Report geopolitico sullo stato attuale del mondo contemporaneo

L’analisi geopolitica contemporanea richiede un approccio interdisciplinare, capace di integrare prospettive politiche, economiche e militari. Le trasformazioni in atto – dal ridimensionamento del ceto medio alle nuove forme di conflittualità globale – delineano un sistema internazionale instabile, nel quale dinamiche interne ed esterne si intrecciano, influenzando stabilità, sicurezza e coesione sociale. 


Autore: Giulio Portolan, Analista e scienziato politico
Data: 16 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia






Profilo politico

Le dinamiche contemporanee mostrano un progressivo ridimensionamento del ceto medio, fenomeno osservabile in diversi contesti occidentali. Tale processo appare in larga misura legato a trasformazioni interne al sistema capitalistico – quali stagnazione salariale, precarietà lavorativa e aumento dei costi della vita – piuttosto che a strategie deliberate di governi o gruppi di interesse.

Le trasformazioni culturali, comprese quelle relative all’identità di genere e ai modelli familiari, vengono talvolta percepite come forme di ingegneria sociale. Tuttavia, le evidenze disponibili non supportano l’ipotesi di un’azione sistematica dei governi volta a minare le strutture familiari tradizionali. Si tratta piuttosto di processi sociali complessi, frutto di dinamiche culturali e valoriali più ampie.

Il ceto medio europeo, incluso quello italiano, risulta oggi indebolito da tre principali fattori:

  1. una crisi valoriale, con perdita di punti di riferimento consolidati;
  2. una crisi di senso-esistenziale, che colpisce in particolare le giovani generazioni;
  3. una crisi economica, legata alla crescente difficoltà di coprire le spese quotidiane con redditi bassi o stagnanti.

A ciò si aggiungono la difficoltà di accesso al credito, la pressione fiscale e i costi straordinari legati alla manutenzione immobiliare. Le reti familiari svolgono ancora una funzione di ammortizzatore sociale, ma la loro capacità protettiva risulta limitata.

Il sistema politico, pur consapevole di tali criticità, non ha sinora promosso interventi di riforma strutturale capaci di invertire la tendenza. Le proposte di reddito minimo o universale restano limitate da vincoli di sostenibilità finanziaria. Ne consegue una sostanziale inerzia istituzionale rispetto alla trasformazione del modello capitalistico.


Profilo economico

L’analisi del sistema economico globale mostra come le multinazionali abbiano mantenuto, nella maggior parte dei casi, una notevole capacità di resilienza rispetto alla crisi dei redditi medi. La loro solidità dipende dal fatto che esse operano in settori caratterizzati da domanda rigida o prioritaria:

  • farmaceutico, in quanto i farmaci sono beni essenziali;
  • tecnologico, poiché l’accesso a dispositivi digitali e connettività è ormai percepito come indispensabile;
  • alimentare ed energetico, spese incomprimibili per famiglie e Stati;
  • bancario e finanziario, che raccoglie risparmio e fornisce credito;
  • difesa, sostenuta da spesa pubblica.

L’eccezione significativa è rappresentata dal settore automobilistico, penalizzato dalla riduzione del potere d’acquisto del ceto medio, dalla crisi delle concessionarie e dalla riconfigurazione della mobilità.

A differenza delle grandi imprese multinazionali, il capitalismo fondato su piccole e medie imprese, lavoratori autonomi e partite IVA appare oggi in profonda difficoltà. I costi energetici, la precarietà della domanda interna e la pressione fiscale contribuiscono a ridurre la competitività di tali soggetti.

Il modello capitalistico, così come si configura attualmente, mostra limiti strutturali: la riduzione dei margini di profitto e la necessità di contenere i costi del lavoro rendono difficile garantire occupazione stabile e redditi adeguati. La conseguenza è un progressivo ridimensionamento della classe media, con effetti a catena sul consumo, sul risparmio e sulla coesione sociale.


Profilo militare

Il quadro militare contemporaneo si intreccia con le dinamiche sociali ed economiche. Crisi economiche e disuguaglianze possono alimentare conflittualità interne agli Stati, criminalità comune e organizzata, tensioni sociali, fino a sfociare in instabilità internazionale.

I sistemi di difesa dipendono dalle commesse pubbliche, che a loro volta necessitano della percezione di minacce esterne o interne (terrorismo, criminalità organizzata, conflitti regionali, rivalità tra potenze). In tale logica, lo stato di insicurezza globale giustifica il mantenimento di spese militari elevate.

Le analisi classiche sul “complesso militare-industriale” (Eisenhower, 1961) mantengono attualità: le industrie della difesa non solo perseguono profitti, ma tutelano occupazione e competenze tecnologiche strategiche. La loro influenza può tradursi in un ruolo politico indiretto, soprattutto nei sistemi democratici in cui i governi devono contemperare esigenze di sicurezza con la sostenibilità della spesa pubblica.

