esperienza che fanno moltissime persone”. 


 Le conversazioni intrattenute con la Temple Hill e con uno dei produttori del film Isaac Klausner, hanno rassicurato Albertalli che il suo amato libro sarebbe stato portato con cura sul grande schermo.

"Quando ho iniziato a parlare con i filmmaker, ho capito che avevano compreso a pieno i personaggi e la storia”, spiega Albertalli. “Ne avevano compreso lo spirito. Hanno fatto il nome di John Hughes, perché era necessario trovare qualcuno in grado di creare il perfetto connubio fra umorismo e sentimento che caratterizzava le sue storie, e a quel punto ho capito che volevano realizzare il genere di film che avrei adorato da ragazza!” “Sono cresciuto con i film di John Hughes, quindi per me lui è sempre il mio punto di riferimento”, spiega Godfrey. “Quando ho fatto il suo nome allo studio, ho detto: ‘E’ un po’ come Sixteen Candles – Un compleanno da ricordare, ma al posto di Molly Ringwald, il protagonista è un ragazzo… E al posto di Jack Ryan, un personaggio analogo! Ho preso come esempio quel film per far capire il genere di pellicola che avrei voluto realizzare, e cioè un punto di incontro fra John Hughes e John Green. Un gruppo di liceali normali che generano subito un senso di familiarità nello spettatore, e che vivono in un mondo divertente e vivace: quel genere di storia che John Hughes sapeva raccontare così bene, e per cui impazzivo quando ero piccolo, ma che è ancora molto attuale per gli adolescenti di oggi”. “Penso che se John Hughes avesse potuto continuato a raccontare storie, prima o poi avrebbe senz’altro rotto gli argini, e affrontato il tema dell’omosessualità”, osserva Marty Bowen. “Quindi in un certo senso questo film fa parte del retaggio di John Hughes, così come tutto ciò che ha a che fare la Temple Hill”. Gli sceneggiatori Elizabeth Berger (This Is Us) e Isaac Aptaker hanno quindi unito le forze per adattare il romanzo di Albertalli. Dice Shahbazian: “E’ un sogno avere degli sceneggiatori che scrivono una prima bozza di una sceneggiatura nel modo in cui Isaac ed Elizabeth hanno fatto con LOVE, SIMON. 

Il copione era già quasi perfetto nella sua prima versione. Poiché erano occupati in un lavoro per la TV, abbiamo dovuto aspettare che si rendessero disponibili, ma ne è valsa la pena”. Albertalli aggiunge: “Quando hanno scritto la prima bozza, me l’hanno consegnata, chiedendomi se avevo qualche osservazione da fare. L’ho letta, mi sono commossa, e ho scaricato tutte le canzoni menzionate nel copione. E ho pensato: ‘Ma che osservazione posso mai fare? Il copione era perfetto”. L’autrice era soddisfatta anche della scelta di Greg Berlanti come regista del film: “Greg Berlanti ha diretto molti programmi televisivi sui supereroi. È un supereoe anche lui! È veramente brillante. Era già una sua fan, e quando ho sentito che aveva espresso interesse per il film, non ero più nella pelle”. Shahbazian aggiunge: "Greg Berlanti è la persona più gentile e premurosa che abbia mai incontrato. In questo film traspare tutta la sua umanità. Racconta una storia che tocca anche la sua sfera intima, e mentre sviluppavamo la sceneggiatura insieme, ha spesso attinto alle sue esperienze personali per aggiungere importanti sfumature e rendere la storia ancora più sfaccettata e divertente”. “Greg è incredibile, una vera forza della natura”, fa eco Bowen. “Una delle maggiori caratteristiche del suo lavoro è proprio l’umanità dei suoi personaggi. Riesce a percepire naturalmente la loro umanità, è fatto così, è nel suo DNA”. Concorda lo scrittore Isaac Aptaker: "Lavorare con Greg Berlanti è stato magnifico per me e la mia socia Elizabeth Berger. Possiede il raro connubio di essere sicuro di sé ma allo stesso tempo molto collaborativo. Questa storia è speciale anche per lui. I produttori ci hanno chiesto di compilare una lista con i nomi dei registi che avremmo desiderato per questo film. Non so se alla fine l’abbiano mai presa in considerazione o se ce l’avessero chiesta solo per farci piacere, ma so solo che Greg era il primo nome della lista". “E’ stata un’esperienza molto importante e molto divertente”, spiega Berlanti. “Anche io ero un ragazzo gay che si teneva tutto per sé, quando ero a scuola, quindi il film significa molto per me. Nel corso degli anni ho lavorato in molti film ambientati nelle scuole, ma volevo farne uno sui momenti topici all’interno di un liceo, a prescindere dal tema della sessualità. Sono stato contento di aver lavorato in un film visto dall’ottica di un ragazzo gay che ha il problema di uscire allo scoperto, un tema con cui chiunque si può identificare”. L’autrice Becky Albertalli ha trascorso diverso tempo sul set, soprattutto perché il film è stato girato interamente nella sua città natale di Atlanta. Dice Shahbazian: “Becky Albertalli non è solo una persona meravigliosa e una scrittrice fantastica, ma è stata una risorsa preziosa durante le riprese, sempre e solo una presenza positiva”. Berlanti aggiunge: “A tutti piace una storia ben raccontata, e Isaac, Elizabeth e Becky ci hanno regalato proprio questo. Questa storia ricorda a tutti, etero e gay, di come erano a scuola, prima di diventare consapevoli di se stessi. Di cosa significa innamorarsi per la prima volta, di come si cerca di proteggere la propria privacy, di cosa significa avere gli amici del cuore e una famiglia che qualche volta è un po’ troppo presente”. Nick Robinson interpreta Simon Spier. 

