L'Episteme di Giulio Portolan: Metafisica, Creazione e Conoscenza

La filosofia epistemica di Giulio Portolan costituisce un tentativo ambizioso di sintetizzare tutte le conoscenze umane in un quadro coerente, che abbraccia la metafisica, la scienza, la teologia e la gnoseologia. Al centro di questa visione vi è l’“episteme”, una struttura concettuale che permette di comprendere l’origine dell’essere, la natura di Dio, la creazione, i miracoli e la realtà apparente. Portolan ripensa i concetti tradizionali di teologia e filosofia, elaborando una metafisica rigorosa e un approccio scientifico alla comprensione della realtà.



Autore: Giulio Portolan
Data: 18 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia



1. L’episteme di Giulio Portolan: una breve sintesi
Giulio Portolan è considerato l’“autore dell’episteme”, una sintesi complessiva della conoscenza umana. Secondo Portolan, occorre distinguere il pensiero scientifico dal pensiero omiletico: il primo non teme di “offendere” Dio, il secondo sì. Nell’episteme, Dio non è onnipotente né non-determinato, ma è determinato dall’essere e subordinato alle leggi della logica.

L’episteme individua quattro dimensioni della realtà: essere, Dio, Uomo (inteso come Adamo, cosmo-Adamo) e mondo creato. Gli esseri umani sono “piccolini” rispetto ad Adamo. Dio crea tramite la tecnica, che diventa strumento di dolore, e la creazione è la perfetta immagine dell’essere, portando l’uomo a credere di essere Dio. Per guarire da questa falsa identità servono due condizioni: l’emersione della coscienza dalla falsa identità inconscia (caduta di Adamo) e l’etica, che permette all’uomo di creare se stesso nello studio e nel lavoro, imitazione dello sforzo creativo di Dio.

Lo scopo della creazione è la contemplazione dell’essere, di Dio, di sé stessi, e il godimento condiviso con Dio, le altre anime e la tecnica. Da qui derivano tutte le scienze, le religioni e la cultura, gerarchicamente organizzate.


2. Ipotesi sulla creazione e spiegazione epistemica dei “miracoli”
Il processo creativo si articola in due fasi: una simulazione colossale del mondo e la creazione vera e propria, dove ogni dettaglio è già previsto nella simulazione. Dio agisce come scienziato, usando metodi scientifico-tecnologici piuttosto che magia.

I miracoli, come la moltiplicazione dei pani e dei pesci o la guarigione dei malati, non sono fenomeni magici, ma manipolazioni della materia e del DNA attraverso il controllo del “computer divino”, simbolizzato dal Libro della Bibbia. Anche eventi come la calma della tempesta sul Lago di Tiberiade rientrano in questo quadro scientifico-epistemico.


3. La conformazione della realtà apparente e i presupposti gnoseologici
Secondo Portolan, il mondo fisico è una realtà virtuale, generata da complessi processi che ricordano film come Matrix o modelli filosofici come il cervello nella vasca di Putnam. La realtà percepita dall’uomo e persino da Dio è filtrata da schemi sensoriali e spirituali.

Questa concezione esclude il materialismo scientifico ateo: le galassie, le stelle e il mondo fisico apparente esistono come matrice per il trasferimento di informazioni sensoriali alla mente umana, mentre la realtà vera è diversa da quella percepita.


4. Fondamenti della metafisica epistemica e confutazione del neoparmenidismo
Portolan introduce la “cosmogonia degli elementi primi”, spiegando l’origine dell’essere, della logica e della matematica prima di Dio. L’essere è principio necessario e duplice: fondante e fondato, generando l’infinito e la relazione di identità.

Il divenire nasce dall’essere stesso e precede l’eterno, confutando il neoparmenidismo di Severino. Questa costruzione epistemica non è retorica, ma rigorosamente scientifica e metafisica, in grado di spiegare emanazione, evoluzione e divenire come processi interni alla struttura primaria dell’essere.


5. La dimostrazione standard dell’esistenza di Dio
Portolan distingue tra mondo necessario e Dio: il mondo apparente non è necessario, quindi la sua origine richiede una volontà libera e creatrice, cioè Dio. Da questa distinzione deriva anche la teoria epistemica del male principale.


6. Spiegazione epistemica dell’origine del male
Il male nasce dalla differenziazione tra Dio e realtà necessaria. La Creazione, pur non essendo necessaria, viene percepita come tale, generando nell’uomo il complesso di Edipo inconscio, cioè il desiderio di sostituire Dio. La salvezza richiede l’alienazione da sé stessi e la creazione etica di sé, proiettandosi nel paradiso per superare l’effetto di sostituzione e raggiungere l’autonomia morale.


7. L’uomo e la coscienza: la caduta e la liberazione

Per Portolan, l’uomo non è semplicemente creatura di Dio, ma parte integrante di un sistema epistemico che lo sfida a comprendere se stesso e il cosmo. La caduta di Adamo non rappresenta solo un peccato originale, ma l’emergere dell’inconscio e della falsa identità: l’uomo crede di essere Dio, ma è ancora limitato dalla realtà apparente.

La liberazione dalla condizione umana “piccolina” avviene attraverso due strumenti: lo sviluppo della coscienza critica e l’etica della creazione personale. Studi, lavoro e impegno creativo imitano l’atto divino e permettono all’uomo di riallinearsi all’essere e di avvicinarsi alla contemplazione del divino.


8. Tecnica e cultura: strumenti di elevazione epistemica
La tecnica non è neutra: rappresenta sia il mezzo per la conoscenza sia la possibilità di dolore. Attraverso la tecnica, l’uomo può comprendere le leggi dell’essere e manipolare la realtà apparente in maniera consapevole.

La cultura, in tutte le sue forme — religione, scienze, arte — si configura come un sistema gerarchico che guida l’uomo verso la comprensione dell’essere e del mondo. Ogni disciplina diventa così una finestra sulla struttura epistemica della realtà, un percorso di avvicinamento alla verità ultima.


9. Il senso della vita e della creazione
Secondo Portolan, lo scopo ultimo della creazione non è la mera esistenza, ma la contemplazione e la condivisione dell’essere. Dio e l’uomo sono legati in un processo di conoscenza reciproca: attraverso la creazione, l’uomo scopre se stesso, apprezza il mondo e collabora con il divino.

La gioia, il godimento e l’etica emergono come strumenti di armonizzazione tra realtà apparente e realtà vera. Solo attraverso la comprensione epistemica del cosmo e della propria identità, l’uomo può vivere pienamente e partecipare all’ordine universale.


10. Conclusione
L’episteme di Giulio Portolan rappresenta un ponte tra scienza, filosofia e spiritualità. La sua visione epistemica mostra come la realtà apparente, i miracoli, la tecnica, il male e la libertà umana siano tutti elementi di un sistema coerente, governato da leggi logiche e metafisiche.

In questo quadro, l’uomo non è passivo spettatore, ma protagonista attivo della conoscenza: attraverso lo studio, la creatività e l’etica, egli può comprendere l’essere, avvicinarsi a Dio e partecipare alla costruzione di un mondo che trascende la mera apparenza. L’episteme, quindi, non è solo un sistema di pensiero, ma una guida per vivere consapevolmente, trasformando la realtà e se stessi attraverso la comprensione profonda della vita e dell’universo.


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