UNIVERSITÀ POPOLARE DEGLI STUDI DI MILANO: LA CULTURA COME ELEMENTO DI SVILUPPO

Relatori e convegnisti, direttori e docenti di alcune tra le Università più rappresentative del panorama nazionale si sono datti appuntamento Sabato 26 ottobre in uno degli eventi culturali annuali più attesi. Organizzato anche quest'anno presso Palazzo Borghese dall'Università Popolare degli Studi di Milano, Università di Diritto Internazionale.





Come ha ricordato il Rettore Magnifico, Prof. Avv. Giovanni Neri  nell'incontro di quest'anno, l'Università Popolare degli Studi di Milano  concorre alla buona qualità della vita sociale, creando spazi aperti di relazione tra le persone, luoghi di vicinanza e occasioni per creare comunità oltre che cultura.

La Cultura universitaria come elemento propulsivo di opportunità - dunque-  e, nello specifico, della coesione tra i popolo: questo è il messaggio che ha voluto dare lo stesso Rettore accogliendo l’elemento cardine su cui ha ruotato un ricco programma di interventi.




Il Convegno, fortemente sostenuto dall'Università Popolare degli Studi di Milano - Università di Diritto Internazionale, ha inteso promuovere una riflessione attraverso la presentazione di buone pratiche, puntando a creare nei partecipanti una lucida consapevolezza circa il ruolo sociale dell'Università: aprire la cultura ai popoli significa ripensare spazi, strategie, strumenti, ruoli. Significa mettersi in discussione per comprendere criticità e potenzialità delle nostre istituzioni al fine di promuovere nuove opportunità di coinvolgimento attivo del cultore della materia.

Come ha dichiarato il Rettore, in queste parole si ritrovano le motivazioni che stanno alla base del nostro convegno. L'invito che il rettore ci ha rivolto è appunto quello di lavorare in un'ottica di inclusione mettendo al centro del nostro lavoro i bisogni del discente. È necessario fare dell’ascolto attivo la prima strategia per il progressivo coinvolgimento di pubblici 'distanti' o con esigenze specifiche legate a particolari esigenze; altrettanto fondamentale è operare per rimuovere le molte barriere, sensoriali, fisiche, cognitive, culturali, economiche, che spesso scoraggiano l'iscrizione all'Università.

L’evento è stato inoltre dedicato alla commemorazione del centenario di Gabriele D’Annunzio, cofondatore dell’Università Popolare di Milano e sul tema si sono confrontati diversi esponenti e rappresentanti delle istituzioni. 

Tra le persone che sono intervenute a questo appuntamento, oltre al Rettore Prof. Avv. Giovanni Neri, Il Prof. Avv. Gianluca Gambogi, il Prof. Adolfo Panfili, Preside di Facoltà all’Università di Arezzo, la Prof.ssa Maria Gaia Pensieri, docente di sociologia, il Prof. Antonio Felice Uricchio, il Prof. Marco Grappeggia, Presidente dell’Università, il Prof. Avv. Michele Miccoli – Docente di Diritto Penale Università Popolare degli Studi di Milano, la Prof.ssa Patrizia Tavasci – Università Popolare della Cultura Olistica di Monza.

Nel corso della mattinata hanno preso parte i docenti che hanno illustrato le loro ricerche sul alcuni dei seguenti temi: sociologia, giurisprudenza, economia.
Due di loro, il Prof. Avv. Michele Miccoli e la Prof.ssa Maria Gaia Pensieri hanno presentato il loro nuovo libro. “Hikikomori. Il nuovo male del secolo” scritto dal Prof. Miccoli insieme alla dr.ssa Simonetta Vernocchi.


Il termine hikikomori – ha illustrato l’autore – significa isolarsi, «ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi, rinchiudendosi nella propria camera da letto, senza aver alcun tipo di contatto diretto con il mondo esterno». Si tratta di un fenomeno psico-sociale che si è diffuso tra gli adolescenti dapprima solo in Giappone, e negli ultimi 15 anni anche in Italia, rappresenta una condizione para-suicidaria che purtroppo talvolta conduce ad un suicidio a compimento. Il libro vuole offrire uno strumento di conoscenza sia per gli adulti che per i ragazzi, per far fronte a questa angosciante situazione in cui spesso si vengono a trovare le nostre famiglie senza neppure rendersene conto.

La prof.ssa Pensieri ha presentato invece il libro dal titolo “La falsa giustizia. La genesi degli errori giudiziari e come prevenirli“, scritto a quattro mani con il gen. Luciano Garofano e con Prefazione di Manfredi Mattei Filo Della Torre, e introduzione di Baldassare Lauria. 

Nel libro - ha spiegato l'autrice - abbiamo riportato diversi casi di processi di revisione instaurati negli USA che alla loro conclusione hanno portato a scagionare i condannati a pene molto gravose, al carcere a vita o addirittura alla pena capitale.
I casi citati erano tutti accomunati da due elementi: proponevano l’analisi dei bitemark - segni di morso - presenti sulle vittime, e l’altro elemento in comune era sempre lo stesso consulente della Procura.
Ebbene durante i differenti processi di revisione emerse che il consulente non aveva nessuna specializzazione per dichiararsi esperto in questo campo specifico, e che la Procura si era affidata a lui giudicandolo esperto sulla base dei precedenti incarichi.

Ma, mentre il DNA lasciato su una vittima dall’autore del morso è una scienza esatta, così non è per i segni di morso i quali non possono essere utilizzati per indentificare in modo univoco l’autore; questo perché i segni impressi sui tessuti subiscono delle modificazioni dovuti al trascorrere del tempo, la stessa dentatura dell’autore col tempo subisce delle trasformazioni variando il suo aspetto; pertanto da queste brevi considerazioni si comprende come l’analisi dei segni di morso da sola non sia attendibile per l’identificazione di un reo.
Nel libro abbiamo riportato diversi casi reali dove si evidenziano le differenti tipologie di errori commessi che hanno portato a delle erronee condanne, sperando così di rendere più scorrevole e interessante la lettura.

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