 La giovane star di Jurassic World e di Everything, Everything (Noi siamo tutto) era elettrizzata di far parte di TUO, SIMON. “Una storia del genere non era ancora mai stata raccontata, in questo modo”, specifica Robinson. “Questo film ha il potenziale per raggiungere un pubblico molto vasto, e per aiutarlo come non era mai stato fatto prima. In sostanza è una storia di formazione, ambientata in un liceo. Bisognava farlo da tempo, e volevo far parte della squadra che ha contribuito a raccontarla” Shahbazian è stato contento di avere Nick Robinson nel cast. “Nick è un giovane attore molto brillante, con un grande futuro dinanzi a sé. Ha una presenza scenica incedibile, e sa catturare tutte le sfumature del suo personaggio. Come Simon, anche Nick è un introverso e interpreta questo ruolo in modo magistrale. È un personaggio ‘universale’ e Nick Robinson gli ha reso totale giustizia”. La visione di Robinson della storia, i suoi temi e i personaggi riflettono quelli dell’autrice, dei produttori e del regista: “TUO, SIMON è una storia che racconta l’evoluzione psicologica di un ragazzo che si innamora di un suo coetaneo a scuola”, dice. Berlanti concorda: “In questo senso è una storia molto tradizionale; ma è anche un film inedito per un grande studio, perché racconta il processo di maturazione di un ragazzo gay. E’ una commedia romantica ricca di tutti quegli elementi che riempiono la vita di un ragazzo, ma è anche una storia raccontata dal punto di vista di un ragazzo che nasconde la propria sessualità, e che rischia di essere tradito dal bullo della classe se non lo aiuterà a mettersi insieme alla sua migliore amica”. “Per me è difficile descrivere la perfezione con cui Nick Robinson cattura il suo personaggio e il suo tumulto esistenziale”, dice Albertalli. “Nel copione c’è una battuta che vorrei aver scritto io, in cui la madre di Simon dice: ‘Negli ultimi due anni, sembra quasi che tu abbia vissuto trattenendo il respiro’, ed è proprio così che Nick ha interpretato Simon”. “Persino nei momenti di allegria insieme ai suoi amici, Simon trattiene una parte di sé”, continua Albertalli. “E’ sempre così, si scontra con questo suo atteggiamento nel corso di tutta la storia. Adoro Simon. Ce l’ho avuto in testa per tanto tempo, con la sua vulnerabilità, il suo senso di inadueguatezza. La sua felicità. Nick ha reso tutti questi aspetti alla perfezione”. 