Gli attuali scenari bellici – come il conflitto in Ucraina e le tensioni in Medio Oriente – confermano la rilevanza del settore, sia in termini geopolitici che economici. Essi alimentano la domanda di armamenti e mantengono in funzione un sistema produttivo che difficilmente potrebbe essere smantellato senza conseguenze occupazionali e strategiche.


Nota metodologica

Il presente report ha carattere introduttivo e si limita a delineare tendenze generali, senza approfondire la struttura gerarchica del potere globale, né la dimensione del terrorismo internazionale. L’analisi si colloca in un approccio sociologico ed economico di base, con finalità descrittive più che normative.





IL POTERE IN ITALIA E NEL MONDO: STRUTTURE, ATTORI E DINAMICHE DI INFLUENZA

L’analisi del potere politico contemporaneo richiede un approccio multidimensionale, che integri le prospettive istituzionali, economiche, geopolitiche e militari. Nel XXI secolo la distribuzione del potere non è più rigidamente statuale, ma si articola in reti complesse di istituzioni, burocrazie, attori transnazionali e multinazionali tecnologiche (Nye, 2011; Keohane, 2005). Questo contributo si concentra sui centri principali di potere in Italia e nel mondo, delineandone il ruolo nella definizione delle condizioni di vita, sicurezza e benessere.


La distribuzione del potere in Italia

Il sistema politico italiano presenta un’articolazione complessa di poteri formali e informali.

  • Magistratura: L’Associazione Nazionale Magistrati rappresenta un attore centrale nella sfera giudiziaria, con capacità di influenzare dibattiti pubblici e processi politici (Guarnieri & Pederzoli, 2002). I casi giudiziari ad alta visibilità, come quelli riguardanti migrazioni o urbanistica, evidenziano l’impatto politico della magistratura, senza però ridursi a logiche ideologiche semplicistiche.
  • Prefetture: L’apparato prefettizio costituisce un elemento chiave nella gestione dell’ordine pubblico e nella mediazione tra Stato centrale e periferie. La concentrazione di funzionari al Viminale riflette la centralità di Roma come polo decisionale.
  • Forze armate e di polizia: L’Arma dei Carabinieri, per la sua diffusione capillare e il duplice ruolo militare e di polizia, rappresenta una delle istituzioni più influenti. Nel contesto italiano, essa svolge una funzione di stabilizzazione interna e cooperazione internazionale nelle missioni di peacekeeping (Ignazi, 2012).
  • Sindacati e associazioni datoriali: attori come CGIL, CISL, UIL e Confindustria hanno progressivamente ridimensionato la loro influenza rispetto al passato, pur mantenendo un ruolo nel dialogo sociale e nella contrattazione collettiva.
  • Parlamento e Governo: Il potere legislativo risulta spesso percepito come debole a causa della frammentazione politica e della lentezza decisionale. Il potere esecutivo, invece, mantiene un ruolo rilevante nella gestione della macchina statale, con particolare influenza concentrata nei ministeri economici (MEF) e dell’interno (Viminale).
  • Grandi imprese e finanza: Nonostante la globalizzazione, i grandi gruppi industriali e finanziari italiani hanno progressivamente perso peso strategico, con delocalizzazioni (es. FCA-Stellantis) e crescente dipendenza da decisioni prese a livello europeo o internazionale.


La distribuzione del potere nel mondo

Stati Uniti

Gli Stati Uniti mantengono il primato economico e militare globale, nonostante l’emergere della Cina come competitor sistemico. Il loro potere si articola su due livelli principali:

  1. istituzionale: la presidenza, il Congresso e il Dipartimento di Stato, che definiscono la politica estera;
  2. militare-industriale: il cosiddetto “complesso militare-industriale”, già denunciato da Eisenhower (1961), in cui il Pentagono, le industrie della difesa e le agenzie di intelligence giocano un ruolo centrale.

Le Big Tech (Google, Amazon, Microsoft, Meta) costituiscono ulteriori vettori di potere globale, influenzando informazione, comunicazione e sicurezza digitale (Zuboff, 2019).

Cina

Con 1,4 miliardi di abitanti e una crescita economica sostenuta, la Cina è il principale rivale strategico degli Stati Uniti. La sua influenza si esprime soprattutto sul piano economico-commerciale e nelle infrastrutture (iniziativa Belt and Road), mentre militarmente rimane focalizzata sull’Asia orientale e su Taiwan (Shambaugh, 2016). Nonostante la percezione di rivalità globale, la relazione USA-Cina presenta anche tratti di interdipendenza, in particolare nel settore tecnologico ed educativo.

