La confutazione portolana della cultura occidentale
Perché gli studenti non studiano e alcuni abbandonano la scuola? Perché i giovani fanno uso di droghe? Perché oggi persino i bambini fumano e assumono alcol?
La risposta, sostiene Portolan, sta nel loro desiderio di evitare la violenza del plagio mentale esercitato dalla Cultura occidentale, di cui la scuola rappresenta l’iniziazione, espressione del Nichilismo.
Secondo Portolan, la realtà del mondo in cui si colloca l’uomo è un misto tra il film Il nome della rosa (1980) e Alien(1979): un luogo oscuro, tremendo e terribile, la cui scoperta farebbe esultare di gioia i giovanissimi, liberandoli dal Nichilismo, ma condurrebbe gli adulti alla follia e gli scienziati atei – fisici e astronomi – al suicidio.
La Cultura occidentale, afferma Portolan, nasce quando i Greci e, in seguito, i continuatori dell’opera di Galileo, proiettando la volta celeste (l’atmosfera azzurra, il “cielo”) nello spazio cosmico, dimenticano che l’universo è nero. Lo “dipingono” di blu – come sulle copertine dei libri di Margherita Hack – compiendo l’errore, inteso come meccanismo di difesa (Freud), di identificare l’Universo con il Cielo. In tal modo proiettano se stessi in Paradiso (Tipler e De Chardin: fisica del Punto Omega), generando perfino una crisi nella teologia, che si trova di fronte alla difficoltà di concepire fisicamente il Paradiso e a un Dio ridotto a proiezione della figura paterna.
Per Portolan, la psicoanalisi freudiana è paradossalmente un’analisi superficiale: Freud si libera del cristianesimo, considerato “passato” o “medievale”, e poi chiude a chiave l’inconscio, dichiarando che non è possibile conoscerne i contenuti. In realtà, sostiene Portolan, nell’inconscio si trova proprio il Medioevo, ovvero il diavolo, la cui autentica natura, se rivelata, potrebbe condurre l’uomo alla follia. Così, tutto il sapere occidentale tende a portare l’uomo in Cielo (= Paradiso) per paura del luogo reale in cui si trova l’umanità: il Limbo, uno spazio oscuro e terribile, da cui deriva il terrore stesso che alimenta la penetrazione del terrorismo nel mondo.
L’episteme portolaniana, dunque, strappa all’Occidente questo meccanismo di difesa, provocandogli un trauma psicoanalitico che egli definisce “apocalisse”.
STUDI DANTESCHI: L’OPERAZIONE CULTURALE EFFETTUATA DA GIULIO PORTOLAN SULLA DIVINA COMMEDIA ALL’ETÀ DI 25 ANNI, E LE SUE IMPLICAZIONI COSMOLOGICHE
Autore: Giulio Portolan
Data: 14 agosto 2025
Luogo: Pordenone, Italia
Avevo circa 25 anni quando, nello studio di mio padre, aprii la grande Divina Commedia di famiglia, ricca di illustrazioni a colori, e mi dissi – come in un romanzo di Dan Brown –: “Vediamo se il libro di Dante nasconde qualche segreto”.
Subito intuii quello che ritenevo essere l’errore di fondo di Dante e le sue enormi conseguenze cosmologiche: la Terra è realmente al centro dell’universo!
Dante interpreta la caduta di Adamo dall’Eden in senso spaziale, collocando l’Eden sulla cima della Montagna del Purgatorio, così che la caduta lo porti sulla superficie terrestre.
Ma, secondo me, l’Eden non si trova in Mesopotamia, tra il Tigri e l’Eufrate: l’Eden è una “tecno-regione” del Cosmo.
Nella mia concezione, Eden = Terra. Di conseguenza, la caduta fisica di Adamo dalla Terra implica che egli sia precipitato sotto la superficie terrestre… quindi nel Limbo… quindi nell’Universo stesso, che è il Limbo.
Ne deriva che la Terra “vera”, trovandosi al di sopra del Limbo, è al centro del cosmo. E già allora, a 25 anni, dicevo: “Gli esseri umani non sono stati creati da Dio sulla Terra”.
Infatti, distinguo tra il concetto convenzionale di “terra” – il pianeta Terra che percepiamo – e quello affettivo, identitario e culturale (nel senso di Husserl): sono due realtà diverse. La “vera terra”, solo simulata dal pianeta Terra apparente, si trova altrove: è colossale, racchiude il Limbo sottostante – cioè l’Universo apparente – e, trovandosi al di sopra di esso, occupa il centro del cosmo (che va distinto dall’Universo apparente, ossia dal Limbo).
Un’altra conseguenza di questa concezione è che la catabasi – la discesa agli Inferi – non è un mito (quello di Ulisse, quello di Enea), ma una realtà: noi esseri umani siamo stati creati da Dio direttamente negli Inferi, alla soglia dell’Inferno.
Una visione “paurosa”, se si vuole, ma che, a mio avviso, spiega molte cose: dall’alienazione degli adolescenti nello studio e il conseguente abbandono scolastico, al consumo di droga, fino a eventi estremi come l’Olocausto e le guerre odierne in Yemen, Gaza e Ucraina.
FONTI
Alighieri, D. (2004). La Divina Commedia (E. Malato, Ed.). Roma: Salerno Editrice. (Opera originale pubblicata ca. 1320).
Brown, D. (2003). Il codice da Vinci (M. Colombo, Trad.). Milano: Mondadori. (Opera originale pubblicata 2003).
Freud, S. (2010). L’interpretazione dei sogni (C. L. Musatti, Trad.). Torino: Bollati Boringhieri. (Opera originale pubblicata 1899).
Husserl, E. (2008). La crisi delle scienze europee e la fenomenologia trascendentale (E. Filippini, Trad.). Milano: Il Saggiatore. (Opera originale pubblicata 1936).
Omero. (1994). Odissea (G. Aurelio Privitera, Trad.). Milano: Mondadori.
Virgilio. (2012). Eneide (L. Canali, Trad.). Milano: BUR Rizzoli.
Portolan, G. Episteme. Sistema della Filosofia certa - Aracne Editrice
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