TUO, SIMON vive e respira il mondo di Simon. “Il film è incentrato intorno al protagonista”, spiega Robinson. “Sulla sua voce e il suo punto di vista del mondo. Sulla sua sensibilità comica. Penso che sia questo a renderlo unico nel suo genere. Non è palesemente un film gay: parla di un ragazzo che attraversa un momento particolare, che cerca di trovare il suo posto nel mondo, cosa non facile. Tutto questo è complicato dal fatto che sta cercando di comprendere la propria sessualità. Ma è anche molto divertente perché Simon riesce a trasformare le situazioni più deprimenti in momenti comici. E’ un punto di vista del film estremamente accattivante”. Mentre Simon resta coinvolto in un flirt online, la sua amicizia con Leah, una sua cara amica interpretata da Katherine Langford (Tredici) va in crisi. “Anche Leah è insicura e fragile” spiega Langford. “I suoi amici stanno cambiando, mentre lei vorrebbe che tutto restasse uguale. In particolare è gelosa di Abby, la nuova ragazza della scuola che si insinua con prepotenza fra le sue amicizie consolidate”. Abby è interpretata da Alexandra Shipp (X-Men: Apocalisse) ed è la ragazza della scuola che tutti vorrebbero conoscere. “Alex ha fatto un ottimo lavoro nei panni della ragazza più popolare ma anche della persona a cui Simon confida il suo segreto", dice Robinson. Shipp dice: “Abby è la ragazza più desiderata della scuola ed è stato fantastico recitare questa parte perché non sono mai stata così quando ero a scuola! Il gruppo di amici è formato da Simon, Leah, Abby e Nick, l’amico di Simon (Nick è interpretato da Jorge Lendeborg, Jr.). Simon e Abby sono molto amici, mentre Abby ha un rapporto un po’ difficile con Leah all’inizio, principalmente a causa dei sentimenti che Leah nutre nei confronti di Simon ma che questi non corrisponde”. Il rapporto fra i quattro amici evolve nel corso del film ma il fattore scatenante del cambiamento è il post anonimo intercettato da Simon su "Creek Secrets", la pagina web dei segreti del liceo in cui uno studente gay rivela il suo timore di fare ‘outing’. Simon è colpito dalla condivisione di questo segreto e decide di mettersi in contatto con lo studente sconosciuto. “E’ un evento importante per Simon”, dice Robinson, “non solo perché c’è qualcun altro che vive il suo stesso problema, ma anche perché si tratta di una persona che frequenta la sua stessa scuola! All’inizio è solo una curiosità, ma presto diventa un fatto essenziale della sua vita”. Al di là degli amici di Simon, incontriamo anche la sua famiglia, che comprende i suoi genitori Emily e Jack, interpretati da Jennifer Garner e Josh Duhamel. Garner dice: “Questo film parla di tante cose, e uno dei temi è la famiglia. La famiglia in cui si nasce e la famiglia che ci si crea, formata dai propri amici. Specialmente gli amici preziosi dell’adolescenza, che diventano fondamentali nella nostra vita. Quelli che ti conoscono come nessun altro. Ma il film parla anche del coraggio di farsi valere, di farsi rispettare e di dire ciò che è necessario dire" Quando Simon rivela il suo segreto, la famiglia resta colpita. Nonostante siano molto comprensivi e ricchi di amore, questa notizia è comunque dolorosa. "Jack ed Emily hanno un buon matrimonio, una bella famiglia ma Simon gli mostra che le cose non sono esattamente come pensano che siano”, dice Duhamel. “Emily è una psicologa che ama analizzare tutto, mentre Jack tende a scherzare su tutto. Hanno un rapporto che funziona e due bellissimi figli. C’è molto amore fra tutti loro e sapranno affrontare questo nuovo percorso insieme". Albertalli aggiunge: “La sorella di Simon, Nora, è interpretata da Talitha Bateman. Si adorano e sanno di poter sempre contare l’uno nell’altra". Completano il cast: Jorge Lendeborg, Jr. nel ruolo di Nick, l’amico di Simon; Logan Miller nei panni di Martin, il bullo della classe; Miles Heizer e Keiynan Lonsdale nella parte di Cal Price e Bram Greenfield, due compagni di classe di Simon. Greg Berlanti aggiunge: "Sono davvero orgoglioso del cast che abbiamo scritturato. Penso che questi giovani attori siano il meglio della loro generazione, e sono certo che assisteremo a molte altre loro performance, nei prossimi 10 o 20 anni. Se ripensiamo ai film di ‘formazione’ classici, c’erano attori che poi sono diventati famosi e che hanno lavorato per anni. I nostri non sono da meno". 
ALLA RICERCA DELLA VERITA’ INTERIORE 
 “Il film ruota intorno al concetto di famiglia e di amore, ma un altro tema importante è quello dei segreti”, dice Jennifer Garner. “Nel film la difficoltà sta nel farli uscire allo scoperto, nell’avere il coraggio di farsi valere, di dire quello che si deve dire. Il film tratta il tema di come diventare se stessi e lo fa in un modo divertente, fresco, e allegro, nonostante i momenti drammatici”. Uno dei temi principali di TUO, SIMON è vivere la propria verità, imparare ad accettare se stessi. Spiega Greg Berlanti: “Non è mai troppo presto per essere chi sei veramente. Ci sono tanti ragazzi che non fanno outing a scuola ma Simon viene costretto a farlo, a uscire dal suo guscio, ad accettare la sua persona, il suo vero io, a essere se stesso”. Il film esorta gli spettatori ad avere coraggio e a essere leali con se stessi. “Spero che il pubblico che vedrà il film e che leggerà il libro, si sentirà incoraggiato a cercare la propria autenticità”, dice Becky Albertalli. Nick Robinson concorda: “Penso che tutti abbiano attraversato questa fase a un certo punto della loro vita. Cercare e diventare se stessi è un concetto universale. Tutti possono identificarsi in questo argomento”. Alexandra Shipp aggiunge: “Penso che molti adolescenti possano identificarsi in questa ricerca perché molti stanno cercando faticosamente di trovare se stessi. Non conoscono la loro vera identità. Non sanno cosa vogliono diventare. E questo non riguarda solo la sessualità. Riguarda il loro vero io. Non riguarda solo il partner che avranno, ma il loro posto su questo pianeta”. 