Iran

L’Iran rappresenta una potenza regionale mediorientale caratterizzata da un regime teocratico e da ambizioni di deterrenza nucleare (Keddie, 2006). Pur privo di potere globale, gioca un ruolo di destabilizzazione e contrappeso locale, influenzando dinamiche in Medio Oriente.

Europa

L’Unione Europea dispone di un rilevante peso economico ma di limitata capacità geopolitica autonoma, condizionata dalla mancanza di un’unione politica e militare compiuta. L’UE si configura come un “soft power” (Nye, 2004), orientato alla promozione di valori democratici e cooperazione internazionale, ma vulnerabile alle pressioni esterne e interne (Brexit, crescita dei partiti populisti).


Attori non statuali e settori strategici

  • Industrie della difesa: attori globali come Lockheed Martin, BAE Systems e Leonardo dipendono dalla domanda pubblica e influenzano la definizione delle strategie militari.
  • Settore energetico: pur rilevante, è oggi subordinato alle logiche geopolitiche e di sicurezza più che alla sola dimensione economica.
  • Settore tecnologico e Big Tech: esercita un’influenza diretta sulla vita quotidiana e sulle dinamiche di potere informativo.
  • Think tank e organizzazioni transnazionali: sebbene spesso percepiti come luoghi decisionali occulti, la letteratura (McGann, 2021) ne evidenzia soprattutto il ruolo consultivo e di elaborazione di policy.


Casi specifici

  • Giappone: dopo decenni di crescita tecnologica, ha visto un ridimensionamento della propria influenza globale. Resta un alleato chiave degli Stati Uniti, ma affronta sfide demografiche e sociali (fenomeno degli hikikomori, alto tasso di suicidi).
  • Corea del Nord: rimane un attore regionale la cui minaccia nucleare è utilizzata come leva strategica sia dal regime stesso sia dagli Stati Uniti nella costruzione di equilibri regionali.



Il potere nel mondo contemporaneo non è distribuito in modo uniforme né interamente riconducibile agli Stati nazionali. Gli Stati Uniti rimangono l’attore centrale, seguiti dalla Cina come principale competitor. Europa e Iran giocano ruoli secondari, mentre attori transnazionali – in particolare le multinazionali tecnologiche e il complesso militare-industriale – esercitano un’influenza crescente.

La sfida principale per l’Italia e per l’Europa è conciliare l’integrazione economica e politica con la capacità di proiettare potere e autonomia strategica, in un contesto internazionale caratterizzato da multipolarismo e instabilità.


Bibliografia consigliata

Teoria del potere e sociologia politica

  • Sartori, G. (1970). Concept Misformation in Comparative Politics. American Political Science Review, 64(4), 1033–1053.  
  • de Nardis, F. (2020). Understanding Politics and Society: Political Sociology as a Connective Social Science. [Enciclopedia comparativa tra politica e sociologia] 

Relazioni internazionali e politica globale

  • Baylis, J., Owens, P., & Smith, S. (eds.) (2019). The Globalization of World Politics: An Introduction to International Relations (9ª ed.). Oxford University Press.  
  • Brzezinski, Z. (1997). The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives. Basic Books. 
  • Giddens, A. (1985). The Nation-State and Violence. Cambridge: Polity Press.
  • Gilpin, R. (1981). War and Change in World Politics. Cambridge University Press.   

Geopolitica, catene globali e soft power

  • Solingen, E. (ed.) (2021). Geopolitics, Supply Chains, and International Relations in East Asia. Cambridge University Press.  
  • Nye, J. S. (2023). Soft Power and Great-Power Competition. Springer Nature Singapore.  

Geopolitica comparativa e tradizioni di pensiero

  • Dodds, K., & Atkinson, D. (2000). Geopolitical Traditions: A Century of Geopolitical Thought. Routledge.  
  • McDougall, W. A. (2000). You Can’t Argue with Geography. FPRI Bulletin, 6(5).  
  • Bobbitt, P. (2003). The Shield of Achilles: War, Peace, and the Course of History. Anchor Books.






LE CONTRADDIZIONI DELLA SOCIETÀ AMERICANA: ANALISI COSTITUZIONALE E RIFLESSIONI SUI SISTEMI DI COMMON LAW

Gli Stati Uniti d’America rappresentano una civiltà relativamente giovane, ma la loro influenza politica, economica e culturale continua a determinare in larga misura gli equilibri internazionali. Analizzare le contraddizioni della società americana e le peculiarità del suo ordinamento costituzionale significa, pertanto, interrogarsi sulle dinamiche che incidono sulla governance globale.


