Inquinamento e salute mentale: a Milano lo smog rallenta la mente e aumenta gli errori cognitivi
Non si tratta solo di polmoni e sistema cardiovascolare: l’inquinamento atmosferico colpisce anche il cervello, in particolare la nostra capacità di concentrazione, attenzione e prontezza mentale.
Una recente ricerca condotta dall’Università Statale di Milano, in collaborazione con l’Università di Padova, l’associazione Cittadini per l’aria e la rivista Epidemiologia e Prevenzione, ha approfondito gli effetti dell’aria che respiriamo sul benessere psichico quotidiano. I risultati parlano chiaro: più biossido di azoto si respira, più il cervello rallenta.
Uno studio sul campo: test cognitivi e aria inquinata
Lo studio milanese, intitolato "Benessere mentale e inquinamento", si è basato sull’analisi di 329 volontari che, per una settimana tra gennaio e marzo 2024, hanno indossato una centralina portatile in grado di misurare l’esposizione personale al biossido di azoto, uno degli inquinanti atmosferici più comuni e dannosi, soprattutto legato al traffico automobilistico. Ogni giorno, i partecipanti hanno anche compilato questionari e svolto test cognitivi specifici (come lo Stroop Test), volti a misurare attenzione e rapidità di risposta.
I dati raccolti — oltre 2.000 rilevazioni — mostrano un legame evidente tra inquinamento e performance mentale. Chi aveva respirato aria più inquinata nelle 12 ore precedenti mostrava un aumento del 4,4% nei tempi di risposta. Ma l’aspetto più critico riguarda il numero di errori: l’esposizione elevata nelle 24 ore precedenti corrispondeva a un aumento medio degli sbagli del 76%.
Il parere degli esperti: serve collaborazione tra scienza e cittadinanza
Silvia Fustinoni, docente della Statale e responsabile dello studio, ha sottolineato l’importanza della partecipazione civica nella ricerca: «Solo grazie alla collaborazione diretta dei cittadini è stato possibile affrontare in modo scientifico e rigoroso la questione della relazione tra aria inquinata e salute mentale. Una sinergia fondamentale per comprendere le ricadute dell’ambiente sulla nostra quotidianità».
I limiti normativi e le soglie da rivedere
Secondo i dati ARPA, nel 2024 la concentrazione media annua di biossido di azoto a Milano è stata pari a 39 microgrammi per metro cubo, restando per la prima volta sotto la soglia dei 40 microgrammi fissata dalle normative europee. Tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha da tempo aggiornato i propri standard, indicando come soglia sicura quella di 10 microgrammi, quattro volte inferiore. In linea con questi aggiornamenti, anche l’Unione Europea ha rivisto i propri parametri: entro il 2030, il limite massimo dovrà essere di 20 microgrammi per metro cubo. Un obiettivo che, per città come Milano, appare oggi molto difficile da raggiungere senza un profondo cambio di rotta nelle politiche ambientali. Non a caso, la Regione Lombardia ha già annunciato l’intenzione di chiedere una deroga.
“Milano nuoce alla salute dei suoi abitanti”
Anna Gerometta, presidente dell’associazione Cittadini per l’aria, è netta nel giudizio: «Milano danneggia i suoi cittadini, sia per la qualità dell’aria sia per un sistema urbano che non tutela davvero chi ci vive. Serve una svolta radicale e immediata che restituisca a tutti il diritto a una vita sana, a partire da chi vive in condizioni socioeconomiche fragili e ha meno alternative».
Confronto con Barcellona: Milano è più stressata
Un raffronto interessante arriva dai risultati di uno studio analogo condotto a Barcellona, coordinato da Florence Gignac dell’Instituto de Salud Global. Il confronto mette in luce differenze significative: i milanesi risultano mediamente più stressati (+12%), con una qualità del sonno peggiore (-22%), e livelli più bassi di energia (-14%) e benessere percepito (-18%) rispetto ai cittadini catalani. Tra le possibili cause, l’età media più alta del campione milanese, ma anche una più intensa e prolungata esposizione allo smog tipica dei mesi invernali nella città lombarda.
Gerometta spiega che Barcellona, negli ultimi anni, ha investito in politiche urbanistiche per restituire spazio pubblico e aria pulita ai cittadini. E i benefici si vedono: una qualità dell’ambiente urbano migliore si riflette direttamente sulla salute fisica e mentale della popolazione. La scienza lo conferma: smog e aria inquinata colpiscono più duramente bambini e anziani, aumentando la vulnerabilità delle fasce più fragili.
Conclusioni: lo smog non è solo un problema respiratorio
Il messaggio che emerge da queste ricerche è chiaro e urgente. Lo smog non è solo un nemico invisibile dei polmoni, ma anche della mente. Danneggia la capacità di concentrazione, rallenta le risposte cognitive, aumenta lo stress e peggiora il benessere psicologico. Serve un ripensamento profondo delle politiche ambientali, urbane e sociali. Perché respirare bene non è solo questione di salute fisica, ma anche di lucidità mentale, serenità e qualità della vita.
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