LA MUSICA 
Come molti dei film che hanno ispirato TUO, SIMON, la musica è una parte integrante della storia e le canzoni della colonna sonora costituiscono un aspetto importante della produzione. I filmmaker hanno nominato il musicista, autore di canzone, e produttore musicale Jack Antonoff, tre volte premiato con il Grammy®Award, come produttore esecutivo musicale della colonna sonora del film. Antonoff è probabilmente più noto per aver dato vita alla band Bleachers, e per la sua precedente esperienza come chitarrista della rock band Fun. “Quando ho incontrato Greg Berlanti”, racconta, “mi ha mostrato le clip del film su cui avevano montato alcuni miei brani: era il suo modo per chiedermi di far parte della produzione. Abbiamo parlato dei sentimenti presenti nel film, dell’atmosfera della storia che ricorda quelle di John Hughes, un regista e autore che per me è stato molto importante. Quando ho visto il film, l’ho trovato bellissimo. Mi è piaciuto perché è umoristico e commovente al tempo stesso”. Anche se alcune canzoni di Antonoff erano già apparse al cinema prima d’ora, il cantante non aveva ancora mai creato musica appositamente per un film: “E’ stata un’esperienza nuova e l’unico motivo per cui l’ho fatto è che mi ha veramente catturato. Sono entrato in sintonia con la storia. La prima volta che ho visto il film, alla fine c’era la canzone dei Bleachers “Wild Heart”, e ho pensato di partire proprio da lì. Non l’avevo scritta per il film ma ci sta benissimo, quindi ho preso alcuni pezzi per rielaborarli”. La colonna sonora finale del film contiene 13 canzoni, che comprendono brani classici dei Jackson 5, di Whitney Houston, dei Bleachers e tracce nuove di Antonoff, fra cui il singolo “Alfie’s Song (Not So Typical Love Song)” eseguito dai Bleachers. “Per me quella canzone esprime tutta l’atmosfera di TUO, SIMON: è molto allegra ed estremamente sentimentale allo stesso tempo”, dice Antonoff.  “E’ una di quelle canzoni che si ascolta in macchina con gli amici o a una festa ma se ascolti bene le parole ti rendi conto che sono ricche di sentimento.  E questo è il modo in cui ho percepito il film”. 