1. Le contraddizioni della società americana

Il modello socio-economico statunitense si fonda su una combinazione di meritocrazia, pragmatismo e competitività. Alcuni settori, in particolare l’alta finanza e la logistica, hanno conosciuto dinamiche di iper-lavoro e precarietà, analoghe a quelle identificate da Edward Luttwak (1998) con il concetto di “turbocapitalismo”. Parallelamente, la flessibilità del mercato del lavoro e la debolezza del sindacato hanno favorito una resilienza economica capace di assorbire crisi cicliche con relativa rapidità, pur generando forti disparità sociali.

La società americana appare caratterizzata da profonde dicotomie: religiosità diffusa e al contempo forte secolarizzazione; idealizzazione del “self-made man” e percezione di ostacoli strutturali alla mobilità sociale; pluralismo democratico e fenomeni populisti che hanno segnato la recente storia politica. La dialettica su temi come aborto, pena di morte e diritto al possesso di armi evidenzia fratture culturali e giuridiche profonde, che contribuiscono a un quadro di polarizzazione sociale.

Non mancano inoltre contraddizioni tra innovazione tecnologica e fragilità sociale: la Silicon Valley rappresenta un motore globale del progresso digitale, mentre milioni di cittadini affrontano precarietà economica, indebitamento universitario e difficoltà di accesso ai servizi sanitari. Tale dualismo conferma la coesistenza di modernità avanzata e criticità strutturali.


2. L’analisi costituzionale

La Costituzione degli Stati Uniti, con i suoi emendamenti, si configura come un documento flessibile e in continua reinterpretazione. Essa si colloca in un sistema giuridico ibrido, che combina elementi di common law e civil law. Se da un lato le “opinions” giurisprudenziali svolgono un ruolo fondamentale, dall’altro il primato dei codici approvati dal Congresso conferisce una struttura normativa più definita rispetto a un sistema di common law “puro”.


3. Il secondo emendamento e il complesso militare-industriale

Il secondo emendamento, tradizionalmente letto come garanzia del diritto individuale al possesso di armi, è stato interpretato anche come fondamento costituzionale di una cultura della sicurezza e della forza militare. La decisione della Corte Suprema del 2008 (District of Columbia v. Heller) ha riaffermato questa visione, consolidando indirettamente la legittimazione del complesso militare-industriale statunitense, denunciato già dal presidente Eisenhower nel 1961. Tale legame tra diritto costituzionale, industria della difesa e proiezione internazionale degli Stati Uniti contribuisce a spiegare la centralità del paese nei conflitti globali.


4. Considerazioni sui sistemi di common law

La riflessione sul common law si lega più ampiamente al tema della capacità dello Stato di esercitare potere regolatorio. Come evidenziato da Sabino Cassese, la crisi dello Stato contemporaneo si manifesta anche nella sua “permeabilità” rispetto a interessi privati e globali. I sistemi di common law, con la loro flessibilità e apertura all’interpretazione giurisprudenziale, possono risultare particolarmente esposti a queste dinamiche, ponendo interrogativi sulla stabilità e la neutralità dell’ordinamento giuridico.


Le contraddizioni della società americana si riflettono in un sistema politico-costituzionale capace di garantire innovazione e resilienza, ma al tempo stesso portatore di tensioni interne e proiezioni esterne spesso conflittuali. La combinazione di progresso tecnologico, religiosità tradizionale, dinamiche populiste e potere militare-industriale contribuisce a un quadro di complessità che influenza non solo la vita interna degli Stati Uniti, ma anche l’equilibrio geopolitico globale.


Bibliografia

  • Baylis, J., Owens, P., & Smith, S. (eds.) (2019). The Globalization of World Politics: An Introduction to International Relations (9ª ed.). Oxford University Press.
  • Brzezinski, Z. (1997). The Grand Chessboard: American Primacy and Its Geostrategic Imperatives. Basic Books.
  • Cassese, S. (2001). La crisi dello Stato. Laterza.
  • Dodds, K., & Atkinson, D. (2000). Geopolitical Traditions: A Century of Geopolitical Thought. Routledge.
  • Eisenhower, D. D. (1961). Farewell Address. National Archives.
  • Gilpin, R. (1981). War and Change in World Politics. Cambridge University Press.
  • Luttwak, E. (1998). Turbo-Capitalism: Winners and Losers in the Global Economy. HarperCollins.
  • Nye, J. S. (2004). Soft Power: The Means to Success in World Politics. PublicAffairs.
  • Sartori, G. (1987). The Theory of Democracy Revisited. Chatham House.
  • Tushnet, M. (2009). The Constitution of the United States of America: A Contextual Analysis. Hart Publishing.

Nessun commento

Powered by Blogger.