E se l’attesa del Black Friday fosse essa stessa il Black Friday?
C’è un momento dell’anno in cui l’umanità intera si trasforma in un branco di cacciatori digitali armati di carte di credito e ansia da “offerta imperdibile”: il Black Friday.
Quel giorno in cui improvvisamente ci convinciamo che un nuovo frullatore ci renderà persone migliori, che un televisore da 85 pollici è necessario per guardare il meteo, e che senza l’ultimo smartwatch la nostra vita rischia di diventare una tragedia greca.
Ma attenzione: il Black Friday non è più solo un giorno. È un’esperienza spirituale, un pellegrinaggio nel tempio del consumismo. Le multinazionali lo sanno bene: ormai ci vendono perfino l’attesa del Black Friday.
“Preparatevi alle offerte!” “Mancano solo 10 giorni al Black Friday!” “Siete pronti per il preludio del pre-sconto del pre-weekend nero?”
Siamo talmente abituati alla pubblicità che ci persuade a prepararci a comprare che finiamo per comprare pure la preparazione.
In pratica, non compriamo più prodotti: compriamo la promessa di un affare.
Non ci serve niente, ma l’idea di “risparmiare il 30% su qualcosa di inutile” scatena in noi una gioia primordiale, come se avessimo cacciato un mammut a mani nude.
“Non ho mai pensato di voler un robot lavavetri, ma è al 40% di sconto… non posso perderlo!”
E così lo compriamo, lo mettiamo nell’armadio accanto al tapis roulant del 2021 e al frullatore multifunzione che funziona solo in teoria.
Nel frattempo, le grandi aziende ci osservano dall’alto delle loro torri di vetro, sorseggiando caffè biologico (anch’esso in sconto, per l’occasione) e ridacchiando:
“Hanno cliccato su ‘Aggiungi al carrello’ per la diciassettesima volta oggi. Il piano funziona.”
E funziona eccome.
Il Black Friday è diventato un rituale collettivo di obbedienza al marketing.
Ciò che era nato come un giorno di sconti è ora un mese di stimoli psicologici, un esperimento di massa sulla vulnerabilità umana.
Non c’è più il “compra solo oggi”, ma un infinito “compra prima che finisca l’offerta anticipata del Black Friday del Cyber Monday del Natale del nuovo anno”.
E così, mentre aspettiamo il Black Friday, ci comportiamo come se fosse già arrivato.
Siamo in sconto pure noi: i nostri desideri, la nostra attenzione, il nostro tempo.
Forse allora la domanda vera è questa: e se l’attesa del Black Friday fosse essa stessa il Black Friday?
Se il vero prodotto in vendita fossimo noi, venduti in blocco al miglior algoritmo pubblicitario?
Se l’unico sconto reale fosse quello sulla nostra capacità di dire “no, grazie”?
In fondo, l’unico modo per vincere davvero il Black Friday sarebbe non comprare niente.
Ma tranquilli: anche quella sarà presto un’offerta.
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