L’AMBIENTAZIONE 
TUO, SIMON è stato girato nella città di Atlanta. Albertalli, che è nata lì, ha ambientato il suo romanzo proprio nella sua città natale, ed è lì che i filmmaker hanno voluto girare il film. Il produttore esecutivo Timothy M. Bourne, spiega: “Questo libro è stato scritto da una autrice che abita in quei luoghi, quindi una volta tanto una storia girata ad Atlanta è effettivamente ambientata ad Atlanta! Greg voleva restare fedele alla storia e al background dei personaggi. Abbiamo girato in un liceo molto grande situato in un ambiente urbano. In realtà abbiamo utilizzato tre diversi licei. La storia ha luogo nel sud, quindi bisognava mostrare per forza una scena all’interno di una Waffle House. È una catena di ristoranti che ormai fa parte della vita e del paesaggio di questi posti”. “La Temple Hill ha girato quattro film ad Atlanta, lo scorso anno”, aggiunge Marty Bowen. “E’ un posto bellissimo dove girare, ha delle strutture fantastiche. L’ufficio del sindaco collabora in tutti i modi per aiutare le riprese. È una città estremamente collaborativa, al contrario di altri luoghi in cui abbiamo girato, in cui anche se ci sono facilitazioni, si percepisce che non amano gli intrusi. Ma ad Atlanta è stato un piacere. Il fatto che il film appartenesse a questo posto, era secondario. Ma è stato un bel connubio fra opportunità e necessità creativa”. Nel corso delle riprese i filmmaker hanno voluto mostrare anche molti negozi particolari del luogo. Dancing Goats Coffee è uno di quei negozi che iniziano ad espandersi. "Abbiamo cercato di dare visibilità ad alcuni interessanti artisti locali”, dice Bourne. “C’è un artista di graffiti di Atlanta che ha attaccato poster e adesivi di ‘Pray for Atlanta’ in tutta la città, quindi abbiamo inserito nel film anche queste immagini, perché restituiscono al film proprio l’atmosfera che volevamo catturare". Per la scena clou del film che ha luogo durante il carnevale, i filmmaker hanno ricreato una parata carnevalesca al parco di Lillian Webb, a Norcross. “Abbiamo scelto questo parco per diverse ragioni”, spiega Bourne. “Aveva una bella piazza con una fontana al centro, e lo spazio necessario per ospitare i carri in maschera”. 


I COSTUMI 
Il regista Greg Berlanti ha scelto lo stilista Eric Daman per ideare i costumi di TUO, SIMON. "E’ fantastico lavorare con Greg", afferma Daman. "Ho lavorato con centinaia di registi di cinema e televisione, e lui è uno dei miei preferiti. È una persona generosa e onesta. Lavora sempre con il sorriso sulle labbra". I costumi sono parte integrante della narrazione. "I costumi possono essere appariscenti oppure sottili e sfumati come nel caso del personaggio di Simon”, dice Daman. All’inizio il protagonista del film è spensierato e i colori che indossa sono luminosi. Quando si innamora, sono ancora più luminosi. Ma quando Martin inizia a ricattarlo, i colori diventano più cupi, quasi tetri. "Il personaggio di Leah indossa un dolcevita per tutto il film. Nella scena clou del film la vediamo con un dolcevita nero, e ha un look più aggressivo”. Nel romanzo a Simon piace indossare felpe con il cappuccio. Pur volendo restare fedele allo stile dettato dall’autrice per il suo protagonista, Daman voleva dargli qualcosa in più. "Simon ha almeno 50 cambi nel suo guardaroba. Non potevo creare semplicemente un personaggio con una felpa con la zip e il cappuccio, e Greg era totalmente d’accordo con me. Abbiamo cercato di ampliare il concetto di felpa e abbiamo scelto in quali scene fargliela indossare", spiega Daman. Abby è nuova ad Atlanta, quindi volevamo che avesse uno stile diverso dalle altre ragazze. "Si veste in modo più urbano, molto newyorkese; i suoi abiti sono spesso meno attillati, più atletici, più griffati", dice Daman. Nel creare le scenografie per Martin, Daman ha espresso tutta la sua vena creativa. "Non preferisco nessuno ma lavorare per Martin è stato bellissimo. Mi sono ispirato a Saturday Night Live 1975. Alla fine lo abbiamo vestito a strati, con camice anni ’70, magliette punk e cardigan. Il suo abbigliamento riflette il suo caos interiore". 

IN CONCLUSIONE 
“In fin dei conti”, osserva Kathryn Langford, “abbiamo un grande studio che realizza un film pro LGBTQ. Non è fantastico?” Aggiunge il regista Greg Berlanti: “Questa è una storia nuova. Riflette la mia personale esperienza scolastica ma allo stesso tempo tutti possono apprezzarla. Il punto di vista centrale è il mio, ma racconta una situazione in cui chiunque può identificarsi